Dopo un annus horribilis che ha fatto ipotizzare per X Factor una conclusione triste, solitaria y final, il talent di Sky – e in streaming su Now – è ripartito con un clima mai così positivo, che si è trasformato in ascolti migliori (+36% rispetto al 2023) e una qualità nella selezione dei concorrenti decisamente alta. Tutto questo è stato evidente nella prima puntata dei Live, ieri sera, dove i 12 artisti in gara si sono esibiti sui brani scelti dai giudici Achille Lauro, Jake La Furia, Manuel Agnelli e Paola Iezzi, e dove ha tenuto banco una questione: funzioneranno nel mondo reale?
Al momento i bocciati sono stati i Dimensione Brama, ma Pablo Murphy si è salvato per un soffio. Giorgia bene alla conduzione con eleganza e Ghali ospite ha portato un medley di suoi brani che dimostrano la sua evoluzione. Ma a parte gli eliminati, andiamo a vedere chi sono i potenziali talenti e i probabili flop.
I Patagarri
Squadra di Achille Lauro6,5
Sembrano usciti dal film Gatto nero, gatto bianco di Emir Kusturica e swingano che è un piacere sul medley di Alleluja, tutti gazzisti! (Ev’rybody Wants To Be A Cat), colonna sonora degli Aristogatti, e di Hey Pachuco (Royal Crown Revue). La voce del nipotino di Tom Waits, il cantante e trombettista Francesco Parazzoli, appare ancora più educata rispetto alle selezioni e la band suona compatta e con un’energia coinvolgente. Chissà se ci sarà posto per loro nella discografia fuori da X Factor, si chiedono i giudici. Se seguite Martinadieffe sui social scoprirete che le vie del jazz sono infinite. E non dimenticate che ai prossimi Latin Grammy è candidato il pianista Fabrizio Mocata, non solo Laura Pausini. Quindi viva i Patagarri. Anzi, come direbbero Aldo, Giovanni e Giacomo: Patagarri aiooo.
Lorenzo Salvetti
Squadra di Achille Lauro9
Con ogni probabilità il più talentuoso della dozzina di concorrenti ai Live. Non a caso è l’unico che, con Margherita di Riccardo Cocciante, ha ricevuto una standing ovation dal pubblico. Suona e canta con la stessa densità, in più ha un’anima romantica che riesce a condividere con chi lo ascolta, che è già tantissimo per un 17enne. I discografici si sfregano le mani. Ha il futuro in mano. Anzi, nel cuore straziato per amore.
Les Votives
Squadra di Achille Lauro7-
Sono dei giovani vecchi come gusto, però il suono è fresco e sarebbe più originale su testi in italiano, dove band così in giro se ne vedono davvero poche. Il loro giudice, Achille Lauro, decide invece di andare sul sicuro e gli assegna Are You Gonna Be My Girl dei Jet, la classica comfort zone che poteva diventare una buccia di banana. Hanno tutto per spaccare: il cantante è un frontman naturale, sia vocale che musicale, con una tenuta del palco quasi scontata (anche con poche mossette ben assestate). E in tre suonano per dodici. Per non rischiare di diventare un’ottima cover band, però, Lauro dovrà osare molto di più.
Francamente
Squadra di Jake La Furia8
Con Promises dei Cranberries poteva schiantarsi alla prima uscita. Non è stato così, perché l’esperienza come artista di strada le deve aver insegnato che di fronte a certi brani è meglio non mettersi in competizione, semmai genuflettersi e trovare quegli elementi che possono non farti sfigurare. È quello che ha fatto, in equilibrio tra ciò che non poteva rubare a Dolores O’Riordan e quello che ha potuto cavalcare con le proprie qualità. Che non sono poche. In più sa scrivere, visto che il suo inedito non è niente male (ma non il migliore di ogni X Factor, come ha detto Agnelli). Se non arriva in fondo è per un folle harakiri.
The Foolz
Squadra di Jake La Furia5,5
Reinterpretano 90min di Salmo un po’ troppo in slow motion e col ritornello moscio per chi viene presentato come la band più sexy nel programma. Il Jim Morrison veronese, Alessandro Olmo Agostini, ha una voce ben educata, solo che per questo pezzo gli mancano la maturità che arriva solo con gli anni (o a volte qualche eccesso). Meritano mezzo voto in più perché rompono il ghiaccio per tutti. E poi la band c’è, suona compatta e senza sbavature. Così, puntata dopo puntata – e inseminazione dopo inseminazione, ma di canzoni adatte al loro repertorio – potrebbero finire tra i favoriti.
El Ma
Squadra di Jake La Furia8
È una popstar in potenza e con caratteristiche uniche su cui puntare, come quella voce che a tratti si rompe per poi tornare a esplodere. Con Rise di Katy Perry le è mancata un po’ di padronanza del palco, come ha sottolineato Paola Iezzi? Può essere, solo che a 17 anni e con una maturità vocale rara da trovare, se sapesse già tenere il palco sarebbe una cyborg. Per fortuna è umana e se imparasse a cantare in italiano potrebbe farci volare.
Danielle
Squadra di Manuel Agnelli5
Oltre ai capelli, con il suo giudice ha un’affinità caratteriale. Che non sempre è un bene, perché dai contrasti spesso nascono le trovate migliori. Infatti fargli da cantare Milano e Vincenzo di Alberto Fortis è più una lezione di storia che un modo per esaltarne le potenzialità. Il pezzo è nelle sue corde, solo che l’arrangiamento rock non ne valorizza la matrice dolceamara e il timbro della voce, particolarissimo, rimane smorzato in gola. Così, anche se è tutto giusto, quello che arriva è poco rispetto a quel che ci si aspettava.
Punkake
Squadra di Manuel Agnelli7
Il punk è come un virus: un mutante che cambia forma, ma nella sostanza continua a esploderci dentro riuscendo ad adattarsi allo scorrere del tempo e delle mode. E questi cinque marcissimi (cit. Jake La Furia) e giovanissimi punkettoni, la band più lontana dall’idea che si può avere di X Factor, ci sanno fare. Assegnare Police on My Back di Eddy Grant, via Clash, è la mossa giusta per valorizzare la vocalità del cantante Damiano Falcioni, che è a fuoco anche quando si sgola zompettando tra il pubblico, mentre la bassista Sonia Picchioni può trasformarsi nella Sid Vicious al femminile che ci meritiamo nel 2024. Sono un calcio nel culo ben assestato. Non di quelli per far male, ma di quelli che ti svegliano con goliardia.
Mimì
Squadra di Manuel Agnelli9
Se ti chiami Mimì Caruso e decidi che nella vita vuoi cantare, a partire dal nome e dal cognome ti porti sulle spalle una responsabilità enorme. Se ne sarà accorta? Forse no e non è un male. Non svegliatela, perché quando canta Don’t Beat the Girl Out of My Boy di Anna Calvi tira fuori talmente tante sfumature nella voce che forse neanche lei sapeva di avere. Ha una pastosità nel timbro in grado di rendere ogni interpretazione intensa e personalissima. Se la gioca fino alla fine con Lorenzo Salvetti e sarebbe bello, un giorno, sentirli duettare.
Pablo Murphy
Squadra di Paola Iezzi4
Come esibizione peggio anche degli eliminati Dimensione Brama. Le qualità non gli mancano, gli manca una identità che non sia soltanto emulare sonorità e atteggiamenti del passato, che vanno dal rock a cavallo tra gli ’80 e i ’90 e il Brit pop più usurato dagli infiniti ascolti in rotazione da 30 anni. We Are Never Ever Getting Back Together non lo aiuta, anzi lo affossa perché provare a fare propria la magica nebulosa che ha creato Taylor Swift è come voler acchiappare le nuvole con le mani. Si salva per il rotto della cuffia. Ora spetta alla sua giudice il lavoro più difficile: trovargli una strada che non sia un cul-de-sac.
Lowrah
Squadra di Paola Iezzi7-
Nasconde le insicurezze con una armatura di apparente invulnerabilità. Il problema è che non è un gioco a chi è più perfetto, quanto semmai a chi arriva al cuore dell’ascoltatore. Con Hey Mama di David Guetta feat. Nicki Minaj, Bebe Rexha & Afrojack il rapppato sembra uscire da una registrazione in studio e nell’acuto è precisa e nello stesso tempo troppo algida. L’esibizione nel complesso è di grande impatto visivo e sonoro, peccato che sembri qualcosa che riguarda solo lei. La sua sfida si chiama empatia. Se vince questa è un mostro.
Dimensione Brama
Squadra di Paola Iezzi4
Sono una band piuttosto disfunzionale. Il frontman Nicola Pecora è un cantattore e se non viene costretto a uscire da questa condizione può diventare persino magnetico, con quella voce bassa e avvolgente. Quello che stride è che la band sembra andare da un’altra parte rispetto alle sue peculiarità (o viceversa), cioè verso un alt rock che avrebbe bisogno di qualche variabile in più dal proprio leader. Affidare loro L’estate sta finendo dei Righeira è una mossa più per coprire i difetti che per esaltarne i pregi e gli altri giudici se ne accorgono. Per Lauro è cringe. Manuel è spiazzato. Jake non ama le estati cupe. Alla fine vanno al ballottaggio ed escono. Paola si è pentita di averli scelti al posto del duo electro Frammenti?
Giorgia
8
Quando in apertura canta un medley di Born This Way di Lady Gaga e Please Don’t Stop the Music di Rihanna è da applausi a scena aperta. E nella conduzione, a parte una piccola défaillance finale dalla quale esce con mestiere, si destreggia con eleganza e sobrietà. Entro la finale di dicembre dobbiamo scoprire che cosa non sa fare…
Achille Lauro
6,5
In squadra ha un potenziale crack (Lorenzo), una band alla quale fortificare qualità evidenti (Les Votives) e una scommessa culturale (i Patagarri). Alla prima uscita due su tre le ha azzeccate, mentre in una ha giocato in difesa. Nel frattempo ha iniziato ad attaccare gli altri concorrenti senza pietà. È un giocatore di poker che usa bene le sue carte, anche il bluff.
Paola Iezzi
5,5
Voleva dai ragazzi «gli occhi della tigre» e lei si è presentata al Live con una mise total black da mistress con tanto di veletta e frustino in pelle. Peccato che i concorrenti della sua squadra sono sembrati più intimoriti che esaltati. Tanto che alla fine si è trovata costretta alla prima puntata a un infanticidio. È partita con più difficoltà del previsto, vedremo come reagirà.
Jake La Furia
6
In completo mimetico come se fosse pronto a scendere in trincea, esordisce dicendo che «quando il gioco si fa duro è un bene». Non ce n’è stato bisogno, nella sua squadra nessuno era a rischio. Mentre Paola Iezzi soffre, Achille Lauro fa scricchiolare i concorrenti altrui e Manuel Agnelli catechizza, lui se la spassa tra una battuta e una frustata (ricevuta). Ma se continua a pensare di condurre i Foolz verso il rap li spinge direttamente all’uscita.
Manuel Agnelli
8
Da veterano e, a detta sua, disinteressato alla vittoria, sa che X Factor è una maratona più che una corsa sulla breve distanza. Per cui si premura di impartire lezioni ai suoi ragazzi, anche rischiando con Danielle di renderlo respingente. Consapevole di avere una squadra forte (la più forte), non ha fretta e attende gli altri sulla riva del fiume mentre costruisce la corazza ai propri concorrenti. Un cavaliere nell’eliminazione a non approfittare delle difficoltà di Paola.
Ghali
7
Il medley con Niente panico, Paprika e Casa mia sottolinea la sua evoluzione dalla trap a un trap-pop di impegno civile con una visione sonora internazionale. Ghali è nel suo momento migliore e l’esempio ideale per i concorrenti che stanno iniziando a fare capolino nell’industria discografica: identità, coraggio e apertura al mondo. Chapeau.