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Lucia
Annunziata

Direttore Huffington Post

Lucia Annunziata

Direttore Huffington Post

  • Esordisce così Lucia Annunziata, direttrice di Huffington Post, già direttrice del Tg3 e di ApBiscom:
  • Io in vita mia non sono mai stata querelata. E non credo che si possa dire che non ho ricoperto ruoli scomodi, o che io abbia mai fatto un giornalismo accomodante.
  • Possibile? Neppure una?
  • In realtà ne è arrivata una soltanto all’Huffington, ma per un blog. Quindi direi che, sia a livello personale che di redazione, siamo immacolati. Smentite sì, querele mai.
  • E minacce di querela?
  • Qualche minaccia, forse, nel tempo c'è stata. Ma querelare o minacciare querele contro i giornalisti molto spesso è solo un tentativo di dissuasione perpetrato dai più colpevoli.
  • Trova giusto che oggi, di fronte a numeri che parlano di un uso sempre più temerario e disinvolto delle querele, con il 70% che viene archiviato dal gip, non ci sia nessuno strumento giuridico di dissuasione nei confronti di chi abusa di questo mezzo per spaventare o silenziare la stampa?
  • Tutto può essere utile, anche se metterla sul piano della difesa legale significa incamminarsi su un terreno scivoloso. Per questo credo che prima di una legge occorra un'attenzione a monte. Provo a spostare la riflessione un passo indietro: a mio avviso la battaglia contro le querele temerarie va combattuta prevalentemente all'interno delle redazioni. Il ruolo del direttore e il modo in cui si affrontano certi argomenti sono cruciali. C’è sempre un modo per scrivere anche cose scomode, con le spalle coperte. Ci vuole un grandissimo lavoro, bisogna essere certi di quello che si scrive, verificare tutto. Se hai in mano una materia molto scottante, togli gli aggettivi. Ricorri a una descrizione asciutta e incontestabile dei fatti, evita ogni passaggio che possa essere spacciato come una speculazione. Questo rigore è il primo strumento contro i querelatori temerari.
Io in vita mia
NON SONO MAI STATA
QUERELATA
  • Parlavi anche del ruolo del direttore.
  • Che in questo senso è fondamentale. Chi ricopre il nostro ruolo deve passare ogni pezzo, essere sicuro delle cose che vanno in pagina. Poi se qualcuno decide di minacciare si accomodi; se abbiamo operato in modo rigoroso non possiamo farci intimidire. In questo senso la messa in sicurezza di un giornale è un atto collettivo e occorre anche un impegno diretto del direttore in difesa del giornalista.
  • Questi principi sono validi anche per il giornalismo d'opinione?
  • Sul giornalismo di opinione, l'area è molto più sfumata. È un campo in cui te la devi giocare con qualche rischio in più, perché la casistica è decisamente più controversa ed è un'area in cui la guerra è forte. Eppure anche qua si possono individuare le zone di pericolo a monte.
  • Il web e le nuove testate in questo senso secondo te hanno cambiato qualcosa circa la questione libertà di stampa?
  • Se partiamo dall'assunto che la maggior parte delle querele servono a intimidire i giornalisti, il fatto che oggi queste crescano esponenzialmente con l’aumentare delle testate, significa che probabilmente si stanno indebolendo i media; così quello che dovrebbe essere uno strumento di tutela giuridica diventa un'arma di terrore di massa... la quale, fra l'altro, ultimamente, è usata non soltanto contro i giornalisti, ma, in rete, anche contro gli utenti. Capita sempre più spesso di imbattersi in persone che minacciano pubblicamente querele non soltanto nei confronti di un giornale o dell'estensore di un articolo, ma anche degli utenti comuni che diffondono il link all'articolo incriminato.
  • Appunto: querele usate come arma di terrore di massa. Ma secondo te come si può pensare di punire tutti quelli che condividono un link?
  • Questo genere di minacce sono delle buffonate, giochetti psicologici che mirano a un effetto dissuasivo. Il pubblico di fronte a casi simili dovrebbe farsi una risata.
  • intervista di Matteo Grandi
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