Loading...

Luca
Sofri

Foto di Alan Gelati

Luca Sofri

Foto di Alan Gelati
avatar Luca Sofri
Luca Sofri
Direttore
de Il Post
  • “La mia storia di querele è molto limitata, e non so neppure se quelle ricevute possano rientrare nel novero delle temerarie”.
  • Luca Sofri, direttore del Post, uno dei più apprezzati quotidiani online, ci racconta che la partita a volte si gioca anche sul tavolo delle semplici minacce.
  • Posso dire, però, di conoscere bene le minacce di querele temerarie. Questo da noi è un fenomeno piuttosto significativo: l'arrivo di una miriade di lettere minacciose da parte di legali.
  • E in questi casi come vi comportate?
  • Trattandosi di richieste prive di fondamento tendiamo garbatamente a ignorarle senza che la cosa abbia conseguenze.
  • Che cosa se ne deduce secondo te?
  • Che in generale c'è un atteggiamento minaccioso.
    D'altro canto, quando ci troviamo nel giusto, la forza intimidatoria di una minaccia è piuttosto blanda.
Quando ci troviamo nel giusto
LA FORZA
INTIMIDATORIA
di una minaccia
BLANDA
  • Il che dovrebbe valere anche per le querele vere e proprie.
  • Certo. Ma una querela presenta comunque numerosi “contro”: ci sono sempre dei costi da sostenere, c'è comunque l'incognita della giustizia che in Italia aleggia anche al di sopra delle tue ragioni”.
  • Parla per esperienza personale?
  • Posso dirti che ci è capitato di andare in tribunale convintissimi delle nostre ragioni e poi aver avuto l'impressione di avere di fronte giudici non all'altezza della situazione per un mix di ignoranza e incompetenza sui temi dell'innovazione o sui cambiamenti dell'informazione. Il fatto è che quando non sai mai come ne puoi uscire, l'effetto intimidatorio di chi ricorre alle querele si rafforza.
  • Continua
Luca Sofri The Post
  • Secondo lei si possono immaginare dei correttivi a monte? Leggi che dissuadano chi querela soltanto a scopo intimidatorio? Nel Regno Unito, per esempio, quando quereli devi depositare una cauzione proporzionale al risarcimento che chiedi. Può essere una strada percorribile?
  • Io sinceramente la farei più semplice, perché il tema qua è condannare chi soccombe a sostenere le spese della tua querela. Vorrei che ci fosse una maggiore attitudine da parte dei magistrati e una maggiore discrezionalità nell'individuare le querele temerarie condannando il querelante a sostenere le spese e, volendo, anche i costi aggiuntivi. Insomma, non mi piace l'idea di uscire da un tribunale avendo vinto una causa, ma avendo speso 10 o 20.000 euro.
  • Cambiando discorso. Insieme alla tecnologia mutano anche i costumi. Capita, ultimamente, di imbattersi in individui che oltre a querelare l'estensore di un articolo, minaccino querela anche nei confronti degli utenti del web che il link di quell'articolo contribuiscono a diffonderlo.
    Boutade, intimidazione o iniziativa legittima?
  • Il quadro non è semplice. Ipotizziamo che la parte in causa abbia le sue ragioni, in termini etici credo che sia un suo diritto lamentarsi di chiunque contribuisca a promuovere una falsità, ma il nocciolo della questione è che nella pratica si tratta di una cosa assolutamente impossibile. È uno di quegli effetti collaterali ai quali si deve fare l'abitudine. Se ci pensi siamo nel grande calderone delle notizie false. Come fai a inibirne davvero la trasmissione e la condivisione attraverso i social network? È un aspetto che richiede un grande lavoro di educazione a monte.
  • intervista di Matteo Grandi
adv The Post