Kraftwerk: l’arte del pop | Rolling Stone Italia
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Kraftwerk: l’arte del pop


A un mese dalla morte di Florian Schneider, il documentario di ARTE ripercorre la storia di una band straordinaria, che ha reso l’elettronica pop e fruibile da tutti


Il 6 maggio è morto Florian Schneider, fondatore dei Kraftwerk e mago dei sintetizzatori. Non suonava nella band dal 2008 ma era comunque un membro fondamentale del gruppo, che è sempre stato la sua vita. È lui, infatti, che ha incontrato Hütter nel conservatorio di Düsseldorf: insieme hanno rivoluzionato l’elettronica, trasformandola in qualcosa di fruibile da tutti, in una musica emotiva che univa pop e avanguardia.

Tra la fine degli anni ’60 e gli inizio degli anni ’70, i Kraftwerk hanno trovato un nuovo modo di fare arte per riempire il vuoto della Germania post-bellica. Pochi immaginavano che quegli strani sperimentatori diventassero uno dei gruppi più importanti della storia: hanno creato una musica elettronica emotiva unendo pop e avanguardia, lavorando in una dimensione nuova, un folk industriale dal fascino globale, che ha anticipato la musica e il mondo dell’era digitale. Oggi tutti devono qualcosa ai Kraftwerk, e non è più assurdo pensare che siano stati influenti tanto quanto i Beatles. La storia del gruppo, e la sua influenza su tutta l’arte contemporanea, sono al centro del nuovo documentario di ARTE.

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