Mauro Icardi, Rosario e le barra bravas: storie di tifo e criminalità | Rolling Stone Italia
Sport

Mauro Icardi, Rosario e le barra bravas: storie di tifo e criminalità

L'autobiografia molto discussa del capitano dell'Inter racconta anche della città argentina in cui è nato, una delle più pericolose al mondo

Mauro Icardi, foto da Instagram

Mauro Icardi, foto da Instagram

“Il grande caos”, così lo ha definito Massimo Moratti parlando di quello che è successo intorno al giocatore Mauro Icardi, agli ultras, all’Inter, e alla sua autobiografia. Alcune parole uscite dall’autobiografia del calciatore Sempre avanti. La mia storia segreta mi sono rimaste impresse, non solo per il livello di minaccia o violenza emerso: “Porto cento criminali dall’Argentina che li ammazzano lì sul posto… Forse non sanno che sono cresciuto in uno dei quartieri sudamericani con il più alto tasso di criminalità e di morti ammazzati per strada”.

Ci sono luoghi al mondo dove sport e strada si intersecano fino a saldarsi in un unicum. Il posto da dove viene Mauro Icardi è uno di quelli, è Rosario, provincia di Santa Fe, Nord Ovest dell’Argentina. Lì la strada, il crimine, il calcio, la passione, il talento, le droghe, gli affari, le icone, la storia e la rivalità si abbracciano come in nessun altro luogo al mondo.

Rosario è la città che ha dato i natali a Ernesto Guevara de la Serna, comunemente noto come “Che”, dove sono nate stelle del calcio mondiale come Angel Di Maria, allenatori leggendari come il Tata Martino o il “Loco” Bielsa e soprattutto, Lionel Messi. È una città intera che vive di passione per il gioco del futbol. È un luogo che è storicamente diviso in due: da una parte il gialloblu del Club Atlético Rosario Central, dall’altra il rosso-nero del Club Atlético Newell’s Old Boys.

A Rosario non puoi rimanere neutro, a Rosario tutto è calcio, dai quartieri popolari al centro città, a Rosario il derby è qualcosa di unico, un evento che blocca l’Argentina (sebbene le due squadre non siano tra le più popolari o vincenti della nazione), una partita che secondo le statistiche è la più difficile da vincere tra le più importanti 25 sfide “stracittadine” che ci sono in giro per il mondo.

Ma Rosario è appunto un grande magma dove il calcio è il catalizzatore di tante altre cose. È una delle più grandi città argentine, con uno dei porti più importanti dell’emisfero Sud. Lì “i cittadini sono i più argentini tra gli argentini”. Nel 1812, dalle sue strade iniziò il movimento per l’Indipendenza dell’Argentina, ma Rosario è, oggi come 100 anni fa, una delle città più pericolose del mondo, già negli anni ’30 era soprannominata la “Chicago dell’emisfero sud”, il tasso di omicidi negli anni è arrivato a toccare punte che statisticamente l’hanno collocata sulla mappa delle metropoli ad altissimo tasso di omicidi insieme a Caracas, San Salvador, Kingston, Saint Louis.

Lì la vita ha i colori del NOB o del Central e come in tutti gli stadi argentini le “barra bravas” (le organizzazioni del tifo argentino, paragonabili per mentalità degli ultras nostrani o agli hooligans inglesi) sono la parte predominante del tifo. Quello più acceso e violento (e il livello dei campionati argentini in questo senso è da sempre altissimo: uso di armi bianche, da fuoco, molotov cocktail e scontri fisici, con decine di morti ammazzati, anche tra i giocatori) e storicamente proviene da quelli che sono gli slum delle città argentine, dai ghetti, da quei quartieri, insomma, di cui ha parlato Icardi nel suo libro. Negli ultimi vent’anni, complice il default economico del Paese a inizio millennio, aiutati dalla passione incontrollabile, da regole e controlli poco chiari, dalle debolezze delle società calcistiche e della Federazione, da potenza organizzativa e ricambio generazionale (coinvolgente ragazzi sempre più giovani), questi gruppi di tifosi sono la naturale e più organizzata struttura di traffici illegali e di sostegno (anche legale) per il “popolo”, dando così un collante naturale tra strada e curva.

Non parliamo solamente di dimostrazioni di forza nei confronti delle società di calcio, ma anche dei traffici agli angoli di strada e quelli milionari sulle rotte della cocaina che dalla Colombia viaggia verso l’Europa, dei ricatti, delle minacce ai politici… E in tutto questo i Los Monos di Rosario sono forse la più grande, potente e organizzata gang dell’Argentina.

Negli ultimi anni sta accrescendo inesorabile il proprio potere, avvicinandosi nei paragoni ai cartelli della droga messicani o colombiani. Los Monos vengono dai quartieri, dai ghetti, ma esistono e alimentano la loro forza tra le hinchas sia del Rosario Central che del Newell’s Old Boys.

Un dato spaventoso per capire la potenza “politica” ed economica della gang in relazione al calcio: un paio di anni fa alcuni degli arrestati rivelarono come le gang gestissero i contratti e le attività di almeno quaranta giocatori professionisti. Nascere e crescere a Rosario deve essere unico e non deve essere facile, con il tifo, non importa se sei neonato, bimbo, uomo o donna, anziano o nel pieno della tua forza, che è la base per la vita di tutti i giorni. Rosario è veramente un’ “eccezionalità” riguardo a tutto il resto dello stato Argentino, Rosario te la porti dentro ovunque tu viva, nel bene e nel male.

Altre notizie su:  Mauro Icardi