X Factor 11: intervista a Andrea Radice | Rolling Stone Italia
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X Factor 11: intervista a Andrea Radice

La sua eliminazione al talent di Sky Uno ha destato qualche stupore, ma lui non ha assolutamente intenzione di chiudere con la musica: «Con Mara sono cresciuto, ora mi piacerebbe scrivere un album»

Eliminato dai giudici, Andrea Radice è stato il secondo concorrente del sesto live di X Factor a dover abbandonare la gara, ad un passo dalla semifinale. L’abbiamo raggiunto per farci raccontare un po’ del suo percorso e dei suoi obiettivi per il futuro.

Come è stato questo risveglio?
[Ride] Non c’è stato un risveglio, perché ancora non sono andato a dormire…

Raccontami le tue impressioni del giorno dopo.
Le nostre impressioni è che siamo entrambi contenti [parla di sè e di Rita Bellanza, altra eliminata della serata, ndr], abbiamo fatto un bel percorso, su un palco prestigioso, abbiamo collaborato con tanti professionisti, ci siamo relazionati con cantanti di caratura internazionale, abbiamo acquisito tante informazioni, tanti segreti del mestiere… abbiamo imparato! L’obiettivo, almeno, il mio, era di mettere nel bagaglio quante più cose possibili, e ho appreso tanto, per cercare di diventare più grande, e più maturo discograficamente.

Foto di Jule Haring

Tu hai fatto un percorso sempre molto improntato su sonorità e generi molto black, che alla fine sono quelli che ti abbiamo visto stare addosso al meglio. È effettivamente la strada che avevi sempre pensato per te, o ti sei trovato a dover vestire questi panni?
In realtà sì, ma tante assegnazioni andavano verso la dance, con anche coreografie, cercavo di coprire il palco non solo con la voce. Sono contento perché Mara Maionchi mi diceva di provare anche altre cose; sui brani dance siamo stati un po’ titubanti, ma continuando a provare sono riuscito poi a farli. Mi diceva “Tu hai uno strumento che può andare oltre quelli che sono solamente i tuoi gusti”. Sicuramente mi sarebbe piaciuto fare anche altre cose, sempre relative a un certo tipo di musica, mi sarebbe piaciuto fare qualcosa in napoletano, qualcosa di rappato, però il tempo era poco. Mara ha cercato di spingermi oltre i miei gusti personali e quindi sono riuscito, da lì, a crescere; mi ha permesso di capire che posso fare anche altre cose oltre a quelle che immaginavo di saper fare.

Foto di Jule Haring

Ieri sera ti abbiamo sentito cantare Diamante, ed è stata, oltre al tuo inedito e al pezzo di Pino Daniele degli home visit, l’unica tua performance in italiano. La scelta dell’inedito in italiano è stata una sorpresa un po’ per tutti, perché eravamo abituati a una musicalità anglosassone per te, tu come ti sei trovato con questo brano?
Ma sì, mi sono trovato bene. È un piacere accettare le idee che propone Mara; mi ha fatto fare quel tipo di percorso forse per portarmi a desiderare di cantare in italiano. Il pezzo me l’ha proposto lei, io l’ho riadattato, l’ho rivisitato, gli ho dato del mio: ho scritto delle parole, ho cercato di renderlo mio e sono contento, perché sono un cantautore, ho scritto tante cose mie, sia in italiano, sia in inglese, sia in napoletano e quest’inedito si avvicina a quello che vorrei fare, sono contento.

Come mai, da cantautore, non hai proposto un brano tuo ma hai lavorato con un altro autore?
Perché Mara mi ha proposto questa cosa, e io sono ben felice e onorato di ascoltare i suoi consigli, che mi possono solo far crescere.

Noi forse non siamo abituati a sentire il genere musicale che proponi cantato nella nostra lingua, però, quindi, mi stai dicendo che è la strada che tu vorresti percorrere nel futuro?
Il mio desiderio più grande, chiaramente, è quello di lavorare a un album, di poter cantare i miei pensieri e le mie canzoni, i miei progetti, le bozze che ho in cantiere, che sono semplicemente momenti di vita vissuta. Ne ho un bel po’, ci lavoro continuamente, mi viene spontaneo scrivere. Il mio desiderio è di mettere insieme un po’ tutte le mie influenze, tutte le cose che ho imparato, e poter fare un bel lavoro.

Foto di Jule Haring

Tu all’interno del programma hai affrontato esibizioni molto diverse, da brani molto sofisticati come quelli di Gnarls Barkley ieri sera a pezzi dance con ballerine e coreografie: hai tirato fuori tanti lati del tuo essere musicista. C’è però qualcosa che avresti voluto sperimentare, o osare o anche solo far vedere di te, ma non hai avuto tempo di fare?
Sì, ed è l’unica cosa che mi dispiace. Ci sono un po’ di cose che, vuoi per il tempo o per altri motivi, non sono riuscito a mostrare, lati diversi. Mi piace molto giocare, sia con la metrica, sia con le parole, mi diverto a scrivere cose in inglese napoletano, mi diverto a scrivere ballate in inglese o anche brani di pop italiano, mi diverto a fare del funky, della fusion con del freestyle –– tante cose che purtroppo non sono riuscito ancora a svelare. Ma di sicuro ora ne avrò la possibilità.

Andrea ti saluto, e ti confesso che qui a Rolling Stone un nutrito gruppo di persone è convinto che tu sia Liberato, quindi sappi che ti teniamo d’occhio.
[Ridacchia, senza smentire…]

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