B come ‘Blanca’ | Rolling Stone Italia
Interviste

B come ‘Blanca’

Il peccato originale (ovvero i Calibro 35), il funk, le ispirazioni anni '70, l'olofonia, la consulenza di Andrea Bocelli, un Pierpaolo Spollon inedito e una clip in anteprima. La nuova serie di Rai 1 raccontata dal regista e showrunner Jan Maria Michelini

B come ‘Blanca’

Pierpaolo Spollon , Maria Chiara Giannetta e Giuseppe Zeno

Foto: Fabio Lovino


Se Blanca ha un’anima (e ce l’ha, eccome, vedrete) è senza dubbio funk. «Diciamo street-funk romantica», precisa al telefono Jan Maria Michelini, regista (di serie come Diavoli) e showrunner (di fenomeni come DOC – Nelle tue mani) sempre più quotato, che dal 22 novembre è di nuovo su Rai 1 con la sua nuova, (giustamente) attesissima creatura. «Perché Blanca comunque è un personaggio caldo, ti innamori di lei», continua Jan.

La serie è liberamente tratta dal romanzo di Patrizia Rinaldi su una ragazza non vedente con un sogno: diventare una consulente della polizia. Ma come lavora uno showrunner a partire dall’idea iniziale? «Siamo un super team. Lux Vide ha un reparto editoriale, degli sceneggiatori in gambissima che hanno prima di tutto individuato i romanzi: Cecilia Spera, una nostra ex editor, li ha sottoposti al produttore. E poi il team di scrittura, e cioè Mario Ruggeri, Francesco Arlanch, Lea Tafuri e Luisa Cotta Ramosino, ha cercato di portare tutto in un’altra zona». L’adattamento infatti è leggermente diverso dal romanzo: «Sono intervenuto già in fase di scrittura per creare il mondo di Blanca, che sulla carta era abbozzato. Ho deciso di renderla appunto un personaggio funk, super contemporaneo nell’abbigliamento e anche estremamente colorato».

Jan Maria Michelini. Foto: Fabio Lovino

Dico a Michelini che si è proprio scatenato, che c’è molto della sua formazione internazionale. Ride: «Sì, è vero. Era complesso, perché è una serie di genere che è anche generalista, una combo difficile da raggiungere, non bisognava essere troppo cable né fare qualcosa di tetro, anche perché non corrispondeva all’idea che avevamo di Blanca. Lei è un raggio di luce, la vera vedente in un mondo di persone che sono distratte da altro». E poi l’illuminazione dei Calibro 35: «Sono il peccato originale di Blanca. Li ho scelti in fase di scrittura, quando mi sono chiesto: “Che cosa può raccontare lo stato d’animo, il carattere, la cazzimma di questo personaggio?”. Il funk, solo il funk è in grado di farlo».

Blanca quindi è partita da una fighissima vibe musicale che ha contaminato tutto il resto: «Tra le mie ispirazioni da una parte c’è il genere anni ’70: io sono cresciuto con uno zio, Luciano Michelini, fratello di mio padre, che è un musicista di quegli anni, ha fatto una quarantina di colonne sonore di b-movie, una di queste tracce è famosa negli USA perché è diventata la sigla di Curb Your Enthusiasm. Mi ha suonato quei pezzi in faccia per una vita, mi ha insegnato pure pianoforte». Sonorità e mondi assorbiti in famiglia, che hanno portato Jan a pensare a «una Blanca che sia vagamente anni ’70 ma in forma contemporanea. Ecco perché i Calibro: uno dei miei album preferiti è loro, si chiama Momentum, ed è stato determinante».

Jan Maria Michelini su set con Maria Chiara Giannetta

Al punto da condizionare lo stile e l’estetica (ci sono anche tanti movimenti di macchina, a tratti si avvicina all’action): «La regia da una parte ammicca al genere – quella lente larga, bassa, i carrelli a spingere verso di lei, i riquadri nel montaggio – e dall’altra è super contemporanea perché è molto complessa a livello di linguaggio – le stanze nere, il carrello circolare, gli stacchi piuttosto brutali. E poi questa idea del nero, appunto: è efficace per raccontare una ragazza diversamente vedente, perché lei poi vede più di chi è distratto dalla vista, e su questo Andrea Bocelli ci ha formato bene. Quindi l’essenziale era entrare in un nero e aumentarlo a livello sonoro».

Come indagare il fatto di non vedere? Come rappresentare il mondo percettivo della protagonista? Blanca è la prima serie televisiva girata in olofonia, una speciale tecnica di registrazione del suono: «Avevo collaborato con i fratelli Maggi, che inventarono l’olofono, perché avevo fatto un documentario in olofonia», ricorda Jan. «I Maggi avevano lavorato nelle neuroscienze, con il loro microfono i Pink Floyd c’hanno fatto un disco. Mi è venuto in mente di richiamarli e di farmi prestare l’olofono per sperimentare un po’. Prima di girare, avevo già fatto un moodboard della serie che era molto piaciuto ai produttori e anche a diverse realtà distributive che si stanno litigando la serie in questo momento. E poi ho girato la serie così: entriamo nel nero e vediamo con gli occhi di Blanca, si vede solo quello che fa rumore, solo quello che suona». Guardare, anzi, sentire, la serie con le cuffie per rimanere doppiamente affascinati da questa sorta di trip sonoro (qui sotto, intanto, una clip in esclusiva).

Pure il guest starring da consulente di Andrea Bocelli nasce da un rapporto personale con Michelini: «L’ho chiamato insieme al produttore Luca Bernabei e gli ho detto che avrei voluto portagli Maria Chiara (Giannetta, l’attrice che interpreta Blanca, nda), così le avrebbe potuto raccontare il suo mondo. Secondo me era importante che fosse un artista a spiegarle l’universo dei non vedenti. Poi abbiamo fatto tantissimi incontri meno celebri e altrettanto utili, tra cui una mia amica che si chiama Michela – un mito, capitano della squadra di calcio della Roma dei non vedenti. Tutte persone che ci hanno raccontato come puoi fare una vita assolutamente rock, perché Andrea va in bici, va a cavallo, Michela gioca a calcio… Blanca è un supereroe della vita quotidiana, come ce ne sono tantissimi. Non è assolutamente impossibile quello che fa: lei non è solo un’abile raccoglitrice di indizi sonori, ma anche un’ottima psicologa, sa leggere le persone, ha un sensibilità estrema, perché non è distratta dalla vista».

Torniamo per un attimo al peccato originale, i Calibro: anche questo contatto nasce dallo stesso Michelini che chiama Tommaso Colliva: «Ha vinto due Grammy ed è un grande artista, come lo sono tutti e i cinque i Calibro, ognuno con la sua esperienza. Gli dico che ho pensato a questa serie ascoltando un loro disco, che per me i due mondi coincidono perfettamente. Gli ho mandato un moodboard, un copione. E lui mi ha richiamato entusiasta dicendo che ci ritrovava tantissimo il loro vibe e che l’idea gli piaceva da morire. Si sono lanciati con una generosità impressionante. Abbiamo fatto 120 tracce originali per la serie, le 22 scelte saranno nell’album che è in uscita il 22 novembre. E ci sarà anche un vinile super cult della serie».

Ultima chicca: nella serie oltre a Maria Chiara Giannetta (e a Giuseppe Zeno nei panni di un ispettore) c’è anche Pierpaolo Spollon in versione inedita: «Era stato corteggiato per fare anche un altro progetto importante, che aveva già in tasca, però mi ha detto: “Guarda, non resisto, perché so che tu mi porti in qualche strano luogo dove sono curioso di entrare”. Abbiamo fatto qualcosa di diverso siamo usciti dal suo spirito classico, scherzoso. Ha un look che non aveva mai provato: tatuato, capello lungo, sdrucito. Interpreta un cuoco di un ristorante etnico nei vicoli di Genova e incontra Blanca quando va sotto a casa sua a cazziarla per una recensione terribile che lei ha scritto su uno dei suoi piatti. Nasce un’amicizia e anche un rapporto più stretto perché lui si affeziona a Blanca. E il resto è tutto da scoprire».

Pierpaolo Spollon e Maria Chiara Giannetta