"Lontano dall'oceano mi sento perso": intervista al surfista Leonardo Fioravanti | Rolling Stone Italia
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“Lontano dall’oceano mi sento perso”: intervista a Leonardo Fioravanti

Da quando ha 12 anni frequenta il circuito mondiale di specialità. Ora ne ha 19, e dopo aver conquistato il titolo mondiale under 18, sta per entrare nel giro dei “pro”

“Lontano dall’oceano mi sento perso”: intervista a Leonardo Fioravanti

Leonardo Fioravanti a Coolangatta, Queensland, Australia

Provate a chiedere ai “millenials” di mezzo mondo qual è il loro sogno, sicuramente tra le scelte più gettonate ci sono: fare soldi con quello che piace fare, girare il mondo e divertirsi con le ragazze.

Dal battesimo dell’acqua a Santa Marinella alle gare alle Hawaii, in 10 anni il sogno di surfista di Leonardo Fioravanti è diventato la sua vita: viaggiare, essere popolare e godersela… Ma per lui l’unica cosa che conta è cavalcare le onde, è provare quel senso di adrenalina «che è come una droga, ti fa sempre tornare… Una roba pazzesca che ti sale insieme alla paura che hai nel farti male ma che ogni volta, appena vedi un’onda e aspetti sulla tavola, vuoi riprovare, sensazioni che spingono a credere in quello che fai». E Leonardo di fiducia ne ha a chili: è da quando ha 12 anni che frequenta il circuito mondiale di specialità e adesso che ne ha 19, dopo aver conquistato il titolo mondiale under 18, sta per entrare nel giro di quelli che contano davvero, quello dei “pro”, potrebbe essere il primo e unico italiano a riuscirci.

Ora sta raggiungendo la popolarità, ma evita le facili trappole: «sono contento di essere un po’ conosciuto, ma perché sento che fa bene al mio sport, è unico, bellissimo e voglio fare del bene al movimento. Non mi interessa troppo il jet-set, certo, è bello diventare popolare, mi diverto… ma io lontano dal mare, dall’oceano – puoi chiederlo a qualsiasi surfista – mi sento un po’ perso, sto male… il surf rende felici e sono contento che questa new generation di surfisti sia così in vista anche a livello internazionale». I primi passi e la consapevolezza del talento arrivano molto presto: «a Santa Marinella, mentre ero in acqua a 8 anni ero al livello di gente di 20, poi dai 12 anni con la prima gara in Australia ho capito di aver qualcosa perché tutti più o meno rimasero stupiti: avevo vinto io, ed era un momento speciale, ero al mio primo viaggio da solo senza la mia famiglia». Da allora è un giramondo del circuito del surf con una famiglia solidissima alle spalle, genitori separati ma molto presenti, con la madre che viaggia al suo fianco: «La mamma è tutto, e con lei mi confido e mi affido, insomma la mamma è sempre la mamma. Lei, la mia squadra, il mio team manager, mio fratello e mio padre mi hanno sempre protetto e sostenuto». Una vita da nomade tra «la base in Francia e mille altri luoghi che ho visitato o dove ho gareggiato, le Isole Fiji, le classiche Hawaii, l’Australia ma soprattutto l’Indonesia, lì ci sono tantissime isole e mille spot dove potersi divertire!»

L’immaginario “rock’n’roll” del surf, quello nato da film come Point break, per Leonardo oggi è totalmente superato: «Negli ultimi 10 anni il livello è salito tantissimo a livello globale, per stare dietro ai giovani brasiliani che fanno tricks incredibili devi avere testa e corpo preparati, tutti i surfisti del circuito sono puri atleti: non solo c’è il preparatore di disciplina, ma anche il preparatore atletico e soprattutto il mental coach. Al mio livello quello che conta è la testa. Gareggi contro altri anche più forti di te, ma c’è sempre l’Oceano di mezzo, bisogna calcolare bene ed essere pronto, il mare non sai mai cosa ti offre». Prima di salutarci faccio in tempo a vedere i suoi occhi brillare quando mi racconta della sua onda perfetta, trovata in Indonesia: «Ero lì per divertirmi, e c’era questa mareggiata lunghissima, onde grosse, da 3-4 metri, sono stato 12 ore in acqua, avrò fatto almeno 40 tubi, una roba pazzesca». E di nuovo gli occhi si aprono quando parla dell’onda che vorrebbe surfare: “In Namibia, a Skeleton Bay, un’onda infinita, lunga chilometri, davvero incredibile». Alla fine, Leonardo è un millennial come tanti, con la musica da fare da colonna sonora e una una raccolta di brani da ascoltare in shuffle che va da Eazy E a DJ Snake, da Rihanna a Major Lazer, passando per The Chainzmokers e Adele, ma anche «Justin e Selena Gomez». Eminem è il suo preferito: «Pezzi come Lose Yourself sono perfetti per darti carica e consapevolezza prima di affrontare l’Oceano».

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