Stefano Massini: «Sono contrario alle nicchie, la cultura non è di una cerchia ristretta» | Rolling Stone Italia
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Stefano Massini: «Sono contrario alle nicchie, la cultura non è di una cerchia ristretta»

'Ricomincio da RaiTre', il nuovo programma in onda da sabato, racconta gli spettacoli sospesi dalla pandemia e le storie di chi ci lavora. «C'è bisogno di coraggio, dobbiamo raccontare il teatro in un modo non ammuffito»

Stefano Massini: «Sono contrario alle nicchie, la cultura non è di una cerchia ristretta»

Stefano Massini

Foto: Stampacchia

Una finestra sul mondo del teatro e dello spettacolo dal vivo, tra i settori più compromessi dalla pandemia. Si presenta così Ricomincio da RaiTre, nuovo format televisivo condotto da Stefano Massini e Andrea Delogu, in onda per quattro sabati sul terzo canale della Rai, in prima serata alle 21.30, a partire dal 12 dicembre. Ce lo siamo fatti raccontare dallo stesso Massini, autore teatrale e scrittore noto al grande pubblico italiano per i monologhi del giovedì sera a Piazzapulita, ma che ha conquistato anche la scena internazionale con la sua Lehman Trilogy, testo pluripremiato e tradotto in 15 lingue, rappresentato sui palcoscenici di tutto il mondo, portato in scena in Italia da Luca Ronconi e a Londra e a New York dal Premio Oscar Sam Mendes, il regista di American Beauty. «Ad aprile sono stato il primo a fare un intervento forte in televisione per parlare della cultura bloccata, dei teatri chiusi, dello stop ai concerti», dice Massini, classe 1975. «Fu un intervento che fece scalpore; il giorno dopo tutti, da Vasco Rossi a Carlo Verdone a Jovanotti, rilanciarono il mio messaggio. Ecco, Ricomincio da RaiTre è nato quel giorno, nel senso che se la Rai mi ha chiamato a condurre questa trasmissione è anche per quel mio contributo. Il mio intento è di continuare a sostenere il mondo dello spettacolo tutto».

Far ripartire un comparto bloccato nell’unico modo per ora possibile: questo, dunque, l’obiettivo di un programma che vedrà anche la partecipazione di Paolo Jannacci, che oltre a cantare e suonare dei brani accompagnerà al pianoforte alcuni monologhi di Massini e Delogu. Il tutto in una sorta di cartellone multidisciplinare che, sotto la direzione artistica di Massimo Romeo Piparo, darà spazio a una selezione degli spettacoli sospesi nei mesi scorsi presentandone estratti dal vivo o registrati, accogliendone gli interpreti, sbirciando nel dietro le quinte delle loro produzioni. «Non sarà come andare a teatro, ma cercheremo di raccontare cosa succede nei teatri», spiega Massini. «E non solo nei teatri, visto che ci occuperemo di tutto ciò che in questo momento non c’è, ma che vorremmo ci fosse. Quindi di teatro di prosa – la mia culla –, di danza, di musical, di one man show. E con alcuni ospiti mirati anche di concerti che non si sono tenuti e di film non usciti». Il cast è ricco, solo nella prima puntata sono attesi Alessio Boni con un monologo da Il visitatore, celebre pièce del francese Éric-Emmanuel Schmitt, Luca & Paolo con un pezzo che dai negazionisti approderà a Charles Dickens, Valentina Lodovini con un estratto da Tutta casa, letto e chiesa di Dario Fo e Franca Rame, Marta Cuscunà, impegnata sul tema della discriminazione di genere. E ancora, Tullio Solenghi e Massimo Lopez, Marco Paolini, Virgilio Sieni, oltre a Vinicio Marchioni e Francesco Montanari – il Freddo e il Libanese della serie Romanzo criminale –, che interpreteranno un testo concepito da Massini, dedicato ai luoghi comuni sul mondo del teatro e della cultura emersi in questo complicato 2020. «Hanno aderito tutti con grande entusiasmo e credo sia dovuto anche al fatto che sentirsi considerare inutili com’è accaduto da quando il coronavirus è giunto tra noi non era ciò che si aspettavano. Anche perché qui c’è una contraddizione di fondo: in che senso inutili? Se non ci fosse stato modo di scaricare, vedere e ascoltare film, serie tv, canzoni, libri, opere liriche e teatrali, la gente durante il lockdown cosa avrebbe fatto? La verità è che la cultura e lo spettacolo ci hanno salvati, come fanno da sempre».

Andrea Delogu e Stefano Massini

Alla base del paradosso c’è una tendenza a equiparare la cultura con il mero intrattenimento che Massini bolla come «una grandissima idiozia», affermando che «questo vale sia per l’Amleto di Shakespeare, sia per uno sketch di Solenghi e Lopez, perché anche l’atto della risata è un’esperienza che passa attraverso l’intelligenza e il senso critico». Ciò detto, in Ricomincio da RaiTre non mancherà l’occasione di discutere della centralità dei diritti del lavoro in un settore, quello dello spettacolo dal vivo, che di tutele ne conosce pochissime, precisa Massini, che nel corso della sua carriera ha più volte esplorato questo argomento, basti citare l’opera 7 minuti. Consiglio di fabbrica, del 2013, e Sul lavoro fondata. Persone, Mestieri, Pensieri, produzione tra narrazione e riflessione trasmessa su Rai5 lo scorso Primo Maggio. «Non è un caso che proprio nella prima puntata proporremo un brano simbolicamente molte forte dalla versione italiana del musical Full Monty, che quando è esplosa la pandemia era in scena al Teatro Sistina, da dove andiamo in onda. Ricominciamo da lì, da ciò che si era sospeso su quel palco e da un numero, 6536: queste le giornate lavorative che quel musical, durante la sua tournée, ha pagato ad attori, tecnici, musicisti, ballerini… Perché bisogna capire che quando si parla di spettacolo si parla di queste cose qua: di compensi, di paghe e di conseguenza di affitti, mutui, rette scolastiche, di tutte quelle spese che quei professionisti devono sostenere per se stessi e per le loro famiglie».

La pandemia ha indubbiamente portato a galla problemi preesistenti, mai come in questi mesi abbiamo visto intere categorie di lavoratori alzare la voce nelle piazze, sui giornali e sui social nella speranza di attirare l’attenzione del governo Conte sui loro settori professionali. «Il mondo del lavoro era già cambiato nel suo complesso a causa dello spazio crescente che la tecnica si è presa al suo interno, fenomeno che ha portato a processi di alienazione del singolo, alla perdita di diritti e ad altre problematiche che ho indagato altrove», commenta Massini. «Di quelle problematiche il Covid-19 non è stato che un detonatore, e al tempo stesso ha fatto capire a tanti che il lavoro non è riducibile al mero guadagno, ma contribuisce anche allo sviluppo della propria personalità, altro motivo per cui va tutelato». A seguirlo in questi ragionamenti ci saranno, nelle prossime puntate di Ricomincio da RaiTre, Luca Zingaretti, Renzo Arbore, Amanda Sandrelli, Flavio Insinna, Ascanio Celestini, Arturo Brachetti, Serena Autieri, Toni Servillo, Fabrizio Gifuni, Anna Foglietta, Gabriele Lavia, Sonia Bergamasco, Elena Sofia Ricci, Lella Costa, Valerio Mastandrea. «Racconteremo storie tenendo sempre un occhio puntato sulla realtà. Perché non è vero che la cultura ti porta via dalla realtà, semmai è vero il contrario: la cultura è ciò che serve a stare nella realtà». Quanto al tipo di linguaggio adottato, la sfida sarà raggiungere un pubblico il più possibile trasversale, prosegue Massini: «Non amo parlare di divulgazione, è un termine sbagliato, c’è dentro quel “vulgo” che rimanda all’idea di un popolo ignorante. Però quella “divulgazione” che suona così brutta in realtà implica una cosa stupenda: la convinzione che si possano utilizzare i grandi mezzi di comunicazione per portare avanti un’operazione culturale costruttiva nei toni, nei modi e nei contenuti. Ossia non distruttiva o trash, ma neppure consolatoria – laddove per consolatorio intendo tutto ciò che ti dice che comunque tu sia va bene, tutto ciò che ti lascia nella tua comfort zone. E nemmeno chiusa a riccio nell’idea, sostenuta purtroppo da tanti intellettuali che così hanno fatto solo danni, che la cultura sia proprietà privata di una cerchia ristretta di persone».

Si dichiara «contrario alle nicchie», Massini, e lo fa citando Il giuoco delle perle di vetro di Hermann Hesse. «Recensisco libri sul supplemento culturale di Repubblica, ho vinto premi letterari, ma non ho avuto problemi non solo ad andare in tv a Piazzapulita su La7 o ad accettare la conduzione di questo programma su Rai Tre, ma neppure ad andare ad Amici di Maria De Filippi a parlare di libri agli adolescenti. Perché un ragazzino che mi dice di aver letto Moby Dick dopo aver ascoltato le mie parole vale molto di più, per me, che qualsiasi premio letterario. Rinchiudermi nel perimetro dello scrittore che riceve sul suo cellulare gli sms degli altri scrittori che lo invitano alle rassegne che loro stessi organizzano, o ai premi letterari che loro stessi si attribuiscono a vicenda entrando a far parte di questa o quell’altra giuria, sarebbe una delle cose non solo più sbagliate, ma più tristi del mondo. C’è bisogno di coraggio, c’è bisogno di osare, e con questo programma che vuole raccontare il teatro in un modo non ammuffito né celebrativo vorrei perseguire questa strada».

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