Il recupero di Lando Norris si ferma davanti al muro di un Charles Leclerc fuori dall’ordinario capace di una gara non solo perfetta, ma oltre il limite di una vettura i cui limiti iniziano a essere imbarazzanti rispetto alla diretta concorrenza.
Norris anche questa volta non sembra dimostrare le stigmate di un potenziale campione del mondo: troppe le imprecisioni che costellano i suoi Gran Premi insieme a una forma d’insicurezza (ossessiva) che si palesa nei corpo a corpo con gli altri piloti al punto da avere difficoltà anche nel confronto diretto con un Lewis Hamilton in grande affanno – per non dire in disarmo – con una Ferrari che deve ancora capire davvero come gestire e guidare.
La differenza, che dopo cinque gare si palesa così tra Lando Norris e Oscar Piastri, non è certo nella velocità assoluta, ma nella gestione globale dei weekend di gara che denotano una maturità e una freddezza nell’australiano che vanno ben al di là delle sue prestazioni velocistiche.
Piastri sembra interpretare al meglio una monoposto sì veloce ed efficiente come la McLaren, ma che nel confronto con le altre ha bisogno più che altro di cura e attenzione: evitare errori, stare lontano dai pericoli e spingere quando per davvero serve senza strappi e senza l’obbligo di virtuosismi.
Allo stesso modo Max Verstappen esce sconfitto da una gara forse proprio per i cinque secondi comminategli dai commissari per il taglio in partenza. Tuttavia rispetto a Lando Norris la posizione è totalmente capovolta, perché Verstappen sta tenendo in vita un Mondiale con una macchina inferiore, e il lungo dopo la partenza era per lui dettato dall’obbligo di restare al comando per gestire poi la gara su Piastri. Un pilotaggio non solo sempre al limite, ma spesso oltre. Che sta anzi evidenziando le qualità di un pilota straordinario, al cui pari a oggi c’è solo Charles Leclerc con una Ferrari ancora più scalcagnata.
Il monegasco sta regalando forti emozioni ai suoi tifosi (alternate a depressioni repentine causa mezzo meccanico). Riesce finalmente ad agguantare un podio, il primo per la Rossa quest’anno, frutto di una rimonta incredibile su Russell e di una difesa vigorosa sul povero Norris.
Nonostante il dominio evidente della McLaren gli equilibri risultano ancora molto fragili e instabili: sia perché il miglior pilota McLaren al momento difetta di esperienza e Norris non sembra in grado di bucare la bolla di insicurezza che lo annebbia. Sia perché i distacchi sono realmente molto ravvicinati – per quanto sostanziali. Verstappen e la RedBull restano assolutamente pericolosi per il campionato piloti. Mercedes non è lontana nel costruttori, seppur già ora appaia tutto sommato saldamente nelle mani della squadra di Woking.
Ma è un Mondiale profondamente interessante soprattuto dal punto di vista umano. O, diciamolo chiaramente, dal punto di vista emotivo-sentimentale. Alla faccia del cinismo di gente come Flavio Briatore o Helmut Marko per cui i sentimenti non devono mai intralciare (i loro) affari, la vita e le gare. I piloti a ora sembrano infatti dover interpretare ognuno un ruolo inedito: da Verstappen che si ritrova a trascinare una squadra in difficoltà ma di certo non vinta, a Hamilton che si gioca la posizione con Antonelli in una sfida inedita tra debuttanti. Uno (presunto) di quarant’anni e l’altro (vero) di diciotto. E poi ovviamente Piastri e Norris che, al di là di tutto, si ritrovano a giocarsi un campionato manco fossero Senna e Prost. Infine George Russell, che deve coprire il ruolo di capo squadra in un team importante come quello Mercedes senza aver ottenuto realmente grandi risultati.
La Mercedes non sta in verità davvero brillando molto: è sì seconda in classifica costruttori dietro alla McLaren, ma non sembra davvero in grado di poterla sfidare alla pari in pista. Quasi che la sconfitta contro RedBull nel 2021 abbia lasciato ferite ancora aperte e non rimarginabili.
Chi purtroppo sta interpretando ormai da sette anni sempre la stessa parte è Charles Leclerc (salvo la parentesi del 2022, ultimo anno della gestione Binotto) che si ritrova a ogni rivoluzione speranzoso fino al primo turno di libere della prima gara, per poi capire fin dall’inizio che non ce ne sta proprio di provare a vincere il Mondiale.
Tuttavia questo 2025 offre la possibilità di conoscere per davvero il carattere di questi giovani piloti. Tolti infatti Alonso ed Hamilton per un verso e Hulkneberg e Sainz per l’altro, abbiamo di fronte giovani che per la prima volta si ritrovano a tenere sulle loro spalle l’intero campionato. Il livello è altissimo e la qualità non manca in nessun team, considerato anche che l’ultima squadra in griglia diverrà già dall’anno prossimo uno dei team ufficiali del Mondiale trasmutandosi nel team Audi. Lo stesso Lance Stroll sembra peccare più in motivazione che in capacità di guida. Un tema dunque, quello caratteriale, che s’impone su tutti gli altri. Sullo stesso Norris e sulla centralità del discorso sulle sue fragilità. Forse tutto questo racconta qualcosa che appartiene più da vicino a una generazione a cui viene chiesto – al di là dei vantaggi di cui godono questi giovani campioni – sempre molto, a volte tutto e altre subito. Una generazione che sta vivendo un mondo letteralmente in subbuglio, capace di capovolgere i suoi principi in nome spesso solo delle generazioni precedenti. Giovani a cui viene addossata una nomea di privilegio spesso priva di ogni fondamento viste le difficoltà a cui devono andare incontro, e spesso com strumenti tutti da reinventare.
Questi piloti, questi giovani campioni ne rappresentano uno spicchio, per quanto esclusivo ed eccentrico. Il loro carattere e la loro voglia di emergere al di là anche della singola performance in pista denotano un senso di responsabilità e una visione che mette in ombra molti team manager un po’ troppo vanesi e un po’ troppo innamorati delle telecamere. Poco attenti al lavoro in fabbrica.
Ma ora spazio al nostro inverecondo podio dei migliori e dei peggiori. Trionfa inutile dirlo il podio stesso della gara con Piastri, Verstappen e Leclerc, mai visti tre vincitori così musoni, incazzati e neri. A Piastri non piacciono le feste, lo Champagne e le coppe, a Verstappen non piace semplicemente arrivare secondo e Leclerc non ne può più di non arrivare mai primo.
Per il podio dei peggiori va il primato a un sedicesimo Lance Stroll: va bene il papà (il suo), vanno bene anche i sogni (sempre del papà), va bene la macchina non velocissima (anche quella sempre del papà), ma insomma un così bel ragazzo e così ben abbiente forse potrebbe passare il suo tempo in un modo migliore. Albon, buon nono, ma insomma sempre un po’ troppo nervoso con team radio che se la prende più con la squadra che con gli avversari. Un po’ di calma, ché non succede mica nulla. E infine, in fondo al podio, una pista che sì fa venire i brividi, ma anche un po’ troppo. Pericolosa e velocissima in un modo che prima o poi finisce che ci si pente. Stiamo attenti!