Rolling Stone Italia

Nicolò Zaniolo: «I miei sogni? L’Europeo, fare il capitano della Roma… e Ronaldo!»

Protagonista dell'evento "Art, Sport, Roma", organizzato da Nike per celebrare le maglie della stagione 19/20, il centrocampista si racconta: dal rapporto con il padre a quello con compagni e tifosi, fino alla distanza dai social

Foto: Getty Images

Via del Corso, Roma. Cori affettuosi, ironici, incessanti. Centinaia di tifosi della Roma inneggiano alla squadra e ai giocatori. Sul piazzale davanti al Nike Store un ragazzo alto, faccia pulita, ha un camice bianco sporco di colore e una bomboletta spray da graffitaro nella mano. Sta disegnando sulla terza maglia della Roma. È Nicolò Zaniolo che con alcuni compagni di squadra e della Roma femminile, insieme ai più noti writers capitolini, è stato protagonista di “Art, Sport, Roma”, l’evento Nike che ha celebrato le maglie della stagione 2019/2020 in modo originale e coinvolgente. Un successo di pubblico, una bella contaminazione tra arte e calcio. Lì abbiamo incontrato Nicolò Zaniolo, il classe ’99 che ha attenuato in città la mancanza di Francesco Totti, il bambino prodigio che ha esordito prima in Champions League (contro il Real Madrid) che in serie A, un piccolo grande uomo che ha le stimmate del predestinato. E lo sa, per questo non intende deludere se stesso né “questi tifosi che sanno sempre stupirmi”, ma “continuare a lavorare”. Idee chiare, nessun vizio – “non gioco neanche al fantacalcio” -, un futuro straordinario davanti.

Nicolò Zaniolo durante l’evento Nike “Art, Sport, Roma”

Il calcio ti sta dando tanto. Ma quanto ti ha tolto?
Mi ha tolto dalla mia città, dai miei amici più cari, non è stato facile. Ma la felicità quotidiana del mio presente è qualcosa di impagabile. Il calcio mi ha dato tanto, mi ha dato tutto. La gioia che mi dà questo sport ora rende quei sacrifici meno duri: adesso non potrei stare meglio.

Il primo ricordo che ho di te è al Bernabeu: Daniele De Rossi ti parla fitto all’orecchio. Quanto è stato importante per te e quanto ti manca?
Daniele è un giocatore di un’altra categoria, dentro e fuori dal campo. Lo ha dimostrato in tutta la sua carriera, la perdita di un giocatore come lui nello spogliatoio pesa, tanto. Comunque spero che prenda le decisioni più giuste per lui, quelle che lo rendano più felice, ma non nego che mi farebbe tanto piacere se tornasse. Intanto provo a fare il meglio che posso io.

Accanto a noi c’è una gigantografia di CR7. Non ti viene voglia di giocare con lui?
Cristiano Ronaldo è un giocatore formidabile, un fenomeno. Sarebbe un sogno rubargli qualcosa in allenamento, è ovvio, poter imparare da lui, averlo in squadra. Se viene a Roma – sorride – è il benvenuto.

Come te unisce fisicità e tecnica ad altissimi livelli.
Non scherziamo. Siamo su due livelli completamente diversi. Io devo migliorare ancora tanto, dalla fase difensiva allo smarcamento. Devo lavorare duro e sperare di migliorare sempre. Non mi pongo limiti.

Lo dici spesso “di non aver ancora fatto nulla”. Difficile trovare giovani campioni con la testa così sulle spalle
Non posso né voglio sentirmi arrivato. Questi mesi, queste due stagioni sono un punto di partenza, non di arrivo. Per arrivare in alto ci vuole tanto, poi magari in pochi giorni vieni catapultato su campi in cui hai sperato sempre di giocare. Come nel mio caso: in una settimana ho visto la Nazionale e la Champions League ancora prima della serie A. Il punto è che anni di lavoro non ti devono far dimenticare che per cadere, invece, ci vuole pochissimo. Ho capito subito di dover tenere i piedi a terra e non è stato difficile: avevo la consapevolezza di ciò che dovevo fare, e come, e c’era la mia famiglia sempre accanto a me. Devi sempre ricordarti che non hai ancora fatto niente, se vuoi arrivare in vetta.

Quali sono i sogni di Nicolò Zaniolo?
Non li dico i miei sogni, per scaramanzia. Però spero di realizzarli tutti. Ma onestamente, a fine carriera, guardandomi indietro vorrei soprattutto poter dire: “Mi sono divertito”.

Neanche quel Pallone d’Oro di cui parlava tua mamma?
Il Pallone d’oro è il sogno di tutti, ma ora non ci penso. Ti dico solo il mio sogno più vicino nel tempo: essere tra i convocati all’Europeo. E al prossimo Mondiale. La doppietta contro l’Armenia invece è un primo sogno realizzato, ma anche quello è solo un punto di partenza.

Capisci di essere forte quando i tuoi tifosi fanno cori per te. Capisci di essere un campione quando quelli avversari ti insultano. Più o meno alla tua età intervistai Totti e ricordo che disse una battuta di questo tipo. A te sono già successe entrambe le cose. Quanto è dura sopportare certi cori?
Lo stadio ti dà sempre la carica. I cori dei nostri tifosi, il loro sostegno è straordinario, ti danno la scossa. Ma anche i fischi, i cori contro, in trasferta, non mi fanno paura. Anzi. Mi caricano ancora di più, voglio dimostrare a loro quanto sono forte, zittirli con la mia prestazione.

Vale anche per le critiche? Quelle magari di allenatori che hanno vinto scudetti proprio a Roma?
Sì, un giocatore forte deve sapere che ci sono momenti di grande forma in cui tutti ti lodano e altri meno buoni in cui arrivano le critiche. E tu sai immediatamente riconoscere entrambi, se sei onesto con te stesso. Se vuoi essere un campione devi avere le spalle larghe e saper uscire a testa alta da ogni situazione. E se ricevi le critiche vuol dire che ti devi svegliare, devi migliorare e quindi ascoltarle non può che servirmi per farlo.

Zaniolo con la maglia della nazionale

Vent’anni, così saggio, non sbagli un colpo dentro e fuori dal campo. Quanto è stato importante nella tua formazione sportiva e umana il fatto che tuo padre sia stato un calciatore professionista?
Mi ha aiutato molto, soprattutto nei momenti più difficili. Penso spesso al giorno in cui la Fiorentina mi mandò via: non fu un periodo facile, sono state settimane delicate, lui mi stette vicino, mi confortò, mi diede consigli importanti. Nessuno, ovviamente, poteva capirmi meglio di lui. Se sono qui è anche grazie a mio padre.

Come ti vedi nel futuro? Ti piacerebbe diventare capitano della Roma?
Certo. A chi non piacerebbe diventare capitano della Roma? Rendere felici questi tifosi che sono straordinari, anche qui oggi sono tanti e non ci abbandonano mai (nel frattempo cantano “Dai Mangiante (inviato Sky), lasciace Zaniolo!”, nda). Nel caso, di sicuro devo meritarmela quella fascia, come chi l’ha indossata in passato e la indossa ora. Ma voglio pensare solo al presente, ad allenarmi, giocare e far esultare tifosi.

Ci sono pregi che vorresti rubare ad alcuni tuoi compagni di squadra?
Ruberei la voglia di allenarsi e la professionalità a Kolarov, la tecnica e la visione di gioco a Dzeko, il tocco di palla a Javier Pastore. Ma la verità è che toglierei qualcosa a ogni mio compagno, tutti sono fortissimi e soprattutto, giocando e allenandomi con loro, imparo sempre qualcosa.

Passiamo alle cose serie. La musica che ami di più?
Ultimo. Lo ascolto tanto, adesso è il mio cantante preferito. Mi capita di sentirlo anche prima delle partite.

La tua serie tv preferita?
Élite. Mi è piaciuta tanto (serie televisiva spagnola ambientata in un college, tra omicidi misteriosi e bullismo. Peraltro Miguel Bernardeau, uno dei protagonisti, gli somiglia, nda).

Film più amati?
I cinepanettoni mi hanno sempre fatto ridere, lo confesso. Natale a Miami, Natale a Rio.

Peraltro il suo produttore è il presidente del Napoli, se ti chiama ci vai? A recitare, ovvio.
No, non fa per me.

Il libro che hai sul comodino?
Vorrei leggere di più, ma gli allenamenti mi tolgono tanto tempo. Cerco di tenermi informato il più possibile.

In un calcio che fa del self marketing un’ossessione, in cui tutti si creano un personaggio, tu invece sembri venire dagli anni ’80. Non sei ossessionato dai social, non hai neanche una tua esultanza.
Quando segno, sono talmente felice che non riesco neanche a pensare, figuriamoci se riesco a mettere in scena un’esultanza particolare, preconfezionata. Quel momento è qualcosa di talmente bello che seguo solo l’istinto. Di sicuro sarà sempre così, esulterò ogni volta come mi verrà, non mi piacerebbe togliere spontaneità al momento più bello per un calciatore. O almeno per me!

Sei una mosca bianca, lo sai vero?
Sono solo un ragazzo normale, mi sento solo questo, uno a cui piace uscire con gli amici, che non ama mettere la propria vita privata sui social, non mi sembra che questo mi renda eccezionale.

Cosa diresti a un bambino che vuole diventare come Nicolò Zaniolo?
Segui i tuoi sogni, credi in te stesso e divertiti, perché se arrivi al campo e non hai più voglia di allenarti, allora devi cambiare mestiere. Non sarà facile ma devi ricordarti che con il lavoro, la dedizione, la concentrazione, allenandoti ogni giorno, puoi arrivare dove vuoi.

Cosa avresti fatto se non avessi sfondato nel calcio?
Mi sarebbe piaciuto servire ai tavoli del ristorante di famiglia a La Spezia.

Iscriviti