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Javier Zanetti: la mia nuova Inter (e due consigli per Totti)

«Smettere di giocare mi ha fatto iniziare a studiare»: il vicepresidente e bandiera dell'Inter e la sua vita con le scarpette al chiodo
Javier Zanetti Inter Cina Vicepresidente

Zanetti tra i tifosi a Nanjing. Foto: VCG

Javier Zanetti fa parte della categoria di umani tipo Pharrell Williams, incredibilmente immune all’invecchiamento. Dopo aver giocato quasi fino ai 41 anni con la maglia dell’Inter (record di presenze con i nerazzurri), il capitano è passato dietro la scrivania, con la giacca e la cravatta da vicepresidente. Sarà per questa sua eterna giovinezza che è stato chiamato a vestire i panni del testimonial per LR, una delle aziende leader nel campo dell’health & beauty e per cui sta gestendo un blog dedicato al mondo del benessere).

Partiamo dal grande mistero di Zanetti. Come hai fatto a giocare così a lungo?
(Ride) Madre natura mi ha dato una grandissima mano! A parte questo, per giocare ad alti livelli devi avere la cultura del lavoro, curare i minimi particolari. Devi fare tutto ciò che ti può permettere di giocare per tanti anni ad alto livello, sia in Italia che in Europa.

A proposito di gente che ha lasciato, da poco anche Totti ha appeso gli scarpini al chiodo…
Francesco è un grande amico, e ho sempre avuto grandissimo rispetto per lui. Credo che la prima cosa che deve capire è che ora inizia una nuova vita, completamente diversa da quella a cui eravamo abituati. Non è semplice, sicuramente. Però, con grande umilità, deve iniziare ad ascoltare, a imparare da chi ha più esperienza di lui per riuscire a fare un percorso lavorativo nuovo.

A te piace, quindi, questa nuova vita?
Ho ricominciato a studiare: cambiare due proprietà straniere (prima quella di Thohir, ora Zhang Jindong, ndr) aiuta ad aprirti e cambiare mentalità. Devo dire che questa nuova proprietà punta molto su di me, soprattutto a livello internazionale, per la mia riconoscibilità. Vogliamo tutti che l’Inter torni a vincere, e questo è quello che vuole anche la società.

E come ti stai trovando con Jindong?
Molto bene perché è una società che ha grande entusiasmo, ci sono grandi progetti per il futuro. Vuole far crescere l’Inter, ci tiene tantissimo alla nostra identità. Ovviamente ci stiamo ancora conoscendo, non è semplice il primo approccio, ma ci sono i presupposti per un grande futuro.

Oltre al calcio giocato, sei sempre stato in primissima linea per fare del bene, anche con la tua Fondazione PUPI. Pensi che il calcio faccia abbastanza in questo senso?
Sì, credo che il calcio faccia tantissime cose. Per me è un megafono molto potente, si possono trasmettere dei messaggi molto positivi. Mi auguro continui a farlo, perché ce n’è bisogno.

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