Non sarà un volantino sessista a farci smettere di tifare | Rolling Stone Italia
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Non sarà un volantino sessista a farci smettere di tifare

È passata una settimana dall'incriminato volantino contro le donne scritto da alcuni tifosi della Curva Nord. Le donne ultras però che ne pensano? Le abbiamo raggiunte per sentire la loro al riguardo.

Non sarà un volantino sessista a farci smettere di tifare

È passata una settimana dall’incriminato volantino redatto da un gruppetto anonimo di sostenitori della Curva Nord della Lazio, a nome Direttivo Diabolik Pluto. La Digos, nel mentre, avrebbe identificato due capi ultras coinvolti. La Procura federale della FIGC, invece, ha aperto un’indagine a riguardo.

Ricordiamo, tra l’altro, che la Curva Nord della Lazio, composta storicamente anche da gruppi filofascisti (come emerso dal rapporto dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive), è stata, anche nel recente passato, tristemente famosa per comunicati in cui rivendicavano la paternità degli ululati razziali: ‘non partiranno da parte della nostra curva ululati di nessun genere che possano essere interpretati come gesti con sfondo razziale. Siamo stati i primi a introdurre questa modalità all’interno degli stadi italiani. Ma adesso, per il bene del cammino della nostra squadra in Europa, dobbiamo evitare ogni tipo di pretesto che possa essere usato contro di noi per eliminarci dalla competizione”.

Cosa dice il volantino? Per la grande parte della sua stesura, le solite cose. L’abusatissima similitudine con la guerra ‘le prime file come fossero una linea trincerata’, il richiamo all’onore ‘un luogo sacro’, ‘con un codice non scritto da rispettare’, l’autodeterminazione della curva.

Tutto nella norma. L’ultrà vuole il suo luogo per consacrare la sua religione, lo rivendica, lo difende. Tutto nella norma, dicevamo. Legittimo, nel suo modo passé di spiegare il tifo. Poi però, eccola lì, quella riga là, messa in mezzo. Per ricordarci di stare sempre attenti. Quella frase che non aggiunge nulla al concetto spiegato, ma che per significato e posizionamento all’interno del volantino, ci riporta sempre in quel Medioevo là: ‘All’interno di essa (la linea trincerata, ndr) non ammettiamo Donne, Mogli e Fidanzate, pertanto le invitiamo a posizionarsi dalla 10′ fila in poi’. La frase non ha bisogno di spiegazioni.

“NON AMMETTIAMO DONNE.”

Quindi in questa settimana ho deciso di parlare con quelle donne ultras che nel weekend raggiungono lo stadio per seguire la propria fede calcistica. Sì, proprio come quei ‘tifosi’ che pensano sia impossibile per qualche conformazione naturale razziale. Inutile chiedere un parere sul volantino in sé, per cui i termini fascista, sessista, razzista, ignorante sono tra i più adoperati. Ho parlato con le Romina, Alessandra, Francesca, Valentina, Giorgia, Rosanna, Karen, Claudia, donne che occupano le prime file di curve come la Maratona di Torino, la Curva B di Napoli, Commando Ultrà Curva Sud della Roma e seguono Udinese, Juventus, e la stessa Lazio. Perché è facile essere uomo e non entrare mai nei panni altrui. E sopratutto perché le storie sono varie e personali, c’é chi sgomita tranquillamente nelle prime file, chi urla e bestemmia e salta, chi soffre e non guarda i calci di rigore. Ma c’é anche chi si deve subire gli stai calma principessa o occhiatacce e commenti fisico-erotici. Perché alcune abitudini trascendono la Curva Nord della Lazio.

Mi piace potervi far leggere qualche affermazione. ‘È qualcosa di raccapricciante, anacronistico, tremendamente volgare. Non capisco quale sensi di appartenenza si potrebbe avere per una curva del genere, quando il principio base di ciascuna curva (o almeno della mia!) è accoglienza e integrazione’, ‘non si è ancora entrati nella mentalità che le donne sono tifose e giocano a calcio’, ‘amo l’Olimpico, mai avrei pensato che si potesse cadere così in basso da ritenere ancora lo stadio un posto per soli uomini’. Quello che percepisco, ma non che ci volesse un volantino stupido e ignorante a ricordarcelo, è l’estrema fede, la voglia di vivere le gioie e i dolori della vita da tifoso. La curva nasce come un luogo per supportare la propria squadra, per dimostrare affetto, amore, ma anche rabbia e disappunto. Un luogo di festa e di tensione (quella propositiva). Un luogo asessuato e asessuale, in cui l’interesse non dovrebbe fermarsi allo sfogo delle proprie frustrazioni personali e dei propri problemi con l’altrui sesso.

Chiudiamo con il comunicato dei Biris Norte, gli ultrà del Siviglia, gli unici (a nostra conoscenza, ma speriamo di sbagliarci) ad essersi schierati contro quel volantino:

Abbiamo potuto leggere, durante questo fine settimana, il trattamento maschilista che alcune donne ricevono in luoghi fascisti. Niente di nuovo per coloro che conoscono questo mondo e per coloro che combattono continuamente contro gruppi di questa ideologia. Ma quando diciamo ‘combattere’, non parliamo di quattro frasi sui social network o di quattro slogan vuoti nel bar di una città in cui non esiste l’estrema destra. Lo esprimiamo ogni volta che possiamo, nella nostra città o al di fuori di essa. Qualsiasi posto è buono per dire no al fascismo e combatterlo.

A tutte le donne che popolano El Gol Norte: vi chiediamo, domenica, di rendere la nostra curva l’opposto della disgustosa Curva Nord del Lazio, e un esempio per tutte le tribune di calcio. Nella Gol Norte, gruppo attivamente antifascista di Siviglia, voi donne mettetevi dove volete: prima fila, ultima fila, posti laterali, o dovunque si voglia, ma questa volta vogliamo che vi uniate tutte nelle prime file, quelle che a Roma sono riservate per le teste vuote laziali, affinché voi siate la nostra prima linea contro il maschilismo e contro il fascismo.
Biris Norte – Ultras Sevilla FC.