Libera: Fumettibrutti intervista Elodie | Rolling Stone Italia
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Libera

Libera dalle aspettative e dai giudizi altrui. Libera di sbagliare e crescere. Libera di essere se stessa. Fumettibrutti intervista Elodie: i sogni di una ragazza troppo timida per cantare, il periodo in cui ha fatto la cubista, il nuovo album ‘Mi ami mi odi’, i due stadi, la vita sospesa nei club, il bello di sentirsi parte d’una comunità, la potenza del corpo. «Io sono questa, prendere o lasciare»

Foto: Attilio Cusani

Mentre studiavo l’arte del fumetto in Accademia, ho lavorato nei night club. Ballare nei weekend mi ha permesso di guadagnare abbastanza per sopravvivere, restituire i soldi di un debito che avevo e seguire le lezioni. Anni dopo ho raccontato quel periodo nel mio esordio editoriale pubblicato per Feltrinelli Romanzo esplicito, a cui sono seguiti P. la mia adolescenza trans, libro con cui ho fatto pubblicamente coming out come donna transgender, e Anestesia.

Ho scritto dei locali, della notte e dell’arrivo della luce. Un ricordo di quando ballavo: le ragazze. Altri ricordi: la moquette nei camerini che odorava di urina e gli armadietti con gli sportelli penzolanti che non si chiudevano mai davvero. La cesta piena di vestiti e accessori abbandonati da quelle che non tornavano più al locale. Le pause sigaretta, il momento del trucco, il passeggio in camerino su tacchi altissimi con addosso soltanto mutande e reggiseno, o solo mutande, e io che vado a specchiarmi in uno dei bagni. Un solo rotolo di carta igienica, l’assenza di porte. Quando ripenso a tutto questo provo una grande nostalgia.

Ho intervistato Elodie, che esce con il nuovo album Mi ami mi odi in cui racconta della notte trascorsa a fare serata e dell’arrivo dell’alba. Per l’occasione calcherà il palco di due stadi e in entrambe le date sarà accompagnata dalla musicista e producer di fama mondiale Nina Kraviz, insieme a tantissime artiste e artisti, soprattutto donne. Vuole creare un vero e proprio club sul palco, vuole che tutte e tutti si divertano, che ballino. Gli appuntamenti saranno l’8 giugno a San Siro, a Milano, e il 12 giugno al Maradona, a Napoli. Nella città partenopea sarà la prima donna popstar a esibirsi allo stadio: «Per me è tutto un gioco, voglio buttare giù ogni porta che ho davanti».

Da piccola desideravo essere un’artista. E tu? Cosa sognava la piccola Elodie in cameretta?
Immaginavo di volare via da lì, lasciarmi dietro il grigiume del mondo che mi circondava. A volte capisci di essere diversa solo perché sei una persona solare o ti piace giocare.

Ti posso capire. Ricordo che mi arrabbiavo con i miei genitori perché non si accorgevano di come mi sentivo a quel tempo. E i tuoi?
Erano giovani, molti dei loro sogni si sono infranti. Penso che fare il genitore sia un mestiere difficilissimo, ma con me ce l’hanno messa tutta. Mi hanno trasmesso valori per me importantissimi. Erano onesti, da loro ho imparato che una delle cose peggiori che puoi fare a un altro essere umano è mentirgli, non bisogna mai tradire la fiducia.

Non hai mai mentito?
Non ci riesco e anche quando devo dire una cosa che può sembrare eccessiva, la dico. Voglio essere me stessa al 100%. Io sono questa, prendere o lasciare.

Ho letto alcune tue interviste in cui parli del periodo prima della musica, del tuo lavoro in discoteca.
Ho iniziato a vivere da sola a 19 anni, dovevo guadagnarmi da vivere e mi sono messa a fare la cubista. A volte nella vita ti capitano delle occasioni che devi semplicemente cogliere. Quando una mia amica mi ha detto che nella discoteca dove lavorava mancava una ragazza mi sono detta: perché no?

E?
Avevo dei preconcetti rispetto a quel lavoro, ma mi sono dovuta ricredere. Non sempre ce ne rendiamo conto, ma abbiamo tanti pregiudizi che non sappiamo di avere. Si dovrebbe giudicare di meno e guardare tutto con curiosità. Mentre lavoravo in discoteca ho vissuto uno dei periodi più belli della mia vita.

Vedi ancore le altre ragazze?
Vedo ancora delle colleghe. Eravamo sempre insieme, noi quattro contro il mondo. Ricordo con affetto la preparazione, come quando sceglievamo i costumi o arrivava il momento di truccarsi. Era un po’ come crearsi un alter ego, così mascheravo la timidezza.

Foto: Attilio Cusani

Quanto tempo dopo è arrivata la musica?
Anni, ma ne sono contenta. Anche quella mi è capitata, non l’ho cercata. Il fatto è che cantare è molto difficile quando sei timida, anche se in minima parte sento di esserlo ancora. Mio padre mi aveva convinta ad andare a un’audizione.

Parli del video delle audizioni di X Factor?
Rivedermi oggi in quel video mi fa una grande tenerezza, è dolcissimo. Come dicevo, in passato ero molto timida e non avevo nessuna voglia di cantare, ma mio padre ha insistito, disse che avevo un futuro da stella. Poi per fortuna non mi hanno presa.

Per fortuna?
Mi sentivo ancora tanto piccola, era come se il mio carattere non fosse del tutto formato, che mi mancasse struttura. Volevo vivere più esperienze possibili, sentirmi libera di sbagliare e crescere. Mi sento molto fortunata ad essere diventata famosa anni dopo, intorno ai miei 25 anni.

Personalmente sono contenta di essermi ridotta uno straccio quasi ogni notte fino ai miei 25 (Elodie ride). Ti sentivi un po’ più pronta quando sei arrivata ad Amici?
Lì ero felice, ma era tutto nuovo e difficile per me. Ero ansiosa e avevo tanta rabbia, non mi ero mai sentita così. Dallo schermo mi vedevo come una ragazza che lavorava, sempre pronta e sicura di sé, ma dentro di me era come se fossi un’altra persona. I ragazzi con cui ho condiviso la scuola e la casa sono stati la parte più bella di tutta l’esperienza.

E adesso con la musica?
La cosa che mi diverte di più è il palco. Amo fare le prove, preparare le coreografie e lavorare in gruppo. Mi piace sentirmi parte di una comunità. Sono una tipa protettiva, voglio che tutte e tutti attorno a me stiano bene. Prendermi cura degli altri fa stare bene anche me. Registrare, invece, è la parte più stressante di quello che faccio. Io vado di fretta, mentre in studio ci vogliono tempo e pazienza, e poi non mi piace riascoltare la mia voce.

Io non la sopportavo talmente tanto che anni fa me la sono rifatta.
Oggi la rifaresti?

Forse no, ma ero giovane e adesso mi va bene così.
Da piccola neanch’io la sopportavo. Poi ho capito che era una mia peculiarità e ho iniziato ad amarla. Parte del merito è di mia madre, che mi ha insegnato a rispettarmi.

Ti va di parlarmi di lei?
Gli altri la facevano sentire diversa. Mi dispiaceva vederla triste, per un periodo sembrava che si fosse persa. Lei era semplicemente sé stessa, aveva una sua creatività che esprimeva in tutti i modi possibili.

Ad esempio?
Mi portava in giro e mi diceva di abbracciare gli alberi, di sentire l’energia della terra, ma io ero cinica anche da bambina e ci scherzavo sopra. Però con la sua stravaganza mi ha insegnato il rispetto. Quel pizzico di stravaganza che porto sul palco e che mi caratterizza ora che sono adulta lo devo solo a lei.

Hai mai letto fumetti?
I fumetti di Manara che erano nella libreria di mio padre, li prendevo di nascosto. Mi sono molto emozionata quando nel 2023 abbiamo collaborato per un’illustrazione per Red Light. Amavo quelle donne disegnate così libere e fiere, è anche grazie a quei disegni che ho capito quanto può essere potente un corpo di donna. È quello che voglio esprimere con la mia musica, voglio che tutte le ragazze si sentano potenti.

Foto: Attilio Cusani

Le foto del corpo?
A me fa ridere e un po’ dispiace che ci siano persone che non si sentono libere di esprimersi e per questo si sentono in diritto di offendere una persona che esce dal loro seminato. Se un giorno vedessi qualcuno girare con delle mutande in testa, lo guarderei incuriosita, ma non mi verrebbe mai da giudicarlo o dirgli come deve comportarsi. S’indignano tutti troppo per una donna padrona della propria immagine.

Pubblico anch’io foto del mio corpo, mi fanno molto ridere i commenti indignati!
Anche a me! Pensare che ci sia qualcuno che si arrabbia se metto una foto in cui mi mostro sexy mi diverte troppo (ride).

Sei anche un’attrice.
Anche quest’esperienza è iniziata per gioco. Mario Martone mi ha fortemente voluta e adesso il suo film Fuori viene presentato al Festival di Cannes.

E Netflix?
Sono ancora un’outsider di questo mondo, ma adoro il set perché è come se si creasse una microsocietà dove io faccio un po’ la Gianburrasca della situazione. Sto recitando per una serie di Piero Messina (Nemesi, attualmente in corso di riprese, ndt) insieme a Pierfrancesco Favino, entrambi sono stati una scoperta. Sono stati veramente generosi, mi hanno dato tanti consigli.

Elodie sul set del film di Mario Martone ‘Fuori’. Foto: Mario Spada

Mi ami mi odi mi sembra che parli di crescita e di scoprire una nuova consapevolezza.
Voglio che chiunque ascolti l’album si senta forte e sexy. È empowerment in purezza. La possibilità di far sentire potenti gli altri rende tutte e tutti più liberi. Scoprire quanto vali, indipendentemente da quello che gli altri pensano di te, è fondamentale. Non aspettare che siano gli altri a dirti chi sei: essere nelle mani degli altri può essere molto pericoloso.

Sei la prima popstar che si esibisce allo Stadio Maradona di Napoli.
Ne sono orgogliosa. Mi piace superare ogni traguardo che incontro nel mio lavoro, per me tutto questo è anche un gioco. È stata una sfida. Voglio buttare giù tutte le porte che ho davanti.

E Nina Kraviz?
Sono una sua fan da anni, vederla dietro la consolle mi emozionava. La prima volta che l’ho vista suonare tanti anni fa mi ha folgorata, ha un’aura bellissima. Ci sarà anche lei con me sul palco per entrambe le date negli stadi.

L’ironia?
Oltre alla musica ci sarà anche dell’ironia, perché mi piace tantissimo dire delle cose prendendo un po’ in giro, in modo da poter esprimere il mio punto di vista. Già immagino come sarà, non vedo l’ora di essere lì. Per me cantare dal vivo è il più bel modo di stare insieme agli altri.

E il clubbing?
A un certo punto della mia vita sono arrivata a cantare musica pop, ma ho sempre ascoltato musica da club. Potrei dire di essere cresciuta mentre ballavo. Volevo a tutti i costi provare a portare sul palco il tipo di società che si crea dentro quei luoghi, quando non si può fare altro che ballare e tutti sono lì solo per quello. Perché nonostante la tua vita vada a rotoli e tu sia piena di pensieri, il mondo dentro al club è sospeso. Tutto è rimandato a domani, è lo stesso principio che c’è nell’album. Vorrei sempre più spazi dove si parla il linguaggio del rispetto. Anche se stiamo vivendo un momento storico dove vengono promossi la sopraffazione e il bullismo, sono certa che alla fine vincerà chi vive nel rispetto e nell’accoglienza. Forse sono un po’ troppo ottimista, ma se aumentassimo i luoghi dove si sta bene e ci si prende cura l’uno dell’altro, allora moltiplicheremmo l’amore. Sempre più gente sarebbe aperta al dialogo, il rispetto è contagioso.

Qual è la cosa di cui vai più fiera degli spettacoli che porterai negli stadi?
Volevo che negli stadi ci fossero con me tante ragazze, donne, come nel video del singolo. Quando abbiamo girato mi sono commossa per l’energia che si è creata sul set. Quindi sarò in compagnia di tantissime donne, anche donne transgender, perché sempre di donne stiamo parlando.

Foto: Attilio Cusani

I tuoi pezzi nuovi del cuore?
Sicuramente Un’ora, che è anche una delle canzoni che mi fanno più ridere. È come se volessi mettere paura a chi mi vorrebbe diversa, a chi vorrebbe intimidirmi. L’altro è Raro, lo considero uno dei miei pezzi più dolci. Parla di una situazione in cui molti potranno riconoscersi.

Mi piace molto la canzone con Lorenzza.
In grado è praticamente una sua canzone, sembro io il suo feat. È arrivata in studio col testo scritto e finito, le ho solo doppiato i cori e cantato il bridge. Lei mi piace molto, è giovane ma la sua penna è adulta, cruda. Sento una forte vicinanza con lei, potrebbe essere mia sorella. Volevo che Lorenzza raccontasse la sua storia nel mio disco, che usasse l’album per far uscire un suo singolo.

È come se l’album ti accompagnasse a una festa, dalla sera all’alba.
Mi ami mi odi racconta di una notte che ti fa cambiare, una di quelle notti che ti ricordi. Per me è sempre al mattino che succedono davvero le cose, non durante la serata appena trascorsa. Durante la notte sfoghi tutto, sali, ti perdi e alla fine ritrovi te stessa.

I tuoi desideri?
Quando torni a casa, con la luce che entra dalle finestre, ti dici: «forse potevo fare meglio», «ho combinato un casino», «potevo bere un po’ meno». A me è capitato spesso. È in quel momento, tra la stanchezza e la luce nuova, che riesci a fare ordine. È lì che affiorano davvero i tuoi desideri. È uno dei momenti che preferisco.

Mi sono rivista in Odio amore chimico, la canzone che apre l’album.
L’ho registrata mentre pensavo a quei luoghi, gruppi e spazi dove tutto quello che sta fuori semplicemente sparisce, come quando si va a ballare. Il pezzo non vuole essere positivo, anche se è un po’ ironico. Ha quel tipo d’ironia che porta consapevolezza e alleggerisce un po’ la canzone. La leggerezza è fondamentale, mi aiuta a vivere meglio. Desidero un’esistenza felice. Credo di meritarmela.

Lo penso anch’io.
Voglio restare lucida su ciò che accade nel mondo, sul mio dolore e su quello degli altri, ma anche trovare la forza di trasformarlo in qualcosa di diverso. Ci provo. Anche se, a essere sincera, là fuori c’è davvero poco incontro e pochissimo amore.

C’è un ricordo legato all’album che ti crea nostalgia?
Dalle domande che mi hai fatto ho capito che abbiamo vissuto esperienze simili. Tanti ricordi della mia vita fanno parte della notte e delle prime ore dell’alba. Ho sofferto tanto, mi sono tanto divertita e ho tanto amato. Si amplifica un po’ tutto dopo una notte trascorsa a fare serata. C’è un momento del passato che mi ricordo in maniera particolare: quando lavoravo in discoteca fino alle 6 del mattino e percorrevo un tratto di strada a piedi per tornare a casa, mentre faceva giorno. Camminavo con una valigetta con dentro tutte le mie cose: il beauty case, i vestiti, tacchi e trucchi, ciglia finte. In quel tragitto mi sentivo in pace con me stessa. Mi sentivo forte, nessuno mi poteva dire dove, con chi, come dovevo comportarmi o cosa dovevo fare. Ero libera. Col mio trolley, con il sole che sbucava fuori e io lì, sola, felice.

Foto: Attilio Cusani

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Photographer: Attilio Cusani
Creative Direction: Laccioland
Stylist: Giulia Cova
Make up: Mr. Daniel
Hair: Andrea Soriga
Management: Double Trouble Club

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