Wookie, sabbipodi, Stormtrooper, mandaloriani, principesse Leila, cavalieri Jedi e Sith. Insomma, una normale giornata in ufficio per chi di Guerre stellari ha fatto il suo credo. E non a caso esiste una religione, ufficialmente riconosciuta nel 2005 negli Stati Uniti, che porta il nome di Ordine del Tempio dello Jedi. L’ufficio di cui sopra in questo caso era sito in quel di Chiba, a una quarantina di chilometri da Tokyo, dove si è svolta quest’anno la Star Wars Celebration, l’evento che riunisce ogni due anni i devoti di Luke Skywalker e famiglia. I Paesi ufficialmente presenti erano centoventicinque, rappresentati dalle decine di migliaia di persone che tra il 18 e il 20 aprile hanno occupato il complesso fieristico della Makuhari Messe. Una festa lunga tre giorni caratterizzata prima di tutto dagli attesi annunci che la Disney, da anni proprietaria della Lucasfilm e quindi del franchise di Star Wars, ha centellinato per mantenere alta l’eccitazione dei fedeli.
A partire dai fuochi d’artificio iniziali, presentati da Kathleen Kennedy, presidente della Lucasfilm dal 2012, che in compagnia di Dave Filoni, regista ma soprattutto Chief Creative Officer e probabile suo successore, ha annunciato ufficialmente Star Wars: Starfighter, film diretto da Shawn Levy e interpretato da Ryan Gosling. «Un film a sé stante», ci hanno tenuto più volte a sottolineare, utile a tenere viva l’attenzione nei confronti di una saga che molti considerano ormai corrotta irrimediabilmente. L’immersione nella Celebration fa invece comprendere che Darth Vader è vivo e vegeto e che ha ancora tanti anni di prosperità che lo attendono.

Foto: James Coletta/Walt Disney Studios
Partiamo proprio da lui, nella sua versione giovanile, quella in cui si chiamava ancora Anakin Skywalker, interpretato da Hayden Christensen nella seconda trilogia, quella che va da Episodio I a Episodio III e che racconta il percorso che ha portato l’eletto a diventare uno dei più grandi villain della storia del cinema. Christensen era un giovane attore sconosciuto che da quell’esperienza uscì con le ossa rotte. Sabato 19 aprile, quando è apparso sul palco principale per annunciare il suo ritorno nei panni di Anakin anche nella seconda stagione di Ahsoka, la serie Disney+ con protagonista Rosario Dawson, è stato accolto dal pubblico con un’ovazione, l’entusiasmo era anche maggiore della materializzazione di Gosling del giorno prima. Perché negli anni Anakin è diventato un simbolo per la successiva generazione di fan, un ragazzo che voleva solo essere un marito e un padre e a cui è stato tolto tutto. Un ribaltamento che meriterebbe un’approfondita analisi sociale, storica e antropologica: Anakin/Christensen è un riflesso dei tempi che cambiano, ma anche il miglior biglietto da visita per il futuro dell’intero franchise.
Nuovi film, a partire da The Mandalorian and Grogu, che chiuderà il percorso della famiglia disfunzionale dopo le tre stagioni della serie (al cinema a maggio 2026), e poi l’annunciata e confermata, anche se a mezza bocca, trilogia scritta e diretta da Simon Kinberg. E poi nuove serie: per un Andor che se ne va (la seconda conclusiva stagione dal 23 aprile su Disney+, e merita una visione) e come detto un’Ahsoka che torna, la parte più interessante è senz’altro l’evoluzione del comparto animazione dell’universo nato e cresciuto proprio grazie a Dave Filoni, che ha raccontato le mille avventure delle Clone Wars, site tra Episodio II e III, e da cui sono nati tanti personaggi, Ahsoka per prima. A ottobre arriverà la serie Maul: Shadow Lord, con protagonista il cattivissimo Sith di Episodio I che ha poi fatto incursioni varie negli anni, compreso Solo, il film di Ron Howard che racconta le origini del personaggio interpretato da Harrison Ford. Il riservare a un cattivo una serie intera, che si preannuncia come un noir metropolitano ambientato nell’underworld di una galassia lontana lontana, ha scatenato l’entusiasmo dei fedeli (e tra questi gli adepti di Maul, con faccia truccata e spada laser doppia, sono tantissimi). Così come l’annuncio di una terza stagione di Visions, lo spin-off anime di Star Wars, naturalmente presentata in Giappone con i registi che hanno raccontato personalmente le loro creazioni.

Foto: James Coletta/Walt Disney Studios
Dopo questa immersione, che è stata anche l’occasione per celebrare i cinquant’anni della Industrial Light & Magic, la factory di effetti visivi fondata dallo stesso George Lucas che ha rivoluzionato il mondo del cinema, la prospettiva nei confronti del futuro di Star Wars non può che cambiare radicalmente rispetto alla vulgata corrente. Star Wars, now and forever. Il Papa è morto, ma Darth Vader sta benissimo. La IP (Intellectual Property) ha sviluppi praticamente infiniti, e per quanto possa essere una visione poco romantica, è quella necessaria per il mercato. I puristi che affermano che la gestione Kennedy abbia rovinato tutto non sanno di cosa parlano. Anche perché non erano a Tokyo vestiti da Chewbacca quattordici ore al giorno. Quello è il popolo di Guerre stellari, che spende 100 euro per una maglia celebrativa esclusiva dell’evento e che ha preso letteralmente d’assalto ogni singola bancarella di action figure, poster, capi d’abbigliamento, spade laser, set di costruzioni e tutto quello che si può umanamente concepire e produrre. Un giro d’affari da miliardi di dollari che deve essere necessariamente alimentato, e la maniera più semplice è espandere un universo che è potenzialmente infinito.
Rogue One, e di conseguenza le due stagioni di Andor, nascono da una frase contenuta nello spiegone a scorrimento iniziale di Guerre stellari e da una battuta gettata lì nel corso del film. Ogni singolo personaggio della saga ha il diritto a una origin story. Qualcuno di voi sa che cosa ha fatto Leia Organa prima di essere un ologramma di cui si invaghisce Luke Skywalker? State tranquilli che lo sapremo presto. E vogliamo parlare di Lando Carlissian, l’eroe perfetto per il pubblico afroamericano? Star Wars è uno dei pochi fenomeni in grado di abbracciare popoli, culture e religioni, è inclusivo per natura e offre a tutti i suoi personaggi gli agognati quindici minuti di celebrità, in cui si specchiano poi cosplayer, collezionisti ed esegeti.
Nel 2027 Guerre stellari compirà cinquant’anni, e l’appuntamento per la Star Wars Celebration è già fissato, dal 1° al 4 aprile a Los Angeles, dove molto probabilmente verrà presentato il primo film della nuova Trilogia, si getteranno le basi per il successivo mezzo secolo e si riuniranno tutti quelli che hanno partecipato a quello precedente, anche i più reietti. Sarà un appuntamento da non perdere. Un po’ come un conclave.