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Peyton Manning è stato davvero il più forte?

Nel giorno del suo ritiro, uno sguardo alle statistiche e alla sua storia. È stato un grande quarterback, certo. Però...
Peyton Manning dopo l'ultimo Super Bowl vinto. Foto: Ben Liebenberg/NFL

Peyton Manning dopo l'ultimo Super Bowl vinto. Foto: Ben Liebenberg/NFL

Ora che il polverone dopo il Super Bowl è passato e il giorno del ritiro è arrivato, possiamo parlare di Peyton Manning.

Più in particolare, parliamo di quello che ha lasciato dietro di sè. Manning non ha voluto parlarne dopo la vittoria dei Broncos al Super Bowl (e con tutta quella Budweiser da bere, chi può dirgli niente?). Ma, visto che abbiamo assistito all’ultima partita della sua importante carriera, è forse arrivato il momento di discutere se lui sia stato davvero il miglior quarterback di tutti i tempi. Voi potrete avere la vostra opinione. Ma questa è la mia. E se davvero mettete Manning in cima alla vostra lista, forse state ancora digerendo la guacamole del Super Bowl.

Sì, Manning è uno dei migliori di tutti i tempi. È uno dei migliori che abbiano mai giocato nel suo ruolo. Uno dei.

Ha vinto due anelli, è il leader tutti i tempi della NFL per yard passate e ha lanciato più touchdown di tutti nella storia del gioco. Ha gestito alcuni degli attacchi più efficaci di sempre – nel 2013, quando aveva 37 anni, ha segnato due record per yard passate e passaggi da touchdown, vincendo il suo quinto MVP – e il suo approccio mentale alla partita ha ridefinito cosa può fare un quarterback dalla linea di scrimmage. Il ragazzo è un saggio soldato da battaglia, ma è anche uno che sa anche camminare sulle acque. Nessuno lo nega.

Quando si arriva al punto, però, se dovessi scegliere tra tutti i QB per giocarmi la partita della vita, allora non sceglierei Manning. Non lo è mai stato, nè all’inizio della sua carriera, nè ora, dopo che ha sconfitto una difesa mostruosa per vincere il Super Bowl 50. Manning non è l’uomo che vorresti dietro lo snap quando ti giochi il tutto per tutto.

Le statistiche sono buone, ma il fatto è questo: per essere il miglior quarterback di tutti i tempi, devi esserlo nella regular season, devi esserlo nei playoff e devi esserlo quando la posta è la più alta di sempre. Manning non lo è. E non lo è mai stato.

Quando era all’inizio, negli anni spensierati di Indianapolis, Manning ha vinto sì un Super Bowl. Ma ha anche stabilito un record di 9-10 nei playoff. Con Manning, i Colts erano ogni anno una delle squadre più dominanti tra settembre e ottobre, ma le loro vittorie svanivano tra novembre e dicembre. Vi ricordate quanto Manning veniva accusato di non riuscire a vincere con il freddo?

In tutta la sua carriera, Manning ha un record di 14-13 nella postseason (anche se è stata necessaria la vittoria al Super Bowl 50 con i Broncos per portarlo sopra i .500) e nonostante la sua brillante regular-season, i playoff pesano non poco nell’equazione. Chiedete a Dan Marino, che, come vi è stato ricordato dalla pubblicità di Amazon al Super Bowl, non ha mai vinto un campionato.

Ok, Manning ora ha due anelli al dito e verrà per sempre menzionato nei discorsi da bar sul migliore di tutti i tempi, assieme a gente come Tom Brady, Marino, John Elway e il resto della truppa. Sono tutti meritevoli, certo, ma Manning non raggiunge il livello di quello che ha fatto Brady nel corso della sua incredibile carriera, ancora in corso e ancora a livelli altissimi.

Quindi, una partita sola, in cui si gioca il tutto per tutto? Brady è a quota 22-9 nei playoff e ha guidato i Patriots verso quattro campionati. Si potrebbe anche dire che Brady sarebbe arrivato ad avere un record ancora più alto se avesse avuto le stesse armi offensive che Manning ha potuto utilizzare nella sua carriera.

Non vi piace Brady? Lo posso capire, quelle accuse di aver barato possono far sgonfiare tutti gli entusiasmi. Ma Joe Montana ha chiuso i playoff a quota 16-7 e ha vinto quattro Super Bowl. Terry Bradshaw 14-5, con quattro titoli. Elway 14-7, due titoli. Manning è l’uomo successivo su quella lista. Le performance ai playoff non sono tutto, ma sono importanti. E per quanto Manning sia stato forte, il modo in cui ha giocato le partite importanti lo fanno allontanare dalla leggenda.

Trent Dilfer è l’uomo immagine quando si parla di un quarterback mediocre che si aggiudica un Super Bowl. Dilfer ha vinto nel 2000 con i Baltimore Ravens, un team che puntava tutto sulla difesa. La passer rating di Dilfer in quella partita è stata di 80.9. Quella di Manning al Super Bowl 50 è stata di 56.6. Quanto ha vinto il suo primo titolo al Super Bowl XLI, la passer rating di Manning è stata di un pelo migliore di quella di Dilfer, con 81.8.

Per tornare su Brady, la sua passer rating su tre dei quattro Super Bowl che ha vinto è stata più alta di 100.

Per essere il più grande quarterback di tutti i tempi, devi spuntare tutte le caselle, tra cui quella di avere delle statistiche straordinarie, avere il rispetto dei compagni di squadra e far paura agli avversari. E vincere i campionati. Manning ha fatto tutto, ma alcune caselle della sua spettacolare carriera restano vuote: la sua capacità di vincere le partite importanti, contro tutte le probabilità, sui palchi più importanti. E lì, Manning non è all’altezza. Mentre Brady, non importa quello che pensiate di lui, è un anno più giovane di Manning, continua a dominare, continua a vincere quelle partite e continua ad essere l’uomo su cui punterei se dovessi giocarmi la partita della vita.

Se quella partita dovesse essere a settembre, durante la regular season, allora forse Manning sarebbe l’uomo giusto. Ma in inverno, quando le cose si fanno serie, allora lo è Brady. Non è un opinione, quanto piuttosto un fatto storico. Ed è la linea indelebile che separa un grande quarterback dal più grande di tutti.

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