Giulia Vecchio è la rivelazione dell’ultimo ‘GialappaShow’ | Rolling Stone Italia
Miss comicità

Giulia Vecchio è la rivelazione dell’ultimo ‘GialappaShow’

Le parodie di Milly Carlucci e Monica Setta dai Gialappi l’hanno definitivamente consacrata. Ma prima ci sono stati il teatro “serio”… e Miss Italia (!). Intervista semiseria

Giulia Vecchio è la rivelazione dell’ultimo ‘GialappaShow’

Giulia Vecchio

Foto: press

Giulia Vecchio non ha dubbi: se continua così (cioè benissimo), l’anno prossimo non chiederà un aumento ai Gialappi. Pretenderà direttamente la sedia rimasta vuota tra loro. «Dopo il signor Carlo, la signorina Jolie: voglio essere la terza Gialappa, mi sembra il minimo». Scherza, o forse no, perché se c’è una nuova rivelazione al GialappaShow è proprio lei. Entrata quasi da perfetta sconosciuta – il pubblico di Bar Stella e Rai 2 non è esattamente lo stesso di TV8 – Vecchio ha conquistato tutti prima con la sua “donna straordinaria” Monica Setta e poi con la parodia, azzeccatissima, di Milly Carlucci. Il suo talento ha fatto subito breccia anche tra gli addetti ai lavori, tanto che la nostra è già stata assoldata pure come new entry a Comedy Match, dal 1° maggio sul canale Nove.

E dire che “nasci” attrice…
In realtà si chiude un cerchio, e finisce pure una paura. Quando ho iniziato a fare teatro, la mia insegnante di Brindisi mi faceva sempre notare la mia vena comica: “Tu fai anche ridere”, ripeteva, cercando di dirottarmi su pezzi comici o che comunque potessero mettere in luce questa mia qualità. Io invece volevo fare il dramma: la tragedia greca, quella che studiavo al liceo – vabbè, per modo di dire: avevo sempre il debito in latino e greco – ma che a teatro prendeva corpo e diventava interessante, vivida, travolgente.

Non dirmi che facevi parte di quelli che “il comico e la commedia sono un genere di serie B”?
Era più che altro una questione di sicurezza. Ci tengo a sottolineare che ero molto, molto giovane! Quindi facevo i ragionamenti di un’adolescente che capiva di essere identificata come “la bella” e là voleva restare: era come avere un posto sicuro nel mondo, mentre la comicità è un cortocircuito in più, che si gioca tutto sull’improvvisazione. Recitare è un mestiere che ti impone di tenere i canali emotivi sempre aperti: ci sono dei momenti in cui hai bisogno di avere “tanta armatura”, altri dove sai che ti puoi lasciare andare. Inoltre la comicità era una corda così forte e naturale che non capivo che bisogno ci fosse di studiare. Invece è un’arte complessa come qualsiasi altra cosa. Ti dirò di più: probabilmente necessitavo di macinare più vita e di inanellare esperienze, per poter tirare fuori in maniera leggera questo lato di me.

Quindi fin da ragazzina avevi una verve brillante?
Alle medie studiavo con dei maschi scapestrati, simpaticissimi, così quando al liceo mi sono ritrovata in un classe di sole ragazze ho patito la mancanza di un gruppo di cazzari con cui ridere insieme. Morale: ho cercato di sopperire per tutti tramutandomi in una sorta di giullare asessuato. Ero quella che alle interrogazioni cercava sempre di fare ridere.

GialappaShow - Milly Carlucci intervista Greta Scarano

Eri pure un po’ secchiona?
Zero. Mi addormentavo puntualmente sul water.

Prego?
Mi piaceva molto parlare di letteratura, decisamente meno studiarla. Ero quella dei recuperoni: il giorno del compito in classe mi alzavo alle 6 con l’ansia a mille, chiedendomi perché mai non avessi studiato per tutta la settimana. Così cercavo di recuperare in un’ora, mentre stavo sul water, tutto quello che avrei dovuto apprendere in un mese come se fosse un’impresa possibile. Alla fine mi addormentavo in bagno. Non ero nemmeno brava a intortarmi i professori durante le interrogazioni. L’unica cosa che mi salvava in corner erano la buona memoria visiva e la capacità di esprimere i concetti in una maniera più variopinta rispetto agli altri compagni.

Hai detto che hai capito di voler fare l’attrice in gita al liceo, guardando il teatro greco. Un caso di sindrome di Stendhal?
Tieni conto che io venivo da Brindisi: ok, da me c’era il Teatro Verdi, ma la sua frequentazione non era una forma d’arte percepita come catarsi comune. In Grecia, invece, eravamo tutti sotto quel cielo immenso, in questo teatro greco antichissimo dove gli attori portavano in scena un dramma umano che interpellava ognuno di noi. “Io voglio stare lì”, ho pensato.

Però, come prima cosa, ti sei iscritta a Miss Italia. Non è molto coerente.
In realtà è stato mio padre.

Tuo padre?
In casa mia si era sempre molto parchi di complimenti. Mai un “brava”, né un “sei bella”. Zero. Lo dicevano semmai gli altri, che continuavano a dirgli: “Tua figlia è così carina, perché non la mandi a Miss Italia?”. Così lui l’ha fatto davvero, e secondo me è stato il suo modo per dirmi, con un gesto, che mi stava pensando. Dopodiché è successo tutto in modo incontrollato: dalla Puglia sono passata a Salsomaggiore Terme e… alla prima serata, mi hanno cacciata. Eliminata.

Quindi non hai fatto in tempo a dire che volevi “la pace nel mondo”?
Purtroppo no. Però mi sono rifatta nei giorni seguenti: la mia insegnante di Brindisi – quella che mi spingeva a tirare fuori la verve comica – mi ha proposto di scrivere un monologo su Miss Italia. Quindi interpretai una romagnola che ammazzava la sua rivale con la forbicetta per le unghie.

Ora arriva la parte dove mi dici che hai patito l’essere bella.
In realtà l’ho sofferto un po’ solo a Brindisi, perché era un contesto provinciale che viveva di etichette. Ricordo che attiravo gli sguardi degli uomini grandi, mi facevano molti apprezzamenti… Quando però, finito il liceo, sono stata presa al Piccolo di Milano per studiare recitazione, tutto questo è svanito. Era un contesto molto protetto che metteva al centro la creatività, lo studio, il gioco: la bellezza era solo una parte di te. C’era anche molta libertà nel vestirsi come si voleva.

GialappaShow - Robba de donne

Da lì, parti a razzo: inizi subito a fare teatro e debutti pure in tv con Il paradiso delle signore. Poi?
Poi è iniziata la parte difficile: fino a quel momento era arrivato tutto subito e in fretta, ma quando finì il serale del Paradiso delle signore il percorso è stato in salita. Facevo i provini ma per motivi diversi – che ignoro – le porte a volte mi si chiudevano. Che poi, io non capisco: perché non spiegano mai il motivo dei “no grazie”? A me sarebbe utile, mi aiuterebbe a migliorami. Basterebbe mandare una mail generica dove si dice che è stata presa un’altra persona che corrispondeva a queste caratteristiche – segue elenco – e lì capisci, per esclusione, che tu non le avevi. Già il mondo degli spot a Milano è diverso: c’è più cura nel dire “non sei stato preso”.

Possiamo dire che, per quanto riguardo la Vecchio comica, Stefano De Martino è stato il tuo Pippo Baudo?
Sì, è una definizione azzeccatissima. Aveva scoperto Contenuti Zero sui social e ci ha chiamato come gruppo per Bar Stella. Abbiamo fatto degli sketch inediti tra cui quello dei dialetti, che ho fatto da sola, e che si è distinto come uno dei più riusciti. Gli devo davvero molto: mi ha lanciata lui, e ora i Gialappi.

È vero che, prima della chiamata a Bar Stella, tu e Carlo Amleto stavate meditando di andare a cantare ai matrimoni?
Sì, è così. Era il periodo Covid e dovevamo sbarcare il lunario: lo spettacolo di Contenuti Zero, che facevamo insieme, era stato annullato perché i teatri erano chiusi.

Voglio assolutamente sapere la scaletta.
Ti dico solo che c’era Figli delle stelle di Alan Sorrenti mash-uppata con Ciuri ciuri. Una bomba.

Secondo me avreste fatto milioni.
I nuovi Al Bano e Romina. Sicuro.

Intanto credi che Milly Carlucci ti chiamerà in autunno come concorrente a Ballando con le stelle?
Dici? Mai dire mai, ma io punto a rifare il GialappaShow e diventare la signora Jolie. Comunque so che Milly è rimasta contenta: pare la consideri una delle imitazioni più belle. Sono felice perché ci abbiamo lavorato a lungo, per mesi. Non basta avere una bella idea: serve la giusta chiave comica, un autore con cui sei in sintonia – qualora il comico non sia anche autore – e poi bisogna costruire il personaggio, farlo vivere, dargli una voce, una postura. A differenza di come la pensavo da giovane, c’è un grosso studio dietro ogni risata che si strappa.

Giulia Vecchio nei panni di Milly Carlucci. Foto: Jule Hering

Monica Setta invece è stata un po’ meno felice. Hai avuto modo di sentirla?
Mi ha chiamata, ci siamo parlate e con me è stata molto carina. Mi ha espresso la sua preoccupazione che l’immagine proposta fosse troppo distante da quella reale. Mi spiace se c’è rimasta male e ho cercato di rassicurarla perché le parodie sono per loro natura delle esasperazioni. A differenza delle imitazioni, che devono essere fedeli, le caricature estremizzano tic, vezzi, voci, per dare vita a dei caratteri. Ognuno di noi ha una caratteristica comica che si porta dietro. Per esempio, io quando rido tendo a chiudere un occhio più dell’altro.

Altre parodie all’orizzonte?
Per il Grande Fratello RIP sarò una vecchia antenata di Monica Setta che ha fatto la storia del nostro costume. Di più però non posso svelare.

Senti, ma a questo punto, chi se ne frega della carriera d’attrice: meglio fare la comica, no?
No! Sei matta? Paola Cortellesi ha spalancato non una porta ma un orizzonte intero, dimostrando che si può essere sia delle grandi comiche che delle grandi attrici. E io è là che voglio arrivare.