Ci sono campi dell’ingegno umano che evolvono secondo una linea progressiva, altri, come per esempio lo sport, a volte si involvono. Si inaspriscono, e quindi capita che per andare avanti tocchi tornare indietro. Ne è un esempio l’alpinismo, dove le grandi sfide da Mesner in poi sono state segnate dall’abbandono delle tecnologie di supporto più moderne, come le bombole d’ossigeno. E lo sono, in tempi recenti, anche gli sport da combattimento. Qui parliamo del pugilato. Sotto a chi tocca.
Storia delle fasciature delle mani
Uno dei grandi casi televisivi di questo inizio 2025 è il successo della serie A Thousand Blows di Disney+. Ambientata nella Londra del 1880, la serie creata da Steven Knight, noto per Peaky Blinders, segue le vicende di Hezekiah Moscow, un giovane giamaicano coinvolto nel brutale ambiente del pugilato a mani nude. Il tutto seguendo in parallelo il nobilitarsi dello sport, che grazie alle nuove regole e soprattutto all’avvento dei guantoni entra nei salotti buoni della nobiltà inglese.
Le protezioni sulle mani infatti sono una trovata relativamente recente. Per secoli ci si è limitati a colpirsi frapponendo tra le proprie nocche e il corpo dell’avversario nella migliore ipotesi delle semplici fasciature. Nell’antica Grecia, i combattenti utilizzavano strisce di cuoio chiamate “cesti” per avvolgere le mani, offrendo una protezione minima, ma comunque più presente che nei secoli successivi. Soprattutto nel XVIII e XIX secolo, la boxe a mani nude era comune, ed è proprio con l’introduzione delle regole di Queensberry nel 1867 (quelle raccontate nella sopracitata serie) che fu reso obbligatorio l’uso dei guantoni trasformando radicalmente lo sport e migliorando la sicurezza degli atleti. Ma, come detto, lo sport non crede nel progresso scientifico lineare, e a volte torna sui suoi passi per creare qualcosa di nuovo e completamente inatteso.
Arriva la Bare Knuckle Fighting Championship
Due uomini se ne danno di santa ragione mentre intorno a loro un palazzetto dello sport pieno urla all’unisono. Se non fosse per la bizzarra forma circolare del ring, un osservatore disattento potrebbe inizialmente scambiarlo per un’incontro di pugilato, ma basterebbe un gancio portato a segno per far rendere conto della differenza. Nessuno infatti, nella Bare Knuckle Fighting Championship, indossa guantoni. Questo porta a una spettacolarizzazione estrema della boxe, con un numero di KO altissimo, incontri mediamente più veloci e colpi il cui impatto è spesso incredibilmente violento. Questa promotion americana, fondata nel 2018 a Philadelfia dall’ex pugile professionista David Feldman, è stata la prima organizzazione a ottenere l’autorizzazione per eventi legali e regolamentati di boxe a mani nude negli Stati Uniti dal 1889.
La BKFC (questa la sigla) ha introdotto un regolamento specifico che enfatizza la sicurezza dei combattenti. I match si svolgono in un ring circolare a quattro corde, chiamato Squared Circle, progettato per favorire incontri dinamici. Chi si cimenta in questo campionato non è un dilettante, né quasi mai un atleta alla prima esperienza. Spesso infatti questa è la seconda vita sportiva di chi si è già cimentato con boxe, MMA, kickboxing o Muay Thai. Il primo evento della BKFC si è tenuto il 2 giugno 2018 a Cheyenne, Wyoming, segnando il ritorno legale della boxe a mani nude negli Stati Uniti dopo oltre un secolo. Da allora, l’organizzazione è cresciuta rapidamente, con eventi in più continenti e attirando l’attenzione di figure di spicco negli sport da combattimento.
Non a caso oggi il volto della BKFC è diventato l’ex campione UFC Conor McGregor, ora comproprietario della promotion. La sua presenza contribuisce così alla crescente popolarità della promozione. Non solo: la BKFC ha stabilito partnership significative per ampliare la sua diffusione globale. Nell’ottobre 2024 ha annunciato un accordo triennale con DAZN, rendendo quest’ultimo la piattaforma ufficiale per la trasmissione degli eventi BKFC. Un circolo virtuoso che ha attratto ulteriormente combattenti di alto profilo, tra cui ex campioni UFC come Eddie Alvarez. Lo stesso che perse il titolo UFC proprio contro McGregor nel 2016.
L’arrivo in Italia della BKFC
Andrea Bicchi appare rilassato dietro la sua stazza imponente coperta di tatuaggi. Non un atleta che sta per affrontare la sfida più importante della sua carriera. Ma forse per chi è sceso nel sabbione di Santa Croce il ring americano non è più di tanto spaventoso. Questo giovane ragazzo fiorentino infatti avrà l’occasione unica di combattere nella federazione regina del pugilato a mani nude davanti al pubblico della propria città. Nel marzo 2025, la BKFC ha annunciato il suo primo evento in Italia, previsto per il 26 aprile al Palazzo Wanny di Firenze. Fa impressione vedere il nome del capoluogo toscano tra Dubai e Las Vegas, tappe di questo campionato dalle ambizioni globali.
Il motivo è chiaro: da alcuni anni a questa parte la fama del Calcio Storico Fiorentino ha sorvolato l’Atlantico, e in un certo qual modo la leggenda di questo sport in cui l’affrontarsi a mani nude non è mai venuto meno diventa un’ascendenza nobiliare a cui McGregor e i suoi hanno piacere a strizzare l’occhio. Se non aveste mai sentito parlare di questa tradizione secolare, il Calcio Storico Fiorentino potrebbe ricordare a un occhio inesperto un mix tra rugby e lotta, senza esclusione di colpi. Nella sua bizzarria, rappresenta un pilastro dell’identità culturale di Firenze.

Foto: press
Le sue origini risalgono al XVI secolo, con la prima partita documentata nel 1530, durante l’assedio di Firenze da parte delle truppe imperiali. In quell’occasione, i fiorentini organizzarono una partita in Piazza Santa Croce per dimostrare il loro spirito indomito, nonostante le difficoltà. Da allora, il Calcio Storico è diventato un evento annuale, celebrato ogni giugno in concomitanza con le festività del patrono della città, San Giovanni Battista. Il gioco vede affrontarsi quattro squadre, ciascuna rappresentante uno dei quartieri storici di Firenze: i Bianchi di Santo Spirito, gli Azzurri di Santa Croce, i Rossi di Santa Maria Novella e i Verdi di San Giovanni.
Le partite si svolgono in un campo sabbioso allestito in Piazza Santa Croce, dove i giocatori, indossando costumi tradizionali rinascimentali, si sfidano in incontri intensi e spesso fisicamente impegnativi. Negli ultimi anni, il Calcio Storico Fiorentino ha conosciuto una rinnovata popolarità, attirando l’attenzione sia a livello nazionale che internazionale, grazie anche a molti documentari. Nel 2019, il Comune di Firenze ha lanciato una campagna per candidare il Calcio Storico come patrimonio immateriale dell’UNESCO, sottolineando l’importanza culturale e storica di questa pratica.

Andrea Bicchi durante un incontro di Calcio Storico Fiorentino. Foto: press
È proprio da questo mondo che arriva Bicchi, classe ’96 e calciante dei Bianchi oltre che protagonista del ring. Il quale, nel frattempo di questa nostra chiacchierata, è diventato lo sfidante ufficiale di Chris Camozzi, detentore del titolo mondiale BKFC, dopo l’infortunio dell’americano precedentemente predestinato alla sfida, Lorenzo Hunt.
«Da subito ho capito che quel mondo mi apparteneva. Il ring mi ha insegnato il rispetto, la disciplina e il valore del sacrificio, tre elementi che mi hanno formato non solo come atleta, ma anche come persona», racconta Andrea. Dopo un percorso dilettantistico e qualche esperienza nell’MMA, nel 2022 debutta da professionista nel pugilato, vincendo i primi incontri per KO. Ma è nel 2023 che accetta una nuova sfida: il Bare Knuckle Boxing, che lo porta a conquistare il titolo europeo a novembre. Ora l’obiettivo è ancora più ambizioso, con la lega più seguita al mondo.
Come detto, molti sentirebbero la pressione. Non Bicchi, non è certo una diretta televisiva in mondovisione a spaventare. «Il Calcio Storico va oltre il concetto di competizione: è appartenenza, è storia, è Firenze. Ogni volta che scendo in campo so di rappresentare qualcosa di più grande di me. Si gioca con il cuore, con la forza e con la strategia, ma soprattutto con l’orgoglio di portare avanti una tradizione che esiste da secoli. Sul ring e nel Calcio Storico le regole cambiano, ma l’attitudine resta la stessa: non mollare mai». E sulla sfida che lo attende racconta: «Non sono il primo italiano a combattere in BKFC, ma forse il primo ad avere l’onore di farlo a casa propria. E questo rende tutto ancora più speciale. McGregor? Per me è un idolo. Sono cresciuto di pari passo alla sua grandezza: lo seguo dai suoi inizi nelle MMA, prima ancora che entrasse in UFC e diventasse la superstar che è oggi. Ha rivoluzionato il modo di intendere gli sport da combattimento, sia dentro che fuori dalla gabbia. Pensare che possa essere presente al mio incontro è una sensazione incredibile, un ulteriore stimolo per dare il massimo».

Andrea Bicchi sul ring. Foto: press
Firenze farà sentire tutto il suo calore, certo, ma il combattimento in casa ha anche le sue insidie. «L’ultima volta che ho combattuto a Firenze era il mio primo incontro da dilettante, tra il 2017 e il 2018. Tornare sul ring qui, dopo tutto il percorso che ho fatto, è qualcosa di speciale. Detto questo, combattere in casa è un’arma a doppio taglio. L’energia del pubblico ti carica, ma può anche mettere pressione. Devi essere capace di gestire l’emozione, di non farti travolgere. Adesso, però, non voglio pensarci troppo. Sono concentrato su una cosa sola: combattere. Il momento per godermi il calore del pubblico arriverà poco prima di salire sul ring».