Formula Uno: il Gran Premio di Miami tra sogno e realtà, e viva Antonelli | Rolling Stone Italia
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Formula Uno: il Gran Premio di Miami tra sogno e realtà, e viva Antonelli

Il sabato ha visto la prima pole position del diciottenne italiano, che offre una freddezza e una consapevolezza che nemmeno il Verstappen degli esordi possedeva, e l'olandese inizia ad aver paura per il futuro. La Ferrari in depressione permanente

F1 Grand Prix of Miami - Practice & Sprint Qualifying

F1 Grand Prix of Miami - Practice & Sprint Qualifying

Photo by Mark Sutton - Formula 1/Formula 1 via Getty Images

Il sabato di Miami ha messo in scena una sintesi non solo della stagione 2026, ma di tutto quello che potrà offrire la Formula uno nei prossimi anni, sia nelle posizioni di testa così come nelle retrovie. Uno spettacolo dentro al quale i piloti, l’umano lotta strenuamente contro la tecnica di macchine complicatissime e altrettanto delicate, difficili da fa funzionare per davvero e ancora più complesse da comprendere.

Perché se piloti e ingegneri sembrano spesso stupirsi delle prestazioni delle loro vetture sia in negativo come in positivo, si può solo immaginare cosa ne possono capire i commentatori e i tifosi, salvo godere dall’esterno il magnifico spettacolo di quel perenne confronto uomo macchina che è alla base della sfida tecnologica che affonda nelle radici delle corse automobilistiche dai tempi di Varzi e Nuvolari.

Il sabato ha visto così la prima pole position del diciottenne Andrea Kimi Antonelli ormai passato alle cronache sportive con l’acronimo da guerriero di AKA. Seppure nella versione sprint – un’economy della pole position, ma in cui non cambia nulla del senso della sfida a differenza della garetta (copy di Antonio Ghini) che ha tutt’altri parametri di gioco, la prestazione di Antonelli segnala ormai la fissa presenza nelle posizioni di vertice del diciottenne di Bologna che nonostante l’ansia da prima notte degli esami (a fine anno – scolastico – lo aspetta la maturità) offre una freddezza e una consapevolezza che nemmeno il Verstappen degli esordi possedeva, unità – inevitabilmente – a una freschezza che è solo un piacere da vedere.

Antonelli sembra racchiudere dentro di sé i parametri del pilota contemporaneo e del campione futuro al meglio delle possibilità. Il bolognese non eccede in freddezza come Oscar Piastri che nessuno vorrebbe incrociare in ascensore, non ha l’emotività di Lando Norris che chissà se almeno la mamma riesce a placarlo nei momenti peggiori, e ha una simpatia esplicita che manca a Max Verstappen, ma che in qualche modo attira lo stesso campione olandese.

Verstappen ha un modo di guardare Antonelli tra l’intenerito e chi sa che la propria pelle potrebbe essere appesa proprio da quel ragazzino, prima o poi. Una forma di sadica seduzione che colpisce tra loro i piloti migliori nella Formula uno. Spesso va a finire male (molto male) come tra Prost e Senna, spesso non troppo bene come tra Senna e Schumacher alle volte malissimo come tra Hamilton e Verstappen.

Così non di rado si vede Verstappen chiacchierare e forse consigliare Antonelli, consigli che probabilmente contengono anche avvertimenti da parte di chi al momento è il campione incontrastato della serie, e come se non bastasse lo conferma in serata la pole position (vera) compiuta con un raro gesto di virtuosismo, un giro magico portato a termine – come dall’inizio dell’anno – con un mezzo meccanico dichiaratamente inferiore a quello di casa McLaren.

E in qualche modo Antonelli sembra non a caso, vista la casa d’origine (Toto Wolff), riassumere e aggiornare più che le caratteristiche di Verstappen quelle di Sir Lewis Hamilton che dal giro di quelli forti nonostante una Ferrari da depressione permanente, non vuole certo uscire. Ne ha la medesima grazia felina, una durezza celata da un sorriso dolce e una rabbia che non si esplicita in una forma di scomposta aggressività in pista, ma con un senso chirurgico che si palesa nell’ottenimento rapido e feroce del primato.

Caratteristiche di cui si potrebbe avere già un’idea stasera nella gara dove Antonelli partirà a fianco di Oscar Piastri, covando una vendetta – in pista – da ottenere dopo la dura partenza nella sprint race in cui l’australiano ha mostrato subito ad Antonelli che per vincere non basta essere veloci e gentili, ma bisogna anche essere un po’ dei poco di buono (in senso buono e sportivo ovviamente).

Sempre nella sprint race, mentre Charles Leclerc andava a muro nel giro di schieramento chiudendo subito la questione, Hamilton ha mostrato quanto un vecchio pilota può diventare un pilota giovanissimo appena se ne presenta l’opportunità. Il sette volte campione del mondo ha colto un terzo posto fatto di ritmo, astuzia e coordinamento di team che gli ha regalato un sorriso infinito subito chiuso dopo la penosa qualifica serale che lo ha relegato in dodicesima posizione.

La Ferrari, ovvero la monoposto più malmostosa dello schieramento, qui a Miami pure maculata di blu nel posteriore (…) come avesse una malattia della pelle, sembra infatti non riuscire a presentarsi prevedibile nei risultati non diciamo ai suoi tifosi e al pubblico, ma nemmeno ai piloti e ai suoi tecnici. Ormai non si tratta più di capire la macchina, ma anche di capire se stessi almeno guardando le espressioni di abbandono e frustrazione che colorano i visi di Leclerc e Hamilton.

L’unico ancora a ridere (un po’ meno del solito va detto) è Frédéric Vasseur che prendendosi in carico l’onere di parlare quotidianamente con i media ormai non sa più bene che dire, salvo ripetere la solfa dei pochi decimi di distacco che pure non è nemmeno più così vera e di come mettendo tutto insieme allora sì che si potrebbe partire più avanti. Peccato che proprio i migliori in campo, Piastri e Norris non riescano praticamente mai a mettere per davvero tutto insieme il potenziale della loro vettura. E per fortuna perché se lo facessero probabilmente ora Leclerc non si troverebbe a poco più di mezzo secondo (che non è poco), ma a quasi un secondo dalla vetta (che moltissimo). Forse al posto di queste elucubrazioni misticheggianti su sviluppo, potenziale era ancora meglio il tanto perculato “Dobbiamo capire” dell’ingegnere Binotto che nel frattempo partendo dal sottoscala Sauber piazza Bortoleto (un altro di cui si parlerà molto – macchina permettendo – nei prossimi anni) subito alle spalle di Hamilton. Per non dire di Sainz che partendo sesto si mette dietro il suo attuale compagno di squadra Albon, settimo, il suo vecchio compagno di squadra Leclerc ottavo, e chi lo ha sostituito in Ferrari, Hamilton, dodicesimo. Diciamo il madrileno finalmente ottiene un bel bottino, anche lui salito su una vettura da traffico cittadino sta riscattando la perdita di un top team con la pazienza e la calma che lo ha reso tra i migliori e più esperti piloti in circolazione.

La gara promette un flebile rischio pioggia che vuol dire però che nel caso piova si allaga davvero tutto, senza mezzi termini, compreso il finto laghetto con i panfili ancorati, tipo Lego. In assenza di pioggia lo spettacolo è invece tutto nelle mani di Verstappen e di Antonelli, primo e terzo, in mezzo alle McLaren di Norris e Piastri. Gli unici in grado probabilmente di contendere la vittoria nel caso di Verstappen, la posizione nel caso di Antonelli. Tuttavia la superiorità mostrata dalla monoposto di Woking non sembra lasciare grosse speranze e dopo la gara sprint è altamente probabile un’altra doppietta.

Alle spalle si aspetta un ritorno di Russell, opacissimo fino ad ora in tutto il fine settimana, un Sainz meno irruente e più costante in gara. E poi chissà la coppia rossa o rosso blu di Leclerc e Hamilton, ormai uniti in un’unica grande seduta psicanalitica che coinvolge tutti i tifosi Ferrari. Magari scoprono che la macchina va o magari scoprono che è la solita tortura da portare quanto meno a termine, in questo caso anche la pioggia non aiuterebbe nella performance. Che tristezza.

Un po’ di gioia potrebbe poi venire dal Circo Barnum delle retrovie, con un Alonso in ostinata presenza, un Bortoleto tutto da scoprire, ma sopratutto un Bearman capace di magie da zona punti. La serata potrebbe essere elettrica, in caso contrario, pazienza, vista l’ora, non resta che dormire e magari fare sogni in cui le Ferrari mettono tutto insieme, capiscono tutto, e vincono. Che bella dormita!

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