Diego Luna: ‘Rogue One’, Cassian Andor e io | Rolling Stone Italia
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Diego Luna: ‘Rogue One’, Cassian Andor e io

La star messicana riflette sul lungo periodo in cui ha interpretato il pilota della Ribellione, dà qualche anticipazione sulla stagione finale della serie e si chiede se tornerà mai tornerà a vestire i panni del personaggio. Spoiler: mai dire mai

Diego Luna: ‘Rogue One’, Cassian Andor e io

Diego Luna in 'Andor 2'

Foto: DES WILLIE /LUCASFILM LTD.

Dopo un decennio nei panni di uno dei personaggi più complessi e tragici che abbiano mai pilotato astronavi in ​​una galassia lontana, Diego Luna è finalmente pronto a dire addio a Cassian Andor. Non aveva idea di cosa lo aspettasse quando è apparso per la prima volta nei panni di Cassian in Rogue One nel 2016, che ha poi dato vita al progetto di Star Wars più adulto di sempre, la serie Andor, creata dallo showrunner Tony Gilroy. Per la seconda e ultima stagione dello show (su Disney+ dal 22 aprile, tre episodi a settimana per quattro settimane), Luna riflette sull’importanza che il personaggio ha per lui, anticipa alcuni sviluppi e non solo.

Come ci si sente ad aver finalmente concluso una così lunga convivenza con un personaggio?
A parte essere genitore, questo è il periodo in cui ho investito più tempo in una cosa sola. Sono ormai passati anni dalla prima stagione. E non sento di aver ancora finito questo cammino, perché devo ancora doppiare in spagnolo gli ultimi tre episodi. E mercoledì inizio il tour promozionale. Non mi sono mai sentito così vicino a qualcosa di così grande. È un paradosso per me. La vita da attore era l’esatto opposto: il progetto più piccolo era sempre il più personale. E qui è strano perché, anche se si tratta di una cosa gigantesca, sembra molto personale. Sono cresciuto e ho imparato tanto. Quando ho capito che tipo di genitore sarei stato, interpretavo Cassian. Quando mi sono trasferito fuori dal Messico, interpretavo Cassian. Quando sono tornato in Messico, interpretavo Cassian. Quando è scoppiata la pandemia, interpretavo Cassian. Cassian è stato presente in momenti importantissimi della mia vita. Sono molto orgoglioso di quello che abbiamo fatto.

Com’è stato girare la scena finale, qualunque sarà?
Dato che nel frattempo ci sono stati gli scioperi (di attori e sceneggiatori, ndt), abbiamo dovuto fermarci. Quindi, quando è finita, era passato molto tempo dall’inizio. C’era un vero senso di famiglia. Ho trascorso più di cinque anni con queste persone, dire addio è stata dura. Alla fine, giravamo in uno studio a Pinewood e stavamo facendo un po’ di rifiniture. Le ultime due scene che ho girato le ho fatte da solo in una cabina di pilotaggio, l’esperienza più solitaria possibile: una macchina da presa e io, che pilotavo per l’ultima volta. Ero su un gimbal, una macchina che in realtà è come una giostra a Disneyland. È una macchina che si muove mentre la piloti. Sale, scende, trema e si schianta. Con Rogue One, la prima cosa che mi ha scioccato ed emozionato è stato quando sono entrato in una cabina di pilotaggio e ho dovuto guidare. Così ho avuto la possibilità di salire per l’ultima volta su una di queste macchine folli su cui non mi capiterà di andare mai più. Puoi fare queste cose solo se stai girando Star Wars. E quindi è stato bello: l’ultimo momento sul set, mi sono concesso di tornare al bambino che giocava nella cabina di pilotaggio, fingendo di condurre una navicella in Star Wars. E poi abbiamo organizzato un evento in cui abbiamo bevuto qualcosa. Tony [Gilroy] e io abbiamo fatto un piccolo discorso. Abbiamo ringraziato tutti e poi abbiamo proiettato una buona parte di quello che avevamo girato per questa seconda stagione. Abbiamo fatto una festa. Abbiamo girato la prima stagione durante il picco peggiore della pandemia, non c’era stata l’occasione di ritrovarci così. Quell’ultima celebrazione è stata molto intensa e molto importante per la conclusione di questo viaggio.

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La tua storia d’amore con il personaggio di Adria Arjona, Bix, si intensifica in questa stagione. Sappiamo che al momento di Rogue One Bix non fa più parte della vita di Cassian. In che modo questa consapevolezza ha influenzato il tuo approccio?
È questo che alza la posta in gioco di ogni relazione in questa serie. Se la vedete dal punto di vista di Cassian, sapete esattamente chi c’è o non c’è in questa storia. E quello che succede è che troviamo un Cassian devoto alla ribellione, disposto a sacrificare tutto nella missione che vediamo in Rogue One. Credo che diamo per scontato ciò che dice in Rogue One: “Ho sacrificato tutto per la ribellione”. Sembra solo una battuta da film, ora sappiamo che non lo è. Sappiamo che c’erano delle relazioni, c’era amore, c’era amicizia, c’era lealtà, c’era anche tradimento. C’è così tanto che quest’uomo si porta dietro quando arriva nell’universo di Rogue One. E in questa stagione lo esploreremo. Sarà molto interessante per il pubblico che ha amato Rogue One rivedere il film ora, dopo aver visto Andor. Se avete amato il film, scoprirete tanti altri aspetti di cui non eravate a conoscenza. Il rapporto con Jin in Rogue One, ad esempio, ora potete leggerlo in modo diverso. E sì, è come ogni rivoluzione. È anche tragica, perché le rivoluzioni sono piene di perdite, di dolore e di oscurità. Il punto più basso è quando sacrifichi tutto perché non ce la fai più. E troviamo tutti questi personaggi in quella situazione. Diventerà tutto sempre più complicato e carico di emozioni, perché ogni decisione riguarda la perdita o meno di qualcosa. È uno scenario molto interessante, perché conosci il finale e da lì inizi a costruire il retroscena. E Rogue One è un film molto interessante di cui scrivere il retroscena, per come finisce e non solo.

Uno degli aspetti che distingue Andor, sia come serie di Star Wars che come serie di genere, sono le sue molteplici sfumature morali, che diventano sempre più complesse. Cosa pensi del percorso morale di Cassian?
All’inizio lo vediamo molto cinico, con una prospettiva piuttosto egocentrica su come affrontare la vita. E questo inizia a cambiare nel corso della prima stagione. Quando incontra Luthen, impara molto da lui. Ma è alla costante ricerca di una comunità, di una famiglia. È il classico percorso dell’orfano. Non ha problemi a eseguire un ordine [di uccidere] se crede che sia per le giuste ragioni, ma si preoccupa per le persone. Essere un migrante e un orfano è sempre alla base delle sue decisioni. Quando crede di appartenere a una comunità, a un gruppo di persone o a una famiglia, fa di tutto per difenderla, a prescindere da qualsiasi cosa. Non si ferma a pensare se sia giusto o sbagliato, e questo è un grande cambiamento che vediamo nel personaggio nella prima stagione. All’inizio del nuovo capitolo, si impegna per le persone, non ancora per la causa. Lo fa per la sua comunità. Per la sua gente. È questo che lo rende un personaggio al quale ci si può affezionare, perché non importa quanto a volte possano sembrare sbagliate le sue azioni, è sempre lì a proteggere coloro a cui tiene e in cui crede.

La differenza tra Luthen e Cassian si fa davvero sentire in questa stagione. Luthen farebbe qualsiasi cosa per la causa. Cassian farebbe molte cose, ma ci sono dei limiti che traccia più chiaramente. Come la vedi tu?
Cassian fatica a credere di poter essere un leader. E probabilmente Luthen crede un po’ troppo nella sua leadership. In questa stagione, Cassian si sta concedendo di provare cose che non si era mai concesso prima. Quindi il rischio di perderle diventa piuttosto centrale nelle sue decisioni. E, ancora una volta, questa è la bellezza della scrittura di Tony. Se c’è un’opportunità per rendere le cose più complesse, la coglierà, e per Cassian molte cose accadono per la prima volta in questa seconda stagione: la lotta per fare le sue scelte diventa sempre più drammatica.

È stato rivelato che in questa stagione ritroveremo K-2SO, il droide di Rogue One interpretato da Alan Tudyk.
Il bello di questa stagione è che finisce minuti o secondi prima di incontrare Cassian in Rogue One. Quindi tutto ciò che serve per arrivare a Rogue One lo vedrete, e ovviamente questo coinvolge K-2SO e molti altri personaggi.

Come funziona con Alan sul set? Indossa una tuta da motion capture, giusto?
Vedo i suoi occhi. Sta seduto, e la sua testa è dove dovrebbe essere quella di K-2SO. La sua faccia è piena di puntini e indossa una tuta molto poco lusinghiera, pure lei piena di puntini ovunque: è molto stretta, come una muta da sub. Ma una volta superato il disagio di stare con qualcuno vestito in quel modo, va tutto alla grande. Alan è un attore fantastico. Sta dando a K-2SO un umorismo molto dark, molto particolare, perché non ha filtri. Quel droide è programmato per essere onesto, e non vediamo molti personaggi così onesti e acuti. E, come attore, Alan è molto generoso. Penso che nella commedia questa sia la grande differenza: quando qualcuno sa giocare per la squadra. Alan è così. Perciò è una gioia giocare con lui.

Cosa ti mancherà di più del personaggio e dell’esperienza in questa serie?
Mi sono sentito molto a mio agio con Cassian. Sono riuscito a capirlo profondamente. Questo mi ha permesso di esplorare aspetti che probabilmente non avevo mai indagato prima, di riflettere sul comportamento umano in un modo che non ero mai stato in grado di fare. E l’intero scenario fantascientifico rende molto piacevole correre rischi, spingersi oltre. Ti permette di prendere decisioni coraggiose, e tutto questo mi mancherà. Mi mancherà quell’universo. Mi mancherà quella libertà. Mi mancherà anche la sensazione di essere su un set così gigantesco, con tutti quegli strumenti, eppure con una storia così intima da raccontare. In qualche modo quella dicotomia, quel contrasto, non l’avevo mai trovato prima, e non so se lo ritroverò mai più, perciò è qualcosa che mi mancherà. E poi le persone, la complicità con Tony, con [la produttrice esecutiva] Sanne [Wohlenberg], con Kathy [Kennedy], con tutto il cast. Ho incontrato voci, artisti e amici davvero straordinari, che mi mancheranno moltissimo.

Se venissero da te e ti dicessero: “Stiamo girando questo nuovo film o serie di Star Wars e abbiamo bisogno di Cassian per tre scene”, torneresti a interpretarlo di nuovo? O senti di aver chiuso il capitolo con questo personaggio?
No, senti: risponderò la stessa cosa che ho risposto alla fine di Rogue One. Sono soddisfatto di tutto quello che ho fatto. Sono felice, e penso di aver finito. Giuro, è esattamente quello che ho detto dopo Rogue One!

Da Rolling Stone US

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