Un paio di settimane fa gli Who hanno fatto uno strano giochetto chiamato “ti presento il nuovo batterista: è quello vecchio”. Hanno annunciato la separazione dal Zak Starkey («Lo ammirano e gli augurano il meglio per il futuro», recitava un comunicato) per poi fare marcia indietro tre giorni dopo («Ci sono stati problemi di comunicazione, personali e privati, da parte di tutti, dovevano essere affrontati e sono stati felicemente chiariti»).
Per qualche giorno è parso che gli Who fossero in cerca di un nuovo batterista. Non sarebbe stata una novità per Pete Townshend e Roger Daltrey considerando la miriade di cambi di line-up che la band ha subito negli ultimi 64 anni. Alcuni batteristi sono durati anni, altri si sono limitati a fare da sostituti per alcuni mesi, giorni o anche solo per qualche canzone, come in occasione di uno show del 1973 a San Francisco, quando Keith Moon ha mischiato pillole di ketamina con del brandy e ha perso conoscenza.
Ecco allora l’elenco completo (almeno per ora) dei i batteristi che hanno suonato con gli Who dagli esordi come Detours nel 1961 fino ai giorni nostri. Abbiamo segnalato solo quelli che hanno effettivamente suonato con la band dal vivo. Ci sono infatti grandi musicisti come Peter Huntington, Joey Waronker, Carla Azar e Matt Chamberlain che in vari frangenti si sono uniti agli Who, ma solo in studio.
Harry Wilson
1961-1962
Le origini degli Who sono databili alla fine degli anni ’50 quando Roger Daltrey ha messo in piedi un gruppo skiffle chiamato Detours coi compagni di scuola, tra cui il suo vecchio amico Harry Wilson alla batteria. John Entwistle è entrato al basso nel 1961 e l’anno seguente ha chiamato l’amico Pete Townshend a suonare la chitarra. Nell’agosto del 1962 Wilson è partito per una vacanza e il gruppo ha chiamato temporaneamente Doug Sandom, anche se faceva il muratore e aveva 30 anni, mentre loro erano ancora adolescenti. «Per il gruppo Doug andava meglio di Harry, il mio migliore amico fin dal primo giorno di scuola», ha scritto Daltrey nell’autobiografia Thanks a Lot Mr Kibblewhite: My Story. «Mi spiaceva per Harry, ma la band veniva prima di ogni altra cosa». Wilson non ha portato rancore per l’accaduto ed è ancora oggi amicissimo di Daltrey. Quando la sua carriera musicale si è chiusa prematuramente, è diventato scenografo e ha lavorato a Mr. Bean, al Benny Hill Show e al film di James Bond Il mondo non basta. Purtroppo non esistono registrazioni del suo periodo nei Detours.
Doug Sandom
1962-1964
Quando Sandom è entrato nei Detours, la band si è lentamente conquistata un certo seguito a Londra e ha iniziato a scrivere pezzi originali. Nel 1964 i Detours sono diventati Who dopo avere scoperto che esisteva un altro gruppo che si chiamava Johnny Devlin and the Detours (per qualche mese, nel 1964, si sono presentati anche come High Numbers, per poi tornare al nome Who). Ma il grande divario di età era solo una delle tante differenze fra Sandom e i suoi compari. «Io non capivo Townshend e lui non capiva me», ha raccontato Sandom a Mark Blake, autore di Pretend You’re in a War: The Who & The Sixties. «Lui studiava arte, io ero un muratore. Eravamo molto diversi, ma mi piaceva quel che faceva quando saliva sul palco».
La parentesi di Sandom nel gruppo si è chiusa nell’aprile del 1964, quando Chris Parmeinter, A&R della Fontana Records, ha comunicato agli Who che non li avrebbe messi sotto contratto se ci fosse stato Sandom alla batteria. «Vedendo sfumare la nostra possibilità di ottenere un contratto discografico, ho detto a sangue freddo alla band che Doug avrebbe lasciato», scrive Townshend nell’autobiografia Who I Am. «Doug è rimasto profondamente ferito, soprattutto perché, a mia insaputa, mi aveva difeso quando volevano cacciarmi dalla band dopo che un altro selezionatore aveva detto che ero goffo, rumoroso e brutto. Doug si è ritirato con una certa dignità e così abbiamo avuto la nostra chance. È una delle azioni che più rimpiango nella mia carriera. Doug è sempre stato un amico e un mentore per me, senza contare che è stato il primo a farmi ubriacare». Nel 2014 Sandom ha pubblicato The Who Before The Who e Townshend ha scritto la prefazione.
Sandom è morto cinque anni dopo, a 89 anni. «Doug ci ha messo un po’ a perdonarmi, ma alla fine l’ha fatto», ha scritto Townshend nel sito degli Who dopo la notizia della sua scomparsa, «e anche se non l’ho frequentato molto, siamo rimasti amici. Quasi sicuramente avrebbe cercato di venire a trovare Roger e me allo stadio di Wembley quest’anno, e a entrambi dispiacerà non vederlo». Praticamente non esistono registrazioni del periodo di Sandom negli Who, ma si può sentire un frammento di 30 secondi di lui che suona in un acetato di It Was You che è spuntato qualche anno fa.
Dave Golding
18-30 aprile 1964
Gli Who avevano delle date fissate quando hanno cacciato Sandom. Per farle, hanno ingaggiato il batterista Dave Golding. «Erano ancora una cover band», racconta Golding a Blake. «Suonavamo i pezzi degli Shadows e le hit dell’epoca. Entwistle si portava ancora dietro il corno francese ai concerti, così a volte facevano anche qualche brano con gli ottoni. Pete faceva già quella cosa del mulinello col braccio, me lo ricordo (ride). Sapevo di essere solo un rimpiazzo temporaneo. E anche da parte mia non c’era nessuna intenzione di entrare nella band».
Keith Moon
30 aprile 1964-7 settembre 1978
Il 30 aprile 1964, mentre gli Who suonavano all’Oldfield Hotel di Greenford, in Inghilterra, si è fatta la storia del rock. Nell’intervallo tra un set e l’altro «si presenta un ragazzo dicendoci che un suo amico sa suonare la batteria meglio del turnista che avevamo con noi», scrive Daltrey nel suo libro, parlando di Golding. «A quel punto si fa avanti Moonie, con i capelli rossi dopo un tentativo fallito di tingersi di biondo stile Beach Boys. Quel piccolo bastardo presuntuoso ha detto: “Ciao”».
La prima canzone che hanno suonato con lui quella sera è stata Road Runner di Bo Diddley. «A metà pezzo ha iniziato a fare le sue sincopi», scrive Daltrey. «È vero che la batteria è tutta matematica, ma la sua era matematica di un altro pianeta. E faceva da appoggio per i piccoli interventi di basso di John e per la ritmica potente di Pete. Ha portato le cose al livello successivo, innestando la marcia più alta». Gli hanno offerto il posto quella stessa sera e i 14 anni seguenti sono stati un periodo estremamente innovativo ed esaltante (e non trascurate The Who by Numbers, è un classico sottovalutato).
Nel 1978, Moon era in pessime condizioni di salute e cercava di liberarsi dalla dipendenza dall’alcol assumendo compresse di clometiazolo. La sera del 7 settembre ne ha prese troppe, è andato in overdose ed è morto. Quando i Led Zeppelin si sono trovati ad affrontare una situazione simile, un paio d’anni dopo, hanno deciso di smettere con la band praticamente per sempre. Gli Who non avevano la minima idea di fermarsi. L’unico problema era chi avrebbero potuto chiamare per sostituire Keith Moon.
Scott Halpin
20 novembre 1973
Prima di addentrarci nel post-Moon degli Who, soffermiamoci su quanto accaduto il 20 novembre 1973 al Cow Palace di San Francisco. Dopo poco più di un’ora di concerto, Moon si è accasciato sulla batteria durante Won’t Get Fooled Again, vittima degli effetti di un mix di ketamina e brandy. I roadie lo hanno buttato sotto la doccia e gli hanno fatto un’iniezione di cortisone nel tentativo di farlo arrivare a fine show, ma lui è crollato di nuovo all’inizio di Magic Bus. Invece di chiudere il concerto in anticipo, la band ha chiesto se in sala ci fosse qualcuno che sapeva suonare la batteria. Il diciannovenne Scott Halpin non toccava la batteria da un anno, ma coraggiosamente si è offerto volontario e si è fatto strada verso il palco, vivendo così il sogno di innumerevoli adolescenti amanti del rock. «Ero totalmente sotto shock», ha raccontato Halpin a Sam Whiting nel 1996. «Poi mi sono concentrato e Townshend mi ha detto: “Segui me. Ti faccio segno”. Ho tenuto il tempo mentre loro hanno fatto tutte le loro cose tipo Live at Leeds. Poi non ricordo cosa sia successo. Credo di aver suonato un altro paio di canzoni. È stata un’esperienza veramente strana».
La maggior parte dei concerti degli Who degli anni ’70 non è stata filmata. Incredibilmente, questo è uno dei pochi live che è arrivato a noi, grazie all’innovativo sistema di telecamere interne di Bill Graham. Come si può vedere nel video, hanno suonato Smokestack Lightning, Spoonful e Naked Eye con Halpin, in chiusura di concerto. Dopo è andato nel backstage, dove dice di aver visto Daltrey bere Jack Daniel’s dalla bottiglia. Gli hanno detto che l’avrebbero pagato 1000 dollari, ma l’assegno non è mai arrivato. Townshend, però, l’ha rintracciato per mandargli un biglietto di ringraziamento. Più avanti Halpin è diventato un artista. È morto nel 2008.
Kenney Jones
2 maggio 1979-8 febbraio 1988; 14 giugno 2014
Quando nel 1975 i Faces si sono sciolti, il mondo del rock li ha smontati per prenderne i pezzi come fossero un’auto di lusso abbandonata sul ciglio della strada. I Rolling Stones hanno ingaggiato a tempo pieno il chitarrista Ron Wood e si sono portati dietro il tastierista Ian McLagan durante il tour di Some Girls nel 1978. In quello stesso anno, gli Who hanno assunto il batterista Kenney Jones per sostituire Moon, un compito difficile quasi come rimpiazzare Michael Jordan nei Chicago Bulls. Ma gli Who, con Jones, avevano un rapporto che risaliva agli anni ’60 e in più lui era amico di Moon: avevano persino suonato la stessa batteria, una sera, quando gli Who e gli Small Faces erano in tour in Australia, nel 1968.
Jones ha suonato con gli Who nei bistrattati Face Dances del 1981 e It’s Hard del 1982, oltre che in diversi tour. Nel dicembre del 1982 tutto è finito, con la conclusione del tour d’addio del gruppo. Si è poi unito nuovamente a loro per il Live Aid del 1985 e per i British Phonographic Industry Awards del 1988. Ma Daltrey non è mai stato del tutto soddisfatto di lui. «Keith era un batterista talmente straordinario che cercare di sostituirlo era ridicolo», ha ricordato Daltrey nel 1994. «Abbiamo semplicemente riempito il posto vacante con un batterista che era ovviamente del tutto sbagliato. Non sto dicendo che Jones è un cattivo batterista né un cattivo ragazzo. Non mi dispiaceva, ma sentivo che non era il batterista giusto per gli Who. Era come avere la ruota di una Cadillac montata su una Rolls-Royce. È un’ottima ruota, ma è quella sbagliata».
Quando gli Who si sono riuniti nel 1989, Jones non è stato richiamato. Non ha più suonato con Townshend e Daltrey fino al 14 giugno 2014, in occasione di una serata di beneficenza contro il cancro all’Hurtwood Park Polo Club nel Surrey, Inghilterra. Nonostante il licenziamento, Jones non porta rancore. «Per quanto mi riguarda c’è un solo batterista per gli Who: è Keith Moon e lo sarà per sempre», ha detto a Vulture nel 2021. «Sono stato molto fortunato a essere un membro effettivo degli Who, alla pari degli altri della band. Nessun altro ha avuto questo privilegio, almeno fino a oggi. Quindi ne sono felice».
Simon Phillips
21 giugno-2 novembre 1989; 6 giugno 2000
Ad appena sette anni dal loro tour d’addio, gli Who inevitabilmente sono tornati on the road. Townshend lavorava già da una decina d’anni a vari progetti solisti col veterano Simon Phillips e l’ha quindi invitato a unirsi a loro in qualità di nuovo batterista. «È venuto da me e mi ha detto: “Ti piacerebbe suonare con gli Who?”», ha ricordato Phillips a Rolling Stone nel 2021. «Io ho chiesto: “E Kenney? Pensavo che fosse ancora lui il batterista e poi a me piace Kenney”. Mi ha risposto: “Non preoccuparti. Ce ne occuperemo noi. Roger e Kenney non si sopportano più. Ci piacerebbe che venissi tu a suonare”».
Era una nuova incarnazione della band, con un piccolo esercito di musicisti sul palco e Townshend che stava alla chitarra acustica per tutta la sera. «Era il modo di Pete di nascondere il fatto che si trattava degli Who», ha detto Phillips. «Quando siamo stati in tour coi Deep End, a lui piaceva il fatto di avere una band numerosa. Adorava la sezione di ottoni, i cantanti, i percussionisti. Credo che per lui fosse una cosa molto più divertente. Io lo trovavo un po’ eccessivo per certe canzoni, molto eccitante per altre, e fantastico a livello umano gruppo. Ci siamo divertiti molto».
Tre anni dopo Phillips è entrato nei Toto. È stato richiamato in servizio negli Who il 6 giugno 2000 per uno show di beneficenza al Javits Center di New York, visto che Zak Starkey aveva un impegno preso precedentemente con Johnny Marr and the Healers. «È stato uno dei miei momenti più belli con quella band», ha detto. «Prima di tutto, era un gruppo di cinque elementi, quindi erano davvero gli Who: è stato bellissimo. È stato piuttosto interessante anche perché il giorno dopo dovevo iniziare un tour in Scandinavia coi Toto».
Zak Starkey
29 giugno 1996-16 aprile 2025; 19 aprile 2025–adesso
Quando gli Who si sono rimessi assieme nel 1996 Simon Phillips era impegnato coi Toto. Ma, un paio d’anni prima, Daltrey si era portato Zak Starkey in un tour da solista ed era rimasto colpito dal suo lavoro. Figlio di Ringo Starr, Starkey era cresciuto frequentando Moon negli anni ’70 e aveva persino preso qualche lezione di batteria da lui. Era anche un grande fan degli Who e ne conosceva alla perfezione il repertorio. Si è inserito perfettamente nella band per il tour di Quadrophenia del 1996, aggiudicandosi il posto per i tre decenni a venire. «Ovviamente nessuno può sostituire la personalità di Moon», ha detto Daltrey al Sacramento Bee nel 2000. «Ma se si chiudono gli occhi, Zak può quasi sembrare Keith. Non sto dicendo che è allo stesso livello di Keith, ma riesce a tenere assieme la band proprio come faceva Keith. Va alla grande».
Quando quest’anno gli Who sono tornati assieme per gli spettacoli annuali del Teenage Cancer Trust, c’erano tutte le ragioni per credere che Starkey sarebbe rimasto il loro batterista fino alla fine. A quel punto era nel gruppo da 29 anni, cioè un po’ più del doppio del tempo che ci aveva trascorso Moon. Ma durante gli show ci sono stati alcuni problemi. «Forse non abbiamo controllato con sufficiente cura il suono, causando problemi sul palco», ha scritto Townshend ai fan. «Il suono a centro palco è sempre il più difficile da gestire. Roger non ha fatto nulla di male se non giocherellare con i suoi auricolari. Zak ha fatto qualche errore e si è scusato».
Il 16 aprile la band ha annunciato il licenziamento di Zak. «Dopo aver suonato quelle canzoni con la band per così tanti decenni, sono sorpreso e rattristato che qualcuno abbia avuto da ridire sulla mia performance di quella sera», ha detto il batterista. «Ma cosa ci si può fare?». Tre giorni dopo, gli Who l’hanno reintegrato. «Siamo una famiglia, questa cosa si è accesa molto velocemente e ha bruciato troppo ossigeno», ha scritto Townshend. «È finita. Ora andiamo avanti con ottimismo e col fuoco dentro».
Steve White
2 luglio 2005
Nel 2004, gli Oasis hanno ingaggiato Starkey per sostituire il batterista uscente Alan White. Starkey si è impegnato a rimanere con gli Who per tutto il tempo, ma è stato costretto a saltare la maggior parte delle session per Endless Wire (quasi tutte le parti di batteria dell’album sono suonate da Peter Huntington). Quando Starkey è stato preso dagli Oasis, gli Who andavano in tour solo quando la band dei fratelli Gallagher si prendeva delle pause, ma non hanno voluto declinare l’invito a esibirsi al Live 8, il 2 luglio 2005, anche se gli Oasis quella sera avrebbero suonato a Manchester. Anche il bassista Pino Palladino aveva un impegno fissato precedentemente. Gli Who hanno preso in prestito il bassista Damon Minchella e il batterista Steve White dalla band di Paul Weller. Sono stati nella band durata giusto il tempo necessario per suonare Who Are You e Won’t Get Fooled Again, ma conta.
Scott Devours
5-14 febbraio 2013; 8 giugno–8 luglio 2013
Quando gli Who hanno iniziato un tour nordamericano, all’inizio del 2013, Starkey era alle prese con una dolorosa patologia ai tendini che gli impediva quasi del tutto di suonare la batteria. All’ultimo minuto, la band ha chiesto a Scott Devours (della band solista di Daltrey) di sostituirlo. «Suonare con gli Who è un’esperienza intensa come andare a tavoletta per quasi tre ore», ha raccontato Devours a Sander Roscoe Wolff. «Per me è l’ingaggio da batterista più difficile che si possa immaginare. Bisogna fare attenzione a ciò che si desidera. Non c’è un attimo di quiete con loro».
Devours è ancora oggi il batterista della band solista di Daltrey ed è stato indicato come probabile sostituto di Starkey quando si è saputo del suo licenziamento. «Devo delle scuse a Scott per non aver stroncato quella voce prima che si diffondesse», ha scritto Townshend. «È stato male per questa faccenda. Prometto che gli offrirò da bere e lo abbraccerò».