La gente sta chiusa in casa, ma non ascolta musica in streaming | Rolling Stone Italia
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La gente sta chiusa in casa, ma non ascolta musica in streaming

O almeno, è quel che dicono i dati americani: nel corso della scorsa settimana si è registrato un calo dello streaming pari al 7,6%. Soffrono soprattutto pop, rap, R&B e musica latina

La gente sta chiusa in casa, ma non ascolta musica in streaming

Foto: Getty Images/EyeEm

Con la gente costretta a stare in casa a causa del coronavirus, lo streaming musicale dovrebbe far registrare un incremento, contribuendo ad alleviare i danni prodotti dalla pandemia all’industria musicale. Non è così.

Secondo Alpha Data, la società che fornisce i dati che vanno ad alimentare la Rolling Stone Charts americana, nel corso della scorsa settimana negli Stati Uniti il numero di stream musicali non ha compensato il calo delle vendite di album. Anzi, è addirittura diminuito.

Nella settimana che va dal 13 al 19 marzo, quando ristoranti e bar hanno chiuso e un numero crescente di americani è rimasto in quarantena a casa, il numero di stream è calato del 7,6%, per un totale di 20,1 miliardi. Internet radio come Pandora sono scese del 9% (3,5 miliardi), gli stream on demand (audio e video) del 7,3% (16,6 miliardi). Cali di questa entità sono decisamente rari, ad eccezione della settimana dopo il Natale quando la gente torna ad ascoltare musica in quantità normale dopo l’abbuffata delle feste.

Non è andata meglio alle vendite di canzoni digitali che hanno fatto registrare un calo del 10,7% (3,9 milioni). È la prima volta da quattro anni a questa parte, da quando cioè Alpha Data ha cominciato a tracciarle, che scendono sotto la soglia dei 4 milioni.

La diminuzione degli streaming coincide con un calo decisamente più drastico, ma atteso, delle vendite degli album. I supporti fisici sono crollati del 27,6%, le vendite di album digitali del 12,4%. La situazione è destinata a peggiorare nelle prossime settimane, dato che Amazon ha annunciato il blocco fino al 5 aprile delle spedizioni dai negozianti americani per dare priorità a beni essenziali come i prodotti per la casa e le forniture mediche.

È cambiato anche il tipo di musica che la gente ascolta. L’ascolto di canzoni nuove – ovvero uscite nelle ultime otto settimane – è diminuito del 14,5%, un calo doppio rispetto a quello che hanno fatto registrare le canzoni di catalogo, pubblicate 18 o più mesi fa. A farne la spesa sono le hit. Nel loro complesso, le 500 canzoni più popolari sono calate del 12,9% rispetto alla settimana precedente.

Gli ascoltatori hanno ascoltato meno pop, rap, R&B e musica latina, generi che hanno registrato un calo superiore alla media. Hanno invece fatto registrare il segno più la musica classica (+1,5%), il folk (+2,9%), la musica per bambini (+3,8%).

Con l’industria della musica dal vivo bloccata, gli artisti dovranno affidarsi sempre di più allo streaming. Una petizione online lanciata dal musicista Evan Greer ha chiesto a Spotify di triplicare le royalties riservate agli artisti: “Le Big Tech devono fare la loro parte”.