Maradona e i guai con la squadra dei Narcos | Rolling Stone Italia
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Lo sapete in che guaio si è infilato Diego Maradona?

El Pibe de Oro è finito ad allenare una squadra messicana legata ai narcos, il cui proprietario è un eccentrico miliardario che fa colazione a base di pene di tigre.

Lo sapete in che guaio si è infilato Diego Maradona?

Diego Maradona durante la presentazione per i Dorados de Sinaloa. Foto via Facebook

Diego Armando Maradona è diventato allenatore di una squadra di calcio messicana, i Dorados di Culiacan, la leggendaria storia di “Diego” continua sulla panchina di una squadra terzultima nella serie B messicana, con un super contratto (il secondo più ricco del calcio azteco) e con tantissime polemiche, chiacchiere e insinuazioni sulla scelta del Diez che, dopo lo show da tifoso-ultrà ai mondiali di Russia, è tornato al centro delle cronache firmando per questo team che ha solo quindici anni di storia ma con velleità di “diventare” grande, grazie ad ingenti investimenti, un pubblico caldo che settimanalmente riempie uno stadio che è un gioiello inserito nella bellezza coloniale di Culiacan, cittadina messicana a poca distanza dall’Oceano con un clima perfetto. 

Insomma, tutto bene se non fosse che il club è nello stato del Sinaloa (si chiamano appunto i Dorados de Sinaloa), un nome che volente o nolente viene associato al narcotraffico, luoghi che in automatico vengono associati ai cartelli della droga, anzi, al Cartello di Sinaloa, da questa terrà è passata, passa e passerà la storia del narcotraffico mondiale, dal Sinaloa viene El Chapo, dal Sinaloa passano le faide per il mercato verso Tijuana, la California e l’Arizona sulla rotta per Chicago e la costa est degli Stati Uniti.

L’arrivo della stella argentina per qualche giorno ha portato il Sinaloa all’attenzione del mondo per questa ennesima vita del Pibe de Oro e non solo per i problemi legati alla corruzione, agli omicidi di giornalisti e politici e agli scontri tra narcotrafficanti. Dopo la conferenza stampa di presentazione dove Diego ha parlato anche della sua dipendenza dalla cocaina (“sono stato malato per 14 anni”) e il primo allenamento che già è diventato un cult, non sono tardate le prime polemiche, con i vicini di casa dell’esclusivo e blindato quartiere de La Primavera che hanno letteralmente bloccato il trasloco dell’argentino temendo che l’arrivo di Diego possa rovinare la tranquillità di un quartiere che, così, a naso e facendo qualche indagine in rete, sembra più un compound isolato dalla dura e violenta realtà del Sinaloa.

L’arrivo di Diego è anche e soprattutto un colpo mediatico e sono già uscite alcune notizie sugli artefici del colpo Maradona e non poteva essere altrimenti, Diego come il Sinaloa genera racconti, e si scoprono collegamenti di vite e potentati economico-politici degni della quinta edizione di Narcos. Ad esempio secondo quanto riportato da uno dei media indipendenti più attivi nel monitoraggio sulla pluridecennale guerra della droga in Messico, El Blog del Narco, “la mente” della trattativa per portare Diego nel Sinaloa è Christian Bragarnik promoter argentino già al lavoro in Messico nel management del Club Querétaro, squadra di Seria A che fu sospesa nel 2011 per i suoi legami con il traffico di droga, in quel periodo i capi di Bragarmin erano Paul Solorzano Lozano e Jorge Mario Ríos Laverde (“The Black”), due colombiani ricercati dalla DEA e associati al Joaquin Guzman (“El Chapo”).

Inoltre secondo quanto riportato dal Blog Del Narco e da altri media, “Bragarnik è anche consulente e avvocato sportivo per il Casinò Calde, del gruppo Caliente, che controlla anche le squadre Club Tijuana Xoloitzcuintles de Caliente, meglio noto come Club Tijuana, il Gruppo Caliente controlla anche la squadra gemella. i Dorados del Sinaloa. A capo del gruppo Caleiente c’è il “clan” degli  Hank, i fratelli Carlos e Jorge Hank Rhon”; Jorge è quello che ci interessa di più essendo tra i due il personaggio più controverso.

Partendo dal football, Jorge è quindi il proprietario del Club Tijuana (che naviga nelle zone basse della classifica della Seria A Messicana) ma soprattutto è uno degli uomini più potenti del Messico proprietario della più grande società di sport e gioco d’azzardo dello stato azteco con quasi 6.000 dipendenti e una rete di affari basati sull’intrattenimento che si estende in 19 stati della federazione e comprende 13 paesi del Centro, Sud America e Europa. Una storia di potere economico che è una cartina di tornasole sulle contraddizioni e la miscela di affari-corruzione-gangster che è l’architrave dello Stato messicano, su Jorge Hank Rhon infatti sono state mosse accuse o collegamenti con assassini di giornalisti, commercio di animali esotici, possesso di arsenali di armi e ovviamente legami con il narcotraffico.

Come affermato dal giornalista Mario Maldonado, Jorge Hank Rhon ha dovuto affrontare diverse volte la giustizia messicana ma è stato imprigionato solo una volta (per pochi giorni, uscendo per mancanze di prove) e più volte è finito sotto indagine da parte degli Stati Uniti che gli hanno proibito l’ingresso nel paese. Nato a Toluca, Jorge è una delle 5 persone più controverse ed egemoni del Mexico. Un potere che arriva dritto dal padre, una delle figure storiche del mondo politico ed economico messicano: Carlos Hank Gonzaléz (“El Profésor”) per oltre 50 anni è stato un personaggio di spicco in Messico. Membro storico del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI – il primo di governare il Messico per 70 anni tra il 1930 e il 2000), business-man e multi milionario, governatore del DF di Mexico City è stata figura imprescindibile della politica e dell’economia messicana.

Il suo insegnamento (“un politico povero, è un povero politico”) permise ai figli  – soprattutto a Jorge –  di capitalizzare al meglio l’influenza del padre: Jorge Hank Rhon e il Gruppo Caliente stravolsero Tijuana facendone la seconda città con il maggior numero di casinò in Messico (21 in totale) ma il suo gruppo ha altri mille business: dagli ippodromi alle slot machine, dalle scommesse alle piste per corse dei cani, dagli zoo alle agenzie di viaggio per VIP e tante altre attività finanziarie. 

Il potere di Jorge è stato ed è di livello assoluto arrivando anche ad essere sindaco di Tijuana (tra i 2004 e il 2007). Come accennato, la sua autorità – come spesso succede in Messico – è un frutto avvelenato, un potere reale ma fraudolento, colluso, violento: già 30 anni fa, nel 1988, Jorge Hank Rhon fu coinvolto nell’accusa per l’omicidio del giornalista Hector “El Gato” Félix che stava indagando sui traffici illeciti del clan Hank. Felix fu ucciso da sue sicari che si scoprì essere i guardaspalle della famiglia – della moglie per esattezza – di Jorge Hank Rahon. Negli anni è stato accusato di violazione delle regole bancarie e di contrabbando di animali esotici, è stato più volte sotto indagine anche da parte dell’FBI, nel 2011 l’esercito messicano ha fatto irruzione nella sua tenuta a Tijuana trovando più di 80 armi da fuoco di grosso calibro, granate e più di 9.000 proiettili, solo qualche anno prima  – nel 2007 – decise di correre per la carica di governatore dello Stato della Baja California, un fallimento: dalle procure dell’Arizona e di New York furono rese pubbliche informazioni secondo cui per anni Jorge era sospettato di riciclaggio di denaro, con collegamenti con il narcotraffico, soprattutto con il temuto Cartello dei Fratelli Arellano Felix di Tijuana.


La storia di Jorge è assurda e ovviamente eccessiva, si parla di lui come un personaggio ossessionato dalle stravaganze e dal sesso, ha avuto cinque mogli e 20 figli, le sue feste a base di scambismo sono celebri in tutto il Messico, il suo debole per gli animali esotici è di dominio pubblico, possiede oltre 50 auto di lusso e colleziona oggetti rari, indossa un gilet di pelle d’asino e in generale ha una passione per i cani (ne ha oltre 60, pare) e si dice che nel suo zoo cerchi di far accoppiare animali di razze diverse. Ma su tutte le stravaganze vince la sua personalissima “colazione del campione”: la “miscela dei tre peni” composta da una piccola parte di pene di cervo, una quantità simile di fallo di cane e una un po’ più cospicua di tigre, il tutto mescolato corno di manzo e otto serpenti a sonagli e otto scorpioni, la miscela è poi servita in un bicchiere di tequila.

Quella di Jorge Hank Rahon è una storia controversa e piena di risvolti misteriosi, di situazioni legali e illegali, di ricchezza e sfruttamento, è una storia fatta da personaggi eccessivi, chiacchierati e ognuno con ii loro lato oscuro, ecco perché Diego in Messico fa notizia, indipendentemente da chi gli sta intorno, Diego ha scelto un paese, il Messico, dove da oramai troppo tempo continuano gli omicidi, i rapimenti, le sparizioni, le violenze frutto di un modello di Stato fallito, dove il Narco si è fatto – appunto – stato. 
Chissà come andrà questa nuova pazza avventura del “Pibe de Oro”, intanto ha già una canzone a lui dedicata, si tratta di un corrido, la musica tradizionale di queste zone del Messico.

Il corrido è un genere che ha fama mondiale anche perché spesso racconta storie e imprese dei narcos (dalla sintesi, il sottogenere, narcocorrido), il pezzo dedicato al “Pibde” è cantato da Ivan Davila e purtroppo per Diego non è un elogio anzi, certo elogia e descrive gli anni di gloria con il Napoli, l’impresa mondiale con l’Argentina nel 1986, ma parla anche della dipendenza dalle droghe e accenna a temi di stretta attualità come le critiche mosse da DM10 al Messico perché scelto come sede (Insieme a Canada e U.S.A) della Coppa del Mondo del 2026, è chiaramente una canzone che non loda assolutamente l’arrivo della stella nel Sinaloa e si chiude con un semplice e lapidario “Io so che era molto buono, ma il passato non è vivo”.

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