Max Angioni: «Non è mentalmente concepibile fare ridere Corrado Guzzanti» | Rolling Stone Italia
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Max Angioni: «Non è mentalmente concepibile fare ridere Corrado Guzzanti»

Il comico comasco lanciato da Italias Got Talent e consacrato da Zelig è nel cast della seconda stagione di LOL – Chi ride è fuori. L'unica spiegazione è che mi abbia raccomandato Frank Matano, scherza lui. O forse questo posto di spicco sulla nuova scena della comicità nostrana se lo merita tutto

Max Angioni: «Non è mentalmente concepibile fare ridere Corrado Guzzanti»

Max Angioni nella seconda stagione di ‘LOL – Chi ride è fuori’

Foto: Amazon Studios & Prime Video

Diciamocelo. Le faccine sceme sono, in ordine di simpatia, un gradino sotto l’orchite. Eppure, da quando c’è in circolazione Max Angioni, aka Kevin Scannamanna di Zelig (ma anche altre diecimila cose, poi ci arriviamo), stiamo seriamente rivalutando la questione. Il comico born in Como Land ci ha steso con i suoi ‘mmmm’, gli occhi roteanti e, appunto, le faccine sceme, che su di lui diventano esilaranti. Non a caso ci ha messo davvero poco a esplodere: in dodici mesi (scarsi) è passato dal recitare il Vangelo rivisitato a Italia’s Got Talent a fare battute con Claudio Bisio e Vanessa Incontrada sul palco di Zelig, per poi irrompere nel mondo delle Iene e, dal 24 febbraio, nella seconda stagione di LOL – Chi ride è fuori. Che poi, ormai lo sappiamo, andare a LOL vuol dire ottenere una consacrazione imperitura, urbi et orbi. Il nostro pronostico? Magari non vincerà lui, o magari sì (‘Grazie tante’, penserà qualcuno a questo punto), ma da ora in avanti abbiamo, se non il Jim Carrey italiano (mmm, anche no), sicuramente il suo figlio illegittimo comasco.

Tu sei un bravissimo comico, hai sbancato a Zelig e ora fai parte di LOL 2. Però, dicci: con quel volto che ti ritrovi e le tue faccine simpatiche, hai avuto chiaramente un’infanzia paraculissima, vero?
In realtà questa è stata un vero e proprio problema della mia vita! (ride) No, davvero: da piccolo mi accusavano sempre di fare il furbetto, in realtà… sono solo abbastanza scemo.

Raccontaci. Per esempio: tu in classe con i professori.
Ah, guarda, grandi traumi alle elementari! Me lo ricordo ancora: io avevo l’abitudine – forse era un tic, non lo so – di grattarmi sotto il mento, e la mia insegnante di Storia lo prendeva sempre come un gesto per dire: ‘Me ne fotto’. Hai presente? Effettivamente i gesti si somigliano, basta sbagliare il verso del movimento ed è un attimo… ma io non volevo, giuro! È che non riuscivo a controllarmi: mi partiva la grattatina. A me ‘sta roba è rimasta impressa… trauma, trauma…

Ancora: tu con le ragazze. Ti giocavi sempre la carta simpatia?
Perché è una carta spendibile?

Be’, sì.
Ah, fantastico. Allora me la sono giocata sempre nel peggiore dei modi! (ride) In ogni caso non è stato facile, perchè io non avevo nulla di quelle cose che il microcosmo maschile dei ragazzi categorizzava come figo: giocare a calcio? Mmmm, niente. Bravo a scuola? Neanche. La bellezza? Argh… Praticamente sono un fauno, alto 1 metro e 70, pelosissimo.

Quando hai capito di voler fare il comico?
Da piccolo guardavo spesso le cassette di Albanese e di Aldo Giovanni e Giacomo insieme a mio papà e ai miei nonni, e ricordo che mi affascinava molto l’effetto che la risata esercitava su di loro: li rilassava. Questa cosa mi attraeva da morire.

Volevi insomma diventare il primo Valium umano?
Probabile! (ride) Diciamo che fare il comico è stato il mio sogno da quando avevo 7 anni, ma ci ho provato seriamente solo a 28. Pensa che a un certo punto, quando avevo 18 anni, qui a Como hanno fatto i laboratori di Zelig ma a me manco ha sfiorato l’idea di presentarmi: non ritenevo possibile lavorare in quel campo.

Max Angioni con il Mago Forest. Foto: Amazon Studios & Prime Video

Quindi cosa hai fatto tra i 7 e i 28 anni?
Un po’ di macello. Per dire, mi sono pure iscritto a Scienze della comunicazione e ho mollato subito, non considerandomi all’altezza: ci credo, avevo sbagliato aula e stavo seguendo i corsi del secondo anno, anziché del primo! Ho anche studiato recitazione a Como, lavorando poi per la compagnia e animando le feste per i bambini. Ma non facevo il comico. In realtà mi fa strano dire che oggi io lo sia, perché i volti bravi della comicità sono dei giganti assoluti. Mica come me.

I tuoi come hanno reagito quando hai detto che volevi fare il comico?
Ah, non farmi parlare! Tutti i più grandi comici hanno alle spalle un’infanzia tremenda. Prendi Charlie Chaplin: sua madre era depressa e alcolizzata. Richard Pryor viveva nel bordello gestito dalla nonna dove lavorava la mamma. Raccapricciante. Io? Quando sono andato da mia madre confessandole che avrei lottato per coronare il mio grande sogno di fare il comico, lei mi ha detto (imita la sua vocina dolce, nda): ‘Tesoro, tu puoi fare tutto quello che vuoi!’. ‘Ma no, mamma, no! Così non diventerò mai un genio: mi devi insultare’. Lo stesso mio padre: ‘Fai, fai: devi decidere tu del tuo futuro’. ‘Ma no, ma come devo decidere io? Ostacolami, ti prego!’. Sono partito male, lo so.

Effettivamente il passato triste aiuta il curriculum. Però potresti giocarti altre carte. Per esempio: un po’ di bullismo subito? Ne abbiamo?
Un po’ sì. Su quello ce la dovrei fare.

Bene. Dipendenze da droghe?
Ho sperimentato, ma senza successo. Temo di essere una delle poche persone al mondo allergiche alla cannabis.

Sei stato male?
Mamma mia! La prima volta in assoluto che ho fumato una canna – aspetta, com’è il termine esatto? Rollato un boom? – ho vomitato la mia stessa linfa vitale. Ho pensato: ‘Vabbè, ci riprovo’. Due tiri e di nuovo ho vomitato l’anima. Quindi, guarda, la droga è buonissima eh… Bob Marley? Un genio! Però non è il mio…

In ogni caso, finora te la stai cavando bene. A Italia’s Got Talent hai portato il Vangelo rivisitato e non ti è arrivata nemmeno mezza scomunica.
Onestamente non mi sono posto il problema di scrivere qualcosa che colpisse senza offendere: ho scritto e basta. Ho portato lo sketch in giro, nei locali, ho visto che le reazioni erano positive e così ho pensato di rifarlo a Italia’s Got Talent. Il programma è stata una cassa di risonanza pazzesca alla quale, francamente, non ero pronto. Qualche prete, guardandolo, mi ha detto addirittura che ho fatto apostolato, ma altri si sono arrabbiati perché l’argomento biblico non può essere applicato all’intrattenimento. Mi è spiaciuto per questo.

D’ora in poi ti farai qualche scrupolo in più?
Prima, quando scrivevo, sapevo che avrei portato il pezzo davanti a un circolo di dieci persone. Ora la platea si è allargata e, lo ammetto, inconsciamente un po’ più di paranoie te le fai. Però continuo a scrivere sull’argomento biblico perché mi piace e credo che si possa esplorare molto, in modi diversi. Alla fine quello che conta è restare fedeli a se stessi…

No, ti prego: la frase fatta no!
Ti aspettavo al varco! (ride) Che poi: noi cambiamo in continuazione, quindi fedele a chi? Non si sa. E se uno cambia in meglio, perché deve restare fedele al peggio? Sono frasi che uno le sente, le ripete, ma poi se ci rifletti contengono dei buchi pazzeschi.

Per questo ti piace prenderle di mira sui social, nella rubrica – posso chiamarla così? – sui messaggi motivazionali?
Sì, mi diverte smontarli: sono frasi che tutti ripetono, perché oggi abbiamo bisogno di sicurezze e certi slogan danno facili risposte. Però è stato anche un modo per esorcizzare il lunedì. È una giornata che detesto. Ho iniziato quindi a ‘motivazionarmi’, creando delle stories ironiche. Poi, visto il largo consenso, le ho trasformate in post fissi.

Max Angioni e il primo miracolo di Gesù 🍷 a Italia’s Got Talent

Torniamo a Italia’s Got Talent: quanto hai rosicato per il secondo posto?
Hai presente il gioco dei pacchi quando, all’ultimo secondo, decidi di scambiare il tuo pacco, che conteneva 500mila euro, con quello dell’Umbria, da 2 euro? Ecco, quando succede muori dentro. A Italia’s Got Talent è diverso: ci sono questi ipotetici 500mila euro, che potresti vincere, ma tutto è così vago che, quando li perdi, stai male la prima settimana, diciamo fino alla prima bolletta (‘Mmm, aaargh’): poi però smetti di rosicare.

Tu e il vincitore, l’illusionista Stefano Bronzato, vi sentite? Andate l’uno allo show dell’altro?
Andare agli spettacoli no, perché è difficile incastrare gli impegni. Però ogni tanto ci scriviamo. Io ho anche pubblicato un video su YouTube dove durante un mio spettacolo lo insulto bonariamente.

Andiamo bene.
No, aspetta: gli ho mandato il video.

Suona persino peggio, sai?
Davvero. Gli ho chiesto se gli dispiacesse, se preferiva che non lo pubblicassi, invece lui era contentissimo. Con il suo accento veneto mi ha detto (fa la vociona, nda): ‘Ma vaaaa, figurati! Pubblicalo tranquillamente, ho riso tantissimo! Oddio, grande!’.

Non hai quindi trovato la macchina rigata?
No, per fortuna no. Ma nemmeno io l’ho rigata a lui, quindi… (ride)

Com’è nato invece il personaggio di Kevin Scannamanna?
Guardando i talent show. La maggior parte di concorrenti vanno lì millantando un talento che nemmeno loro sanno bene quale sia, e dicendo frasi fatte come: ‘Io guardo sempre avanti, mai indietro’. Ma cosa vuol dire?! Non so se sono riuscito a mandare il messaggio che desideravo, o se alla fine è rimasto in mente solo un ragazzo in tuta che vomita, ma quello che vorrei fare capire ai ragazzi è che se vai lì, canti tre strofe e ti dicono che fai schifo, non è che sei finito come cantante. Puoi ancora farlo: basta che studi! Per esempio, io ho partecipato a Italia’s Got Talent, ma se mi avessero scartato avrei continuato a fare il comico, come già avevo deciso. Anche se mi sono deciso solo a 28 anni…

Zelig - Max Angioni: l'intervista a Kevin Scannamanna

Invece hai sfondato: sei arrivato addirittura a LOL.
Quando ho messo piede nello studio, ho avuto una vera e propria fanboy reaction: ancora adesso mi chiedo quali siano state le coincidenze astrali che mi hanno portato lì, tra pesi massimi della risata come Virginia Raffaele, Corrado Guzzanti, Lillo e il Mago Forest.

Facile: Frank Matano. Dopo Italia’s Got Talent, dove era giudice, ti avrà raccomandato ad Amazon.
È l’unica, altrimenti non si spiega… (ride)

C’è stato un momento, entrando in studio, in cui hai pensato: ‘Qui perdo sicuro’?
Più li guardavo e più avrei voluto dire: ‘Signori, piacere di avere fatto la vostra conoscenza, è stato bello… ora, eh, vi faccio fare il vostro lavoro. Salve, ciao’. Dài, non è mentalmente concepibile pensare di poter far ridere Guzzanti e farlo meglio di lui!

Nella campagna promozionale vieni ritratto come Superman. Questo però è tradire le proprie radici: scusami, ma Aquaman? Lo ripudi così, per un mantello e uno show su Amazon?
In realtà sono un Bangla-Superman: nella foto ho una carnagione inspiegabilmente marrone, che non ho (ride). La DC Comics dovrebbe querelarmi per come ho ridotto il loro supereroe.

E poi c’è la parentesi delle Iene. Bello, eh: ma tu cosa c’entri con quel mondo lì?
In realtà è un ruolo inedito che mi piace molto e spero di fare bene. Poi, anche qui, mi sto chiedendo come mai abbiano pensato a me: non c’è nemmeno Matano…

Senti, ma è vero che i tuoi fan ti fanno dei compli-insulti alla Manuel Agnelli?
Tipo?

Qualcuno ti avrebbe scritto: ‘Ti guardo quando faccio la cacca e rido molto’.
Sì, tutto vero! Ogni tanto li condivido pure nelle mie stories e ci scherzo su. Non sono cattiverie: è che gli escono male. Per esempio, in questo caso volevano dire: ‘Nei momenti di riposo guardo il cellulare, mi capiti tu e mi diverti’. Forse non l’hanno espresso proprio nei migliori dei modi… (ride). C’è anche chi mi dice: ‘Che faccia da c***o, mi fai ridere!’. Grazie mille…

Praticamente ti allevi in casa, da solo, degli amabili hater?
Esatto! (ride)

Max Angioni versione Iena. Foto: Mediaset

D’altronde, se nessuno ti insulta un po’, non conti nulla sui social, e invece tu ormai hai successo.
Mi fa strano parlare di successo, che peraltro è una parola pericolosa. Io credo nel lavoro sul lungo periodo, nello stare a scrivere chiuso in camera, nel provare i pezzi nei locali di cabaret. Il mio obiettivo, tra l’altro, è quello di rendere sempre più pregne di senso le battute, andando oltre al mero far ridere le persone. Ci sono ancora molto lontano: ci sto lavorando. Quella però è la mia meta. Poi, certo, la tv dà una visibilità enorme facendoti fare, rapidamente, degli scatti in avanti nella carriera. Banalmente, quando mi sono presentato a Italia’s Got Talent avevo 900 follower, dopo me ne sono ritrovati cinquemila. Vuol dire passare dall’essere una persona che prova a fare comicità a una persona che fa comicità con un minimo di pubblico. Però secondo me il lavoro reale resta nei locali, dal vivo. È lì che si cresce come comici. Non voglio dipendere dalla televisione, ma creare un mio percorso personale.

Quindi, qual è la prossima mossa?
La parola del 2022 è diversificare. Quindi diversifichiamo, nel qui e nell’ora. A maggio porterò il mio spettacolo Miracolato in giro per l’Italia, e poi mi piacerebbe misurarmi con altri mondi della comicità, spaziando magari nel podcast o nell’editoria. Al momento sono solo idee. Se funziona, bene. Se non funziona… meno bene.

Dato che nasci come attore, ti piacerebbe esplorare anche il mondo del cinema e della fiction?
Nasco come attore, ma non sono mai cresciuto. Al momento mi pare già tanta roba riuscire a fare il bene comico. Poi, oh, se viene anche dell’altro, meglio.

L’altra grande frontiera del momento è il Metaverso: lì come ti vedresti?
Sarebbe una figata assurda! Tipo Kevin Skannamanna in Fortnite: ma ci pensi? In fondo durante la la pandemia qualcuno ha creato un videogioco dove Al Bano scacciava i dinosauri con gli acuti…