Iggor Cavalera: «Certi tipi di noise fanno sembrare gli Slayer dei bambini» | Rolling Stone Italia
Questa musica uccide le piante

Iggor Cavalera: «Certi tipi di noise fanno sembrare gli Slayer dei bambini»

Il batterista e cofondatore dei Sepultura era a Milano la scorsa settimana per Intervals, un evento di elogio al dolore. Il format è stato semplice: dei luminari della medicina si alternavano in talk varie e poi interveniva lui alla batteria facendo un meraviglioso casino allucinante

Iggor Cavalera: «Certi tipi di noise fanno sembrare gli Slayer dei bambini»

Iggor Cavalera

Crediti: Felipe Pagani

Una volta Merzbow, nella persona del padre dell’harsh noise Masami Akita, disse che «If by noise you mean uncomfortable sound, then pop music is noise to me». Tradotto: se per noise intendi un suono fastidioso, allora la musica pop per me è noise. Non c’è quindi da stupirsi se Iggor Cavalera, nel momento in cui mi sorride e mi stringe la mano nell’Auditorium Lattuada di Milano, sta indossando proprio una maglietta di Merzbow ed è lì, in quel preciso luogo, per partecipare come performer a una serata dedicata proprio al disagio, al dolore come (recita il comunicato stampa) “motori fondamentali sia dei percorsi di vita che nella carriera, come forme di salvezza, come antidoti”.

La serata, che si è consumata giovedì 10 aprile non a caso in una delle settimane più dolorose dell’anno milanese, quella del Design, ha sostanzialmente messo nella stessa stanza esperti nel curare il dolore, come luminari della medicina, ad altri molto bravi a infliggerlo acusticamente, come appunto il batterista brasiliano co-fondatore dei Sepultura. A mani basse Intervals, così si chiamava l’evento, è stato uno degli appuntamenti più interessanti nel circo degli open bar e i nomi in lista del Fuorisalone. Proprio perché tutto il malessere che ne deriva lo ha accolto e convogliato sotto forma di un’interferenza costruttiva. Ode quindi a GR10K, Carlo Antonelli, Andrea Slaviero e spero di non essermi dimenticato di altri per aver coperto il casino di una settimana di tarantelle con un casino ancora più forte: Cavalera con delle bacchette in mano e una batteria davanti.

Com’è andato il soundcheck?
Benissimo. L’acustica della stanza è ottima e i volumi della batteria sono oscenamente alti. Sono felice quando il volume è alto.

Fai conto che non sapevo dove fosse l’auditorium. Sono entrato dalla porta giù sotto e ho seguito il casino fino a qui.
Sapevi che ero io. È proprio quello che cerco, il casino.

Ma perché proprio tu in una serata di talk fra luminari della medicina?
Beh, l’idea è di una serata che parli di dolore e disagio. Io attualmente sono in tour con questo progetto sperimentale e solista, ma per l’occasione farò una variazione del mio live apposta per la serata, con vari interludi tra un discorso e l’altro. E alla fine suonerò la mia performance alla batteria. Tipo 20 minuti di talk e poi un po’ di casino in forma libera.

Il tutto, a livelli osceni.
Sì, a volumi molto alti. È proprio quello il punto: dopo una discussione sul dolore, il vero dolore alle orecchie.

Siamo costantemente sottoposti al dolore, anche aprire Instagram ormai vuol dire vedere scene di morte e genocidi. Non siamo però in grado di gestirlo molto bene. Abbiamo la giusta educazione al dolore secondo te?
È difficile perché il dolore può anche trasformarsi in un loop, in un errore che si ripete nella tua testa. A volte quindi hai bisogno di togliere cose dal loop perché tutti possiamo rimanere affossati su un’idea, finendo in una spirale. Spesso poi queste cose si rivelano futili e basta un meme che vedi sul telefono per farti una risata e far passare tutto-anche se poi i meme fanno parte di un meccanismo davvero non sano di continuo check dello schermo, di cose di cui non hai bisogno di controllare.

La realtà poi ha superato i meme. L’altro giorno un presidente degli Stati Uniti ha detto pubblicamente che le altre nazioni possono baciargli il culo.
Siamo attualmente in una situazione in cui queste affermazioni vengono ulteriormente amplificate. Molte persone potranno amarlo, ma io trovo quell’uomo arrogante e stupido. Penso che le sue idee siano disgustose. La parte triste della cosa è che non c’è una vera controparte che si opponga a lui.

Dobbiamo essere noi, mi sa.
Siamo noi la resistenza, certo. Dico solo che sarebbe molto bello se ci fosse stato un qualche tipo di candidato davvero in contrapposizione.

Refuse / Resist. Quel vostro inno dei Sepultura non è mai stato così attuale.
Quella canzone è così attuale e accurata che mette i brividi. E non solo quella, anche tipo Territory. Parlavamo esattamente della situazione di Gaza, provando a pensare a un esito positivo della cosa, tipo: «Cazzo, ma ci stiamo rendendo conto di quello che succede? Facciamo qualcosa». Ma ora è un milione di volte peggio. Adesso è un genocidio sotto gli occhi di tutti. E ogni volta ripeto la stessa cosa: essere pro-Palestina non è politica, è essere semplicemente umani.

Certo, si parla di crimini contro l’umanità.
Per cui, quando parlo d’Israele mi riferisco a qualsiasi nazione si comporti così. Non ce l’ho con Israele in particolare e basta. Se il Brasile si stesse comportando come Israele, sarei il primo a mandare a fanculo il Brasile. Eppure sono tempi pericolosi, perché ti puoi beccare dell’antisemita, cosa che non sono neanche lontanamente, anzi. Distorcono le tue parole. Conosco molte band che si sono prese palate di merda solo per supportare la causa palestinese. Ma in che cazzo di mondo viviamo? Sono esseri umani empatici!

Iggor Cavalera [@ No90 Live; 07/02/2025]

Le cose sono sfuggite ormai di mano. Che tu sia a Londra, Berlino, Milano: se porti un cartello pro-Pal in mano ti becchi una manica di manganellate dalla Polizia.
Specialmente in Germania. E la cosa se ci pensi è folle. Hanno così tanto senso di colpa da amplificarlo e trasformarlo in qualcosa di delirante. Quindi, sì. Certi testi che abbiamo scritto trent’anni fa hanno una grande rilevanza oggi più che mai. È importante esporsi e parlare ora che ne abbiamo ancora la possibilità. Vedo moltissime band che hanno paura di parlare pubblicamente di ciò che pensano. Il silenzio politico è assordante. Davvero? Avete davvero paura di perdere qualche fan? Noi non siamo mai stati così. I fan veri dei Sepultura lo sanno bene: siamo sempre stati molto chiari nelle cose che diciamo. Abbiamo sempre speso tutte le nostre forze perché chi ci seguisse venisse informato abbastanza da innescare una ricerca personale. Noi eravamo solo la piccola scintilla.

Giusto. Ognuno poi si deve informare da sé.
Prendi il Brasile: quando abbiamo iniziato, nessuno sapeva un cazzo sul Brasile, se non quelle due o tre cose sulle squadre di calcio. Ma quando la gente ha cominciato a ragionare sui testi di pezzi come Beneath The Remains o Arise, allora qualcuno ha cominciato a farsi due domande, a interessarsi anche della situazione sociopolitica del mio Paese.

Porco cazzo che intro che ha Beneath The Remains, mi vengono i brividi se penso a quella chitarra riverberatissima. Vabbè, comunque hai fatto ben altro oltre i Sepultura. I veri musicisti come te ben presto hanno capito che la musica estrema la si può fare con i synth e senza percussioni, anche solo noise o dark ambient.
Ho visto live noise mille volte più estremi di ogni band metal che ho visto. Robe tipo Masonna, che fanno sembrare gli Slayer dei bambinetti. Tornando al discorso del dolore, penso che il noise sia un genere che abbia spaventato molte persone sin da subito. La maggior parte delle persone a cui faccio sentire le forme più dure di noise si spaventano, rifiutano l’ascolto categoricamente. Ma come ogni altro genere musicale, non appena lo esplori un pochino, scopri mille diverse sfumature. Se faccio ascoltare il noise o i Sepultura a un mio zio anziano, mi dice che è la stessa merda. O addirittura i Metallica. Io invece trovo questa musica estrema quasi meditativa. Abbastanza profonda che a volte comincio pure ad avere le allucinazioni, forse?

Pazzesco.
Sì, tipo che mi trovo lì a pensare: quella voce l’ho sentita davvero? Poi riascolto e non c’è più. Sta lì la magia del noise. Ci sono così tanti modi diversi di ascoltarlo che può essere altrettanto magico come l’ascolto della classica. Oh, poi secondo me, eh. Mi rendo conto che non è per tutti.

No, però forse eventi come quello di oggi possono far collidere mondi che normalmente non si toccherebbero nemmeno.
Sì, e se questa collisione porti a esiti positivi o negativi, poco m’importa. Basta che ne porti. Per me è meglio di non suscitare nessuna reazione. Per me l’indifferenza è il diavolo. Se il risultato è è la non reazione di qualcuno, allora inizio a chiedermi «Cazzo, ma faccio così cagare?». Penso quindi che sia importante che un brand, in questo caso GR10K, si prenda la briga di organizzare abbastanza coraggiosamente durante un circo come la Design Week.

Ho visto che ci sono anche dei modellini di monster truck telecomandati: a cosa servono?
Quelli penso che gireranno per la stanza generando rumore ma anche registrando con delle videocamere. Mi piace quando le persone spingono le idee al limite. Perché a volte per creare qualcosa di speciale, devi prenderti il rischio di sembrare sciocco. È sempre stata una regola anche per la mia carriera. Se noi nel 1985 avessimo dato retta ai fan sfegatati della prima ora, non avremmo cambiato nulla dalla prima demo che abbiamo fatto. Saremmo rimasti bloccati lì. L’idea era di continuare a evolverci, a provare cose nuove. Oggi, se riguardo indietro, amo ogni singolo minuto del mio passato. Dal primo live, in cui tutti ci hanno odiati. Persino i nostri amici ci hanno detto: «Ma che cazzo è ‘sta merda? Raga fate cagare». E noi: «Cazzo, sì! Lo sappiamo!». È quello il punto. Molta altra gente che invece spaccava all’epoca magari non è invecchiata così bene come i nostri dischi, no?

Cavalera Conspiracy - Territory - Iggor Cavalera

Concordo al 110%.
Quando io e mio fratello Max ci mettiamo lì a parlare delle cose che abbiamo fatto ci viene il sorriso. Per questo continuiamo esattamente su quella strada: provare cose nuove. Il che può voler anche dire ri-registrare i vecchi dischi. L’idea ci è venuta vedendo dal vivo band che non abbiamo mai potuto vedere in Brasile. Per esempio, sono andato a vedere i Black Flag a Londra.

Poi tra l’altro “Come to Brazil” è diventato un meme potentissimo.
Sì, tant’è che ora le band ci vanno eccome in Brasile. Perché i brasiliani sono sempre garanzia di folla appassionata, agitata. Per qualsiasi genere, stai tranquillo che laggiù c’è un pubblico. Comunque, il fatto è che sono andato a vedere i Black Flag all’Underworld quando ormai stanno viaggiando sulla settantina, alcuni di loro. Dopo il live ho chiamato mio fratello e gli ho detto che per me è stato un sogno che si è avverato. Quindi abbiamo pensato che per molte persone che non hanno mai visto noi dal vivo per questioni di età o geografiche sarebbe figo poterle accontentare, così come sono stato accontentato io a vedere i miei idoli settantenni su un palco.

Beh, per esempio io sono nato nell’anno in cui siete venuti per la prima volta in Italia. Quindi ha senso.
Sì, se sei del ’90, sì. Abbiamo sempre avuto sin dall’inizio una connessione unica con l’Italia. Non solo perché noi Cavalera siamo mezzi italiani nel sangue.

Roots, Bloody Roots!
Esatto E poi l’Italia ha sempre avuto un gusto genuino per la musica estrema. Qui c’è sempre stata una scena importante di noise, anche nella sua versione sperimentale, black metal. Ma poi anche solo la italo disco è un fenomeno devastante. Proprio come certe cose del cinema italiano, è un genere nato per emulare cose straniere ma che è finito per creare qualcosa di totalmente nuovo e originale. Anche noi in Brasile nei primi anni ‘80 stavamo cercando di imitare i Venom, ma è venuto fuori qualcosa di nuovo.

Tra l’altro ora che mi citi i Venom mi viene in mente un parallelismo devastante non solo tra Brasile e Norvegia, tra il death/thrash metal brasiliano e il black metal norvegese. Ma proprio tra te e un altro batterista, Fenriz. Lui come te ha capito sin da subito il potenziale estremo dei synth e parallelamente ai Darkthrone ha iniziato a spippolare con la dark ambient.
Cazzo! Io adoro la sua roba sperimentale tipo Neptune Towers!

Ce l’ho anche in vinile, me l’ha regalato un caro amico.
Penso che Fenriz sia un individuo unico nel suo genere perché capisce il fascino della musica elettronica. Le prime volte che mi sono cimentato coi synth e le drum machine, la maggior parte dei fan voleva uccidermi. Mi arrivavano anche commenti omofobi tipo: «Oddio, adesso sei diventato gay che ascolti la techno?». E mi ricordo questa intervista dove Fenriz racconta del suo amore per la techno di Detroit. Mi è sembrato un sogno sentire parlare con tanta saggezza una persona che come me viene da un background decisamente radicale. Anche lui quando era giovanissimo ha fatto interviste in cui si lamentava che il metal sarebbe stato ucciso da gente in pantaloncini corti. Eppure, a differenza di molti è cresciuto e ha capito ben presto che l’elettronica può essere estrema quanto il metal, se non di più. Anche per questo i Darkthrone sono quello che sono. Nocturno Culto (il cantante, ndr) ha una sua visione, ma Fenriz è davvero speciale.

Sì, è uno dei più grandi musicologi al mondo, per quanto riguarda la musica estrema.
Non so se lo sai, ma quando abbiamo pubblicato Bestial Devastation lui ha scritto una recensione su una fanzine. Penso che abbia scritto la migliore cosa che sia mai stata scritta su di noi. Ha scritto: «Questo album fa morire i fiori». Quando io e mio fratello abbiamo ricevuto la fanzine, sarà stato l’85, abbiamo letto e ci siamo guardati. È stata la migliore cosa che abbiano mai scritto su di noi. «Se ascolti questo album in casa tua, i fiori delle tue piante moriranno».

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