Real Madrid, quando c'è qualcuno che è più Juventus di te | Rolling Stone Italia
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Real Madrid, quando c’è qualcuno che è più Juventus di te

Certo, la Juventus fa tutto con più stile. Perché mentre il resto d’Italia dà agli arbitri epiteti come cornuto, lo juventino gli dice “a insensibileeee!”. Lo stile Juve è tutto qua, perché le parole sono importanti. Ma i contenuti sempre gli stessi.

Real Madrid, quando c’è qualcuno che è più Juventus di te

“L’arbitro deve capire e avere la sensibilità di capire il disastro che sta facendo. Io non sto a sindacare ciò che ha visto, era un’azione dubbia. Ma è impreparato, non ha visto quello che è accaduto nella partita d’andata. Al 93′, un’azione dubbia, dopo non aver dato un fallo uguale al 95′ non puoi avere il cinismo di fischiare e distruggere il sogno di una squadra che ci ha messo tutto. O vuoi fare il protagonista o non hai la personalità, non si può fare. Ha deciso come un animale, al posto del cuore ha un bidone dell’immondizia. Allora stai in tribuna con la moglie e i figli a bere e mangiare patatine. La pago io a 40 anni se sbaglio, mi auguro che anche gli altri lo facciano. Il Real è forte, sono bravi e vinceranno la Champions League. Ma meritavamo almeno i supplementari. L’arbitro deve capire cosa sta arbitrando, che giocatori ci sono in campo. Non ne faccio una questione di colpe, ma vuol dire non sapere dove sei, le squadre di fronte, non sai un cazzo”. Parole e musica di Gigi Buffon, applausi da uno studio televisivo che passerà la serata a cercare di montare un clima da ingiustizia e agguato, ridicolizzando la propria professionalità.

Tornando allo straziante monologo iniziale, il numero 1 bianconero é uno che dopo una carriera incredibile sta vivendo l’incubo di chiuderla con una sfilza di ko. Uno che dicendo che il direttore di gara non pensa a dove sta, quali sono le squadre, chi sono i giocatori e quali siano stati gli errori, presunti, nella partita d’andata, gli sta facendo il migliore dei complimenti. Chiunque abbia arbitrato o abbia anche solo fatto un corso per diventare arbitro sa che il più grande pregio per chi si mette quella pesantissima giacchetta é non sentire addosso il palmares delle squadre, il carisma dei giocatori, il peso di una competizione, lo stadio pieno. Il grande arbitro tratta Buffon come Alfonso del Cittadella e Real-Juve come Chievo-Albinoleffe.

L’arbitro non deve essere sensibile, l’arbitro deve essere lucido e imparziale. Ma il campione del mondo non lo sa, non ci é abituato: non arriviamo a insinuare come Elio, in Ti amo campionato, che tra bianconeri e classe arbitrale tutto avveniva, e tuttora avviene, “nel nome dell’amore”. Non pensiamo, come Chiellini, che qualcuno possa pagare qualcun altro per cercare di vincere (c’é un video che mostra l’icona bianconera, un laureato impegnato in molte attività di beneficenza, fare un gesto inequivocabile nel finale di partita), come lui ha detto a Varane del Real Madrid. Non citiamo neanche Calciopoli: per onestà intellettuale va ricordato che molti processi non sono andati a dama e che in quel sistema di interessi e alleanze non erano comunque soli. E ci rifiutiamo pure di sostenere che vengano sistematicamente favoriti dagli arbitri: hanno meritato molti degli scudetti vinti nella loro storia. Non tutti, ma la maggioranza sí. Però, va detto, sono abituati a essere trattati con grande sensibilità dai direttori di gara. E loro coerentemente, questo rapporto di stima e affetto lo hanno nutrito difendendoli e rispettandoli. Pensiamo solo a chi ieri é stato protagonista in campo e davanti ai microfoni. Benatia che dopo la sua mossa di kung fu su Vazquez ha sostenuto che non fosse rigore, in passato aveva definito “l’arbitro l’alibi dei perdenti”. Non anni fa. Il 3 marzo scorso. Buffon quattro anni fa, dopo uno scandaloso 3-2 contro la Roma disse “aiutini? Alibi per chi non vince. I presunti favori arbitrali sono solo una scusa”. Nedved, essendo il più intelligente della banda ha evitato i microfoni, ieri, per andare a far pressioni, con Agnellino, a bordo campo come gli sceicchi nei campionati sauditi. Ma un tempo disse di Francesco Totti che aveva dichiarato che valeva la pena “di giocare un campionato a parte, contro la Juve non si può vincere” – era l’ottobre del 2014 – che “se il capitano della mia squadra dice quello che ha detto lui non so se rimane capitano”. Capito Buffon?

E poi Andrea Agnelli. Che accusa di vanità il designatore Collina, che invoca un ricambio ogni tre anni di figure che ha contribuito in Italia a rendere quasi eterne, che in un impeto dice che “serve il Var”. Quel Var che Allegri – bravo ieri, dicendo “non commento gli episodi, dico solo che è successo al contrario con Cuadrado all’andata”, quindi commenta – e Buffon che diceva che il Var fa diventare “il calcio la pallanuoto”, contestavano apertamente, con il silenzio assenso del presidente. Che ora invoca, come un romanista o un napoletano o un interista qualsiasi, il gombloddo. Il complotto anti-italiano di un italiano peraltro, piuttosto fantasiosa come tesi. Ha detto testuale “il designatore e la sua vanitá vanno a colpire le squadre italiane per una designazione imparziale”. Insomma sostiene che Collina, per molti il miglior arbitro della storia del calcio, danneggi le italiane per non essere accusato di favorirle. L’impressione é semplicemente che il viareggino paghi ancora il famoso Perugia-Juventus del 2000.

Insomma, come diceva il Bellavista di Luciano De Crescenzo, si è sempre meridionali di qualcuno. Parafrasandolo, possiamo dire che c’è sempre una Juventus più Juventus di te. E se la Juve d’Italia si scontra con la Juve d’Europa fa la stessa fine che il famoso uomo con la pistola fa con quello col fucile in Per un pugno di dollari.
Fa sorridere che contro il povero Michel Olivier che fischia un rigore sacrosanto si abbattano, da parte delle alte gerarchie, le stesse frasi che le avversarie italiane dei bianconeri riservano alla Vecchia Signora. Che dirigenti e tifosi della Vecchia Signora (anche se Brian Clough la chiama diversamente) usino frasi simili a quelle che per anni tutti gli hanno rivolto: “a parti invertite non l’avrebbero dato”, “sudditanza psicologica” e addirittura c’é chi ha riesumato Francisco Franco e i re di Spagna. Certo, va detto, la Juventus fa tutto con più stile. Perché mentre il resto d’Italia dá agli arbitri epiteti come cornuto, venduto e ne insulta la madre, lo juventino gli dice “a insensibileeee!”, “a vanitosoooo!” e poi invece di insultarne la moglie o la genitrice lo invita a mangiar patatine sugli spalti. Lo stile Juve é tutto qua, perché le parole sono importanti. Ma i contenuti sempre gli stessi.

P.S.: niente da fare, non c’é neanche lo stile Juventus. Pare che Gigi abbia dato all’arbitro dell’assassino (ai microfoni della radio spagnola Cadena Cope) e abbia parlato di crimine contro lo sport. Se si aggiunge che ne ha comparato il cuore a un bidone dell’immondizia… ma il tuffo di Higuain a Benevento, per curiositá, quindi vale l’ergastolo?

P.S. II: onore ai tanti juventini che fieri dell’impresa sportiva, perché tale rimane comunque la partita del Bernabeu, scrivono ovunque “a testa alta”. Anzi no. Sono gli stessi che dicono che “conta solo vincere”, che “arrivare secondi non è un trofeo” e che prendono in giro Sarri per il bel gioco, le grandi partite e la bacheca vuota. Quindi, niente, non potete scriverlo senza coprirvi di ridicolo come un Buffon qualsiasi. Al massimo potete scrivere frase a lui care come “meglio due feriti che un morto”. Certo lui la diceva a proposito dei “biscotti” in campionato, però sicuramente troverete il modo di usarla altrimenti.

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