Loading...
Qual è il futuro della musica? Quali artisti stanno già creando oggi le linee guida da seguire per i suoni di domani? Con Future 25 abbiamo provato a rispondere a queste domande, con un occhio di riguardo per la scena italiana e per quel che sta accadendo ovunque nel mondo, non solo negli Stati Uniti e Inghilterra, tra pop, rock, urban, elettronica, cantautorato e sperimentazione

Qual è il futuro della musica? Quali artisti stanno già creando oggi le linee guida da seguire per i suoni di domani? Con Future 25 abbiamo provato a rispondere a queste domande, con un occhio di riguardo per la scena italiana e per quel che sta accadendo ovunque nel mondo, non solo negli Stati Uniti e Inghilterra, tra pop, rock, urban, elettronica, cantautorato e sperimentazione

100gecs
100gecs
Foto di Christaan Felber
100gecs

Potrebbero essere il futuro, potrebbero sciogliersi domani. Laura Les e Dylan Brady sono imprevedibli e matti (è un complimento), rocker-non-rocker usciti dall’area hyperpop per fare una musica che somiglia alla nostra vita digitale, nel senso che salta in modo frenetico da un suono all’altro, da una suggestione all’altra. Sono i figli sani dell’all you can eat musicale, di questo tempo in cui la storia del pop è a portata di clic, pronta per essere frammentata e consumata nel giro dei pochi minuti di una canzone, magari con l’aggiunta di un ritmo su cui pogare e un testo mezzo serio e mezzo nonsense. Ciaone, retromaniaci. Viva la PC Music portata al Warped Tour.

Andrea Laszlo
De Simone
Andrea Laszlo De Simone
Foto di Ivana Noto
Andrea Laszlo
De Simone

Andrea Laszlo De Simone s’è ritagliato un posto tutto suo in un’epoca in cui sembra che non vi sia più bisogno di cantautori, diciamo così, classici. Eppure lui c’è, col suo modo di raccontare la vita e la morte in modo secco e allo stesso tempo poetico, candido e struggente. E che talento ha nel recuperare i modi della grande tradizione della canzone d’autore italiana (e un po’ francese) senza nostalgia. Sono anni che non ne sbaglia una: Vivo, I nostri giorni, Il regno animale, quest’ultima contenuta nella colonna sonora che ha scritto per il film di Thomas Cailley e che è stata premiata con un César. In un mondo di musica svalutata e di scorciatoie per il successo, lui ha deciso di seguire il consiglio del padre: nel dubbio, prendi sempre la strada più lunga.

angelina mango
angelina-mango
Foto di Andrea Bianchera
angelina mango

Che la ragazza avesse stoffa l’avevamo capito dagli esordi. E dopo essersi fatta notare ad Amici, quest’anno Angelina si è presa l’Italia vincendo il Festival di Sanremo con la La noia (oltre ad aver fatto emozionare l’Ariston con la cover di uno dei classici del padre). In attesa del suo primo vero album, in uscita prossimamente, Angelina si prepara per l’Eurovision 2024. Total!

anna
angelina-mango
Foto di Gabriele Micalizzi
anna

Nel 2020 la sua Bando è stata il fenomeno virale dell’anno. In mezzo è successo un po’ di tutto tanto che da ragazzina spezzina con un sogno, Anna è diventata l’artista femminile più ascoltata in Italia su Spotify nel 2023. A inizio 2024 è uscito I Got It, brano che inaugura la collaborazione con l’etichetta americana Republic Records (parte di Universal Music Group che cura, tra i tanti, Nicki Minaj, Drake, The Weeknd, Ariana Grande e Taylor Swift) che sarà partner discografica del progetto negli States. L’ambizione c’è, il talento pure. Che cosa ti serve? I got it.

Any Other
any-other
Foto di Ludovica De Santis
Any Other

Chi ha talento ha futuro, ecco perché Adele Altro è nella lista dei Future 25 pur non essendo una popstar. È una musicista vera, cosa che oggi non è così scontata, ha una visione e una percezione forte delle cose che è “benedizione e condanna” (parole d’una sua canzone). Gente così può far di tutto. Lei suona nelle band degli altri (vedi ad esempio Colapesce Dimartino), carica cover su Bandcamp, fa parte di un collettivo di dj, raccoglie fondi, gira l’Europa in concerto, pubblica album a proprio nome. L’ultimo è Stillness, Stop: You Have a Right to Remember ed è così bello che non sembra neanche italiano (e non perché è cantato in lingua inglese). Nel futuro che vorremmo vedere ci deve essere spazio per musicisti come lei.

Baby Gang
baby-gang
Foto di Gabriele Micalizzi
Baby Gang

Il rapper italiano più ascoltato all’estero è anche il più controverso. Al centro delle cronache sia musicali che giudiziarie, Baby Gang racconta la sua vita come un gangster movie tra penitenziari, storiacce di strada, vanterie, rivendicazioni, maria e pussy. Cerca riscatto e rispetto, non è mai accomodante, ma anzi ama spararle grosse. Titola gli album Delinquente e Innocente, e la sua vita e le sue canzoni sembrano oscillare fra quei due estremi. A volte sembra uno che fa una cazzata dietro l’altra, a volte sembra quasi saggio, come quando dice che sarà libero solo quando riuscirà a pareggiare il male col bene. Il rap italiano del futuro passa attraverso le seconde generazioni.

Caterina Barbieri
Caterina Barbieri
Foto di Furmaan Ahmed
Caterina Barbieri

Che certa musica sperimentale e colta potesse raggiungere un pubblico così ampio e giovane non era affatto prevedibile. Ma il rinascimento attuale della musica ambient e elettroacustica è riuscito ad insinuarsi nelle frange più hip, trasformando la sintesi modulare in "cosa da giovani". Tra gli artisti che si sono impegnati a costruire questi nuovi spazi di ascolto e di produzione c’è sicuramente Caterina Barbieri, il diamante più luminoso (e riconosciuto a livello internazionale) di questo nuovo movimento: i suoi continuum sonori – da Patterns of Consciousness a Ecstatic Computation – hanno la straordinaria capacità di creare emotivi varchi spazio-temporali in cui disciogliersi.

Central Cee
Central Cee
Foto di Jack Bridgland
Central Cee

Central Cee è il rapper inglese del momento. Un momento decisamente lungo, che va avanti almeno dal 2022, ovvero da quando ha pubblicato il suo secondo album, 23, e una hit di caratura mondiale come Doja (sì, il riferimento è proprio a Doja Cat). Central Cee ha il merito di aver messo la drill inglese sulla mappa dei generi urban, riuscendo a superare agilmente i confini della terra d’Albione pur rimanendo incredibilmente fedele alle sue origini. Difficilmente troverete un driller così atipico e avvincente, dal flow alle rime.

Daniela Pes
Daniela Pes
Foto di Piera Masala
Daniela Pes

E chi lo immaginava che si sentisse il bisogno, in giro, di una musica del genere? Daniela Pes non è la tipica cantante pop e questo la salva dall’ovvio. Canta in una lingua inventata, si muove tra folk ed elettronica, il suo primo album Spira è prodotto da Jacopo Incani/Iosonouncane. Lei dice che il suo disco-mondo non è difficile, è solo complesso. La musica del futuro è un flusso che porta con sé anche tracce d’un passato geolocalizzato, arcaico e trasfigurato.

Domi & JD Beck
Domi & JD Beck
Foto di Tehillah De Castro
Domi & JD Beck

A poco più di 40 anni (non ciascuno, ma in due) hanno reso il jazz di nuovo figo persino per chi considera i Sons of Kemet roba da vecchi. Lui batterista, lei tastierista, suonano da quand’erano in età prescolare. La gavetta l’hanno fatta studiando off line e stupendo tutti on line con una serie di video su YouTube. Oggi sono apprezzati dai grandi e hanno davanti a sé un futuro tutto da scrivere, bilanciando come sanno fare ricercatezze ultranerd e accessibilità pop. Ma poi, li avete visti questi due?

Geolier
Geolier
Foto di Matteo Baglioni
Geolier

Il 2023 è stato l’anno di Napoli, ma anche e soprattutto quello di Geolier. Il rapper di Secondigliano si è conquistato il primato di disco più ascoltato dell’anno su Spotify con Il coraggio dei bambini, un album che unisce melodia e rime dense, ribadendo la propria potenza di fuoco con un primo Sanremo da sogno. L’uso del dialetto napoletano, una street credibility forte, il rispetto di tutta la scena: il rap è cosa di Geolier, non ci sono dubbi.

Liberato
Liberato
Foto Press
Liberato

L’architetto senza volto del nuovo suono napoletano è stato fin dal principio un artista ancorato al presente, con affaccio all’estero. Sottraendo la propria immagine allo sguardo del pubblico, ha messo al centro un immaginario dove s’incontrano avant pop, discoteca, canzone neomelodica. Il successo di Napoli negli ultimi anni nello sport, nel cinema, nella musica è anche un po’ suo. La sua capacità d’essere post moderno e di fare le cose coi suoi tempi e modi rappresenta un’ipotesi praticabile di pop per il futuro.

Madame
Madame
Foto di Andrea Bianchera
Madame

Madame è una delle figure più interessanti e mature emerse negli ultimi anni sulla scena musicale italiana. È urban, è rap, è pop, è una cantautrice. A 22 anni ha già cambiato pelle diverse volte anche perché la sua prima hit, Schiccherie, è uscita nel 2018, quando era appena sedicenne. Nel suo ultimo disco, in un’epoca di cantanti che non vogliono scontentare nessuno, canta d’amore, sesso e desiderio in modo libero. Cosa c’è dopo? Non lo sappiamo, ma non vediamo l’ora di scoprirlo. Come direbbe Britney: Gimme more.

Mahmood
Mahmood
Foto di Jack Henry
Mahmood

È la popstar per eccellenza di questo paese. Dopo il travolgente successo di Soldi, bissato da Brividi in coppia con Blanco (entrambe hanno vinto il Festival di Sanremo), ha saputo rinnovarsi, cambiare, osare. Dentro il mondo di Mahmood c’è tutto: testi, produzioni internazionali (nell’ultimo album ci sono Slim Soledad e Angèle), voce, outfit e coreografie (Tuta Gold, anyone?). Finalmente sembrano averlo capito tutti.

NewJeans
NewJeans
Foto di Nikolai Ahn
NewJeans

Le NewJeans sono un piccolo glitch nel mondo del k-pop. Certo, anche loro, come altre idol del loro tempo, sono coloratissime, super cool, incredibilmente alla moda, ma è nella musica e nei video (il doppio clip di Ditto parla da sé) che stanno cercando altre soluzioni per uscire dal copy-paste dell’EDM/urban massimalista che contraddistingue le sonorità tipiche del genere. Il loro ultimo EP, Get Up, scritto dal talento inglese della 2-step Erika de Casier, porta le NewJeans in una dimensione sonora inedita per il k-pop: una piccola rivoluzione qualitativa.

Peso Pluma
Peso Pluma
Foto di Arensovski
Peso Pluma

È uno dei cantanti messicani più famosi al mondo e ha solo 24 anni. Il 2023 ha portato la sua voce ovunque, facendogli conquistare record e classifiche. È tra i più audaci ambasciatori della corridos tumbados, genere che deriva dalla musica tradizionale latina e messicana, ma lo è diventato riscrivendone le regole. «Sono orgoglioso di essere in grado di mostrare le mie radici, da dove veniamo, cosa ci piace ascoltare e cosa facciamo», ha detto. Se non lo conoscete ancora è questione di momenti.

Rondodasosa
Rondodasosa
Foto Press
Rondodasosa

Spesso in Italia si è faticato a tradurre alcune wave urban con una certa credibilità. Il rischio che lo stesso accadesse con la drill – sottogenere della trap nato più di una decina di anni fa a Chicago – era decisamente elevato ma Rondodasosa e il suo collettivo Seven7oo sono riusciti a mettersi in fretta sulla mappa europea creando relazioni e collaborazioni con artisti internazionali fondamentali come Central Cee. L’estetica c’è tutta, per il suono c’è ancora spazio per un ulteriore salto verso il futuro.

Rose Villain
Rose Villain
Foto di Clara Novelli
Rose Villain

Dopo la collaborazioni con alcuni dei più importanti rapper del nostro paese (ne diciamo due, Salmo e Guè), Rose Villain ha iniziato a ballare da sola, trovando il suo spazio e la sua voce, a metà tra pop e rap. Da New York a Milano passando per Sanremo, rimanendo sempre un misto tra un «maschiaccio rock e femme fatale», che quest’anno ha fatto Boom. Anzi, Click Boom!

Tedua
Tedua
Foto di David LaChapelle
Tedua

Se la musica urban ha un futuro in Italia, quel futuro è Tedua. L’artista di Cogoleto con la sua Divina Commedia è riuscito ad aggiungere un layer alla trap e al rap conferendogli una nuova e agognata tridimensionalità. Il suo flow inevitabilmente fuori griglia si è trasformato da difetto a marchio di fabbrica, i testi sono saliti di livello introducendo elementi di critica sociale e politica e la sua immagine ha sbaragliato la concorrenza grazie alla collaborazione con David LaChapelle. Semplicemente uno step avanti a tutti.

Teezo Touchdown
Teezo Touchdown
Foto di Aijani Payne
Teezo Touchdown

Se il futuro della musica sta anche nella miscela dei generi che vengono decontestualizzati e utilizzati liberamente, vecchio e nuovo, bianco e nero, cool e uncool, Teezo Touchdown è uno da tenere d’occhio. Prende l’hip hop, lo mischia col rock e la sua iconografia fatta di pelle e borchie. Ha collaborato con Lil Yachty, Travis Scott e Drake, che gli hanno insegnato a non vergognarsi d’essere maldestro. La vita da popstar può iniziare anche dopo i 30 anni.

Thasup
Teezo Touchdown
Foto di Leonardo Ruffo
Thasup

In Italia, la trap e il pop di oggi devono molto alle intuizioni e alle contaminazioni di Thasup (il fu Tha Supreme). Seppur giovanissimo – il suo disco d’esordio 23 6451 uscì nel 2019 quando aveva appena 18 anni – Davide Mattei è stata l’ultima grande rivoluzione melodica della scena urban dove i suoi aggrovigliati intrecci melodico-testuali sono stati un fulmine a ciel sereno capace di squarciare la monotonia. Insieme alle sue produzioni (il ragazzo rappa-canta-produce) ha creato un ponte tra generi unico e personale, un pop del futuro.

The Last
Dinner Party
The Last Dinner Party
Foto di Kimberley Ross
The Last
Dinner Party

È uno sporco lavoro far canzoni pop spudorate e anche un po’ rétro, piene di riferimenti al passato, dai classici anni ’70 a Florence & The Machine passando per la new wave. È uno sporco lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare e raccogliere il pubblico insoddisfatto dalla musica che gira attorno. Lo fanno e bene le Last Dinner Party, gruppo tutto femminile che canta di temi attualissimi, dall’insicurezza al dolore, dal sesso al femminismo. Sono le predestinate del pop-rock inglese e hanno fatto un percorso alla vecchia, suonando, suonando e suonando prima di debuttare con l’album Prelude to Ecstasy. Se questo è il preludio, aspettiamo la fuga.

Thru Collected
Thrucollected
Foto Press
Thru Collected

Rap, pop, hyper-pop, elettronica. Il Thru Collected, ampio collettivo multidisciplinare di Napoli, è stata la vera spinta innovatrice per la musica italiana sotterranea di questo ultimo biennio. Spuntati dopo la pandemia come fiori dalle scorie nucleari, i Thruco con Discomoneta e Il grande fulmine – un’overdose totale di 50 tracce – stanno provando l’impresa impossibile di ricostruire un underground nella penisola. E la convinzione, così come il talento, sono dalla loro.

Venerus
Venerus
Foto di Sha Ribeiro
Venerus

È lo sciamano della musica italiana. Immerso in un immaginario sognante e spirituale, il cantautore ha saputo costruirsi un'identità precisa, seguendo come primo riferimento sempre e solo la passione per la musica e per i live. Il suo ultimo disco è stato registrato in presa diretta, senza singoli, senza feat, senza post produzione. Siamo pronti per altra magia.

Young Miko
Young Miko
Foto di Thalia Gochez
Young Miko

Artista queer della scena urbano music (o latin urban), la portoricana Young Miko si è conquistata la notorietà con un EP (Trap Kitty del 2022) e una serie di collaborazioni importanti come Karol G, Bad Bunny, Tokischa e Bad Gyal, Arcángel e Bizarrap, in cui il suo flow ruvido e delicato – spesso condito da immagini sconce e erotiche – si è fatto subito riconoscere. Da tatuatrice a nuova star latina il passo è stato veloce, e ora Young Miko vuole cambiare le cose da dentro, sia per lei che per la comunità queer.