Stefano De Martino: «In tv voglio fare quello che nella musica ha fatto Bublé con Sinatra» | Rolling Stone Italia
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Stefano De Martino: «In tv voglio fare quello che nella musica ha fatto Bublé con Sinatra»

«Chi è “classico” riesce a parlare a tutte le generazioni». Il conduttore del nuovo Festivalbar (leggi: Tim Summer Hits) sarà il volto di punta della prossima stagione di Rai 2. Abbiamo parlato con lui di tutto: i progetti, le delusioni, Maria De Filippi. E certi rumour su Belén…

Stefano De Martino: «In tv voglio fare quello che nella musica ha fatto Bublé con Sinatra»

Stefano De Martino

Foto press

È stato definito dal direttore dell’intrattenimento del Prime Time, Stefano Coletta, come il conduttore di punta di Rai 2, forte di successi come Stasera tutto è possibile e l’esperimento Bar Stella. Non è un caso, quindi, se Stefano De Martino ha l’onore e l’onere di portare avanti ben quattro programmi. Il primo, in ordine di tempo, è Tim Summer Hits, che debutta proprio stasera, in prima serata sulla seconda rete del servizio pubblico. Poi tante conferme e una novità. Chissà se il ragazzino che debuttò ad Amici di Maria De Filippi come concorrente nella categoria “danza” avrebbe immaginato tutto questo. Probabilmente la De Filippi aveva già fiutato del talento perché subito dopo il successo formato talent, gli ha affidato sempre più spazio. Ne parliamo con il presentatore per cui, quest’anno, potrebbe essere quello della consacrazione.

Partiamo da Tim Summer Hits, che prende il via stasera. È o non è il nuovo Festivalbar?
Lo hanno definito così per la visione di grandi numeri. Di rassegne, per fortuna, ce ne sono tante, come Battiti Live. Noi abbiamo avuto una gran bella risposta da parte degli artisti perché ci sono i grandi nomi della musica italiana e anche qualche straniero. È la celebrazione del tormentone estivo. E in questo senso è molto Festivalbar.

Quindi ci sarà un vincitore?
No, lo scopo è riportare la gente in piazza. Poi i tormentoni si faranno largo da soli.

Senti il peso della responsabilità di essere stato definito il volto di punta di Rai 2 dal direttore Coletta?
Sicuramente. È un lavoro che amo, mi appassiona, e anno dopo anno cerco di prendermi una responsabilità in più perché ci sia una crescita.

La prima sfida qual è stata?
Aver ereditato Stasera tutto è possibile da Amadeus. Da lì ho iniziato a scrivere per la televisione: Bar Stella, ad esempio, è uno spettacolo in cui sono anche autore, nasce da una mia idea. Anche nelle ultime edizioni di Stasera tutto è possibile partecipo alla scrittura del format. In questo senso cerco di prendermi qualche responsabilità in più.

E infatti questa tua voglia di partecipare alla parte autorale ti ha fatto fondare pure la casa di produzione Willy the Whale.
La mia ambizione è produrre da zero. Mi affascina tutto quello che è creazione: dalla scrittura creativa alla collaborazione diretta con gli autori. Con Bar Stella ho anche parlato con gli scenografi.

Stefano De Martino e Andrea Delogu sono i conduttori di ‘Tim Summer Hits 2022’. Foto press

Ecco, Bar Stella, show che tornerà nella prossima stagione tv, che ha avuto critiche positive, ma pure qualcuno che ha storto il naso accusandoti di ricalcare Arbore.
È una citazione palese, non velata. Penso che pescare dal passato sia una tendenza che ritroviamo anche dalla musica, e che vediamo in classifica adesso. Non ho mai voluto essere rivoluzionario. Cerco di dare nuova vita a tutto quello che mi piace, ma nessuno accosterebbe la mia conduzione a quella di Renzo, che è un pilastro e un pioniere di quel genere.

Arbore ha visto Bar Stella, hai avuto feedback?
Sì, lo ha visto, ne abbiamo parlato.

E…?
È molto entusiasta che qualcuno porti avanti quella tradizione.

Tu che ne pensi?
Questa cosa mi ha dato molto coraggio e fiducia nel percorrere quella strada. Mi piace molto quel genere, perché è un po’ la televisione con la quale sono cresciuto. E fa parte della mia cultura. Se vogliamo fare un paragone musicale, sul piccolo schermo provo a fare quello che, con le dovute distinzioni, ha fatto Bublé con Sinatra.

Come mai?
Sono convinto che l’aspetto “classico” riesca a parlare a tutte le generazioni.

Ti vedremo tanto in tv. Partiamo da…?
Proprio da Bar Stella: che torna, ma in una modalità diversa.

Cioè?
Quasi come striscia quotidiana: martedì, mercoledì e giovedì in seconda serata dal 22 novembre. Questo ci aiuta perché il format nasce proprio con quell’idea, visto che uno dei riferimento è Quelli della notte. Rispettiamo la natura di quello show con una programmazione più consona.

Poi?
C’è Stasera tutto è possibile, che conduco per la quarta volta. Questo show mette d’accordo un po’ tutti, ha un bacino familiare, c’è sempre molta attesa.

Che mi dici di Sing Sing Sing?
Debuttiamo il 26 settembre ed è uno show dalla forte anima musicale: si gioca con la musica. Lo abbiamo portato in Italia dopo il successo statunitense, col titolo That’s My Jam, condotto da Jimmy Fallon. Dobbiamo quindi “italianizzare” un format andato molto bene in America e in Francia.

In pratica cos’è?
Un’estensione dei giochi che Fallon fa con i cantanti al Tonight Show. E Tim Summer Hits è propedeutico a questo programma: ci saranno artisti che hanno partecipato a questa kermesse e amici conosciuti durante il percorso. Il clima sarà molto giocoso, ma la vera scommessa è portare a casa un buon risultato che incontri i gusti del nostro pubblico.

Rispetterà comunque il format originale?
Sarà una cosa diversa: non scimmiotterà lo stile americano di Fallon, perché il nostro è un altro Paese, con un altro target e un altro stile di comunicazione. Mi stimola molto.

Quindi non ti senti il Jimmy Fallon italiano…
No, assolutamente, non ho molte cose in comune con lui. Poi mi piacerebbe, sarebbe bellissimo, è un mostro sacro della tv americana. Ma io sono molto più italiano.

Ci sarà un cast fisso?
Lo show vive di ospiti. Negli States dura 45 minuti, ma in Italia è impensabile. Dovendo coprire una fascia oraria più ampia, sto inserendo elementi di cast fisso che non intaccano l’anima della trasmissione.

Quale sarebbe?
Ci sono due squadre di cantanti che si sfidano con spirito goliardico. Intorno non mancano elementi per rafforzare la fascia di intrattenimento. Ha un ritmo meno sostenuto di quello americano, e una porzione di entertainment più sviluppata.

Qualche nome?
No… ma perché non li ho ancora scelti.

Con tutti questi programmi hai un’esclusiva? L’anno scorso sei stato pure giudice di Amici su Canale 5…
Credo mi concentrerò molto sui progetti Rai. Non vorrei fare troppe cose, poi si rischia di abbassare la qualità. I programmi che conduco me li faccio bastare.

Maria De Filippi la senti?
Mi consiglia sempre di lavorare come sto cercando di fare.

Vale a dire?
Con calma, scegliendo bene i programmi, valutando sempre con oculatezza. Mi ha insegnato a dire tanti no, a capire bene e valutare conseguenze e potenzialità dei progetti prima di abbracciare cause. Mi confronto sempre con lei. Indirettamente mi ha passato il germe della tv: lavoro moltissimo e ho poco tempo libero perché ho un’ossessione patologica per questo mestiere. Mi rivedo in lei, perché non si risparmia ed è molto dedita al lavoro.

Il tuo no di cui ti sei pentito?
Ma no. Il primo requisito di un programma di successo è l’entusiasmo con cui ci si approccia. Gli show sono un terreno di gioco che non sai mai come va a finire: magari un’idea fortissima ha una realizzazione che lascia a desiderare; o, viceversa, c’è un’idea semplice di grande successo. Se ci sono dubbi alla base, meglio lasciar perdere. Tratto questo lavoro come un gioco, a volte dico che è meglio che andare a lavorare, ma poi quando mi rendo conto di tutto quello che c’è dietro penso che un lavoro lo è davvero. Ma bisogna fare scelte che non lo facciano sembrare tale. Bisogna mantenere uno spirito di spensieratezza.

Un no che ti hanno detto e ti ha bruciato?
Quando facevo il ballerino mi ricordo che c’era un casting per un tour di Renato Zero, il coreografo era Bill Goodson. Avrebbe rappresentato il primo lavoro da professionista che potevo fare. Bill mi conosceva, mi disse che ero perfetto, ma non si volle prendere la responsabilità di farmi lasciare la scuola. Ci rimasi male perché avevo già tanta fame per questa professione e, all’epoca, presero tanti ballerini amici miei. Erano tutti più grandi di me, ma mi sarebbe piaciuto partecipare a quel tour.

Su Instagram nella tua bio avevi scritto che eri “un conduttore meno famoso di Pippo Baudo, un ballerino meno famoso di Roberto Bolle e un compagno meno famoso delle sue ex”. Ora c’è solo “Bar”. È perché hai superato tutti in popolarità?
No, perché mi annoio facilmente. Semplicemente, mi ero stancato di vederlo. Nelle mie note del telefono ne ho scritte altre, di frasi, sempre con il piglio sarcastico. Sono cose vere, e la verità è la cosa che fa ridere di più, se si sa dire.

Positivo, politicamente corretto… ma non ti arrabbi mai?
La maleducazione mi fa arrabbiare, perché si trova sempre una maniera diplomatica per risolvere le cose. E poi mi innervosisce chi si prende troppo sul serio. A volte mi fa rabbia, a volte semplicemente ridere.

Il gossip ti fa arrabbiare?
In passato tanto, adesso non più. Lo vivo come un effetto collaterale del mio lavoro. Mentre prima era quasi totalizzante.

Come sei uscito dall’impasse?
Se certe cose non le leggi, fai finta che non siano uscite. Io le rassegne stampa non le apro a meno che non ci siano cose da leggere sul mio lavoro. Ora la vivo molto più serenamente.

Su Dagospia è uscita la news che Belén sarà su Discovery. Rumour parlano di un progetto alla Ferragnez. Ci saresti anche tu, quindi…
Questo me lo stai dicendo tu. Non ne so niente e, riguardo al genere di programma, mi fa pensare sia davvero solo un rumour.

Che mi dici di Alessandra Amoroso e la polemica sul mancato autografo al fan? Per te le polemiche web cosa rappresentano?
Un non problema. Alessandra è conosciuta per essere molto disponibile e gentile. Non stava scritto da nessuna parte che dovesse scendere dal palco e andare a salutare le persone. Lei è scesa, ha salutato tutti e chi la conosce sa che è molto disponibile. La natura di queste polemiche è la voglia di fare polemica, più che il dispiacere di un singolo. Ho letto quello che ha scritto Alessandra e io ero presente in quel momento. La fretta della Amoroso era per il rispetto per chi si stava esibendo dopo di lei. C’è una schedule di prove di artisti che si susseguono sul palco. Se uno prova e quello prima fa foto e si mette a parlare sotto al palco può sembrare una mancanza di rispetto. Mi dispiace quando certe cose accadono a persone come lei, che non sono né altezzose né schiva. Si ha voglia solo di fare polemica. Bisognerebbe dedicare un po’ di tempo alle cose positive e importanti, ma mi rendo conto che fa parte del gioco.

Cosa vorresti fare per il futuro?
Ci sono delle cose che svilupperò col tempo. Non vorrei essere un conduttore di genere, non vorrei essere una cosa sola. Quello a cui ambisco è scrivere un programma sull’attualità, con una dose di intrattenimento che diventi cult in questo pezzo di storia contemporanea. Arriverà con qualche capello bianco in più.

Hai già i capelli bianchi?
Non ancora, e comunque io sono giovane col cuore e lo rimarrò almeno fino a 55 anni. Mi piace quando i programmi non sono replicabili: se al Costanzo Show togli Costanzo è finito, uguale per Che tempo che fa se levi Fazio. L’ambizione è fare un programma che diventi un fenomeno di costume, legato al mio modo di fare tv perché sia irreplicabile.

E Sanremo?
Penso ci vorranno ancora una ventina d’anni perché possa prendermi una responsabilità del genere.