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Davide
Vecchi

Foto di Alan Gelati

Davide Vecchi

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Davide Vecchi
Scrittore e giornalista
de Il Fatto
  • “In vita mia avrò collezionato una cinquantina di querele”.
  • L'incipit di Davide Vecchi, inviato del Fatto Quotidiano, è disarmante nella sua cruda brutalità. Davide non è un giornalista che si tiene alla larga da storie scottanti. Tutt'altro; è stato sempre in prima linea con i suoi pezzi di cronaca politica e giudiziaria e con le sue inchieste scomode, non ultima quella sulla morte di David Rossi, in seguito alla quale ha anche pubblicato per Chiarelettere, “Il Caso David Rossi – Il suicidio imperfetto del Manager del Monte dei Paschi di Siena”.
  • “Eppure – prosegue Davide – la cosa più singolare è che l'unica volta che sono finito a processo, ci sono finito senza querela, ma d'ufficio. È capitato a Siena, nell'ambito dei miei articoli sulla morte di Rossi. Un pm mi ha contestato di aver violato la privacy dell’allora ad di MPS Fabrizio Viola: questo per aver pubblicato le mail in cui Rossi chiedeva aiuto a Viola annunciando di volersi togliere la vita. Eppure neanche Viola mi ha querelato, non avrebbe potuto: prima di pubblicare l’articolo lo chiamai e mi fece scrivere che lui era in vacanza. Così feci, virgolettandolo. Ma di anomalie in questo processo ce ne sono state diverse. Una su tutte: su richiesta del pm il giudice ha imposto ad Augusto Mattioli, giornalista pubblicista, di rivelare la sua fonte, nonostante appena due settimane prima un altro tribunale italiano avesse equiparato per il diritto al segreto sulla fonte i giornalisti pubblicisti ai professionisti. Questa storia e questo processo mi sono valse attenzioni di cui avrei fatto volentieri a meno, perché penso che un giornalista non debba mai essere parte di una notizia. Del mio caso si è occupato persino il Global Freedom of Expression Center della Columbia University di New York (GfoE), ravvisando un attacco alla libertà di stampa in Italia, mentre l'Osservatorio giornalisti dei Balcani mi ha offerto la copertura delle spese legali. Infine, pochi giorni fa, il 15 gennaio scorso sono stato assolto”.
Ho una sorta di
STALKER
MATTEO SALVINI
mi ha querelato credo 5 o 6 volte
  • Ma sono davvero così alti i rischi a cui è esposto un giornalista in Italia?
  • Non è un mistero che non brilliamo nel panorama internazionale. Io mi ritengo un privilegiato perché a livello economico ho le coperture legali da parte del mio giornale, ma molti giornalisti non le hanno. In quei casi può scattare l'autocensura e se l'articolo che stai scrivendo è, per così dire, a rischio, cerchi di edulcorare o eviti di approfondire. Non a caso il giornalismo investigativo è quasi inesistente e c'è un ricorso massiccio alle carte giudiziarie proprio perché queste garantiscono un appiglio: ma è il lavoro dei magistrati, non dei cronisti.
  • Tu sei mai stato condannato?
  • Una sola volta e in primo grado. Un dato che parla da solo.
  • Continua
Davide Vecchi The Post
  • La prima querela?
  • Non si scorda mai. Nel 2002, lavoravo per l'Espresso, fui querelato per un servizio sul mostro di Firenze. Tutto archiviato perché in quel caso fecero degli arresti usando anche ciò che avevo scritto. Un'altra volta mi ha querelato un giudice della Corte dei Conti collegato alla vicenda del G8 della Maddalena, anche in quel caso il soggetto venne poi arrestato e condannato per lite temeraria a risarcirmi i danni che però non chiesi.
  • Ci sono politici e personaggi pubblici fra i tuoi querelanti?
  • Ho una sorta di stalker: Matteo Salvini, mi ha querelato credo cinque o sei volte. Finora ha sempre perso. Mi hanno citato anche il padre di Luca Lotti e il fratello di Maria Elena Boschi. L'unica causa finora persa è stata intentata dalla sorella di Oscar Farinetti. A volte chi querela contesta anche la titolazione o come viene impaginata una notizia. Il giornale fece tutto ciò che doveva e poteva: rettifica e quant'altro, ma l'azione legale è andata avanti comunque.
  • intervista di Matteo Grandi
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