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Kobe, il mio ultimo All-Star Game

«Questi ragazzi sono cresciuti guardandomi giocare», ha detto il 24 dei Lakers
«I miei figli mi hanno visto in tutti questi anni svegliarmi alle 4 di mattina, allenarmi, lavorare, tornare a casa e lavorare ancora». Foto: Elsa/Getty Images

«I miei figli mi hanno visto in tutti questi anni svegliarmi alle 4 di mattina, allenarmi, lavorare, tornare a casa e lavorare ancora». Foto: Elsa/Getty Images

Dopo 19 stagioni, oltre 33mila punti segnati e 5 titoli NBA, Kobe Bryant si ritirerà a fine stagione. Questo weekend ha partecipato all’ultimo All-Star Game della sua carriera, che si è trasformato in una sorta di tributo. Ha giocato 26 minuti, segnando 10 punti. Ora avrà le ultime 27 partite da disputare, in una stagione che per i suoi Lakers vuol dire davvero poco. Ma per lui, invece, continuerà il tour di tributo per tutte le varie città NBA.

Kobe, siamo sicuri che in questo weekend hai condiviso dei momenti speciali con molti giocatori e leggende del passato. C’è qualcosa che un tuo compagno o una leggenda ti ha detto e che ti ha colpito più delle altre?
Beh, penso che siano le storie delle loro prime volte contro di me, le piccole cose come queste – una gomitata, una palla rubata – e di come volessero guadagnare il mio rispetto già all’inizio. Volevano dimostrare che fossero competitivi come me. Quando sento queste cose, mi fanno stare bene. Perché durante tutte queste stagioni ti sei sfidato l’uno con l’altro. E queste non sono storie che condividi con i tuoi avversari, giusto? Ma a questo punto della mia carriera, è assolutamente meraviglioso sentirle.

Quando arriverai a casa, come descriverai questo All-Star Game ai tuoi figli?
Beh, loro sono qui. Sono stati seduti appena dietro alla panchina, quindi mi sono confrontato con loro tutta la partita. Si sono divertiti quanto me. Sai, mi hanno visto in tutti questi anni svegliarmi alle 4 di mattina, allenarmi, lavorare, tornare a casa e lavorare ancora. È molto bello, come padre, che loro vedano quanto il lavoro duro paghi alla fine.

Come è stato giocare questa sera? Sembra che ti sia divertito molto ed è sembrato di vedere il Kobe di un tempo…
È stato divertente. Mi è piaciuto giocare con i ragazzi, scherzare e divertirmi in panchina. E, sai, ho avuto la possibilità di fermare Pau, vendicarmi di cosa mi ha fatto quando è venuto a Los Angeles con Chicago. Ma tutto è stato molto divertente. Mi è piaciuto davvero tanto.

Quando ti sei confrontato con Michael Jordan all’All-Star Game del 1998, ti sei confrontato con lui, come se fosse qualcosa di più di una partita. L’ha fatto qualcuno con te stasera?
No, Michael era ancora Michael. Voglio dire, era il 1998. Era ancora quel giocatore là. Io sono in ballo da 20 anni, è diverso. Con questi ragazzi c’è un sacco di differenza, sono passate generazioni in mezzo. Sono letteralmente cresciuti guardando me da quando avevano sette anni. È diverso dal rapporto che ci poteva essere tra me e Michael.

È davvero raro per te arrivare alla pausa dell’All-Star senza nessun obiettivo in campionato. Cosa farai per dare un senso a queste ultime 27 partite?
Beh, provi sempre a giocare la seconda parte meglio della prima, e provi a dimenticarti cosa è successo, in termini di risultati. Prendi questa pausa per ricominciare da capo. Mentalmente l’approccio è quello di partire da uno 0-0.

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