In una gara totalmente votata alla strategia fino all’estremo, il risultato del Gran Premio di Monaco non cambia di molto nemmeno con l’obbligo della doppia sosta che – anzi – ha reso ancora più fasulla la corsa più fasulla della stagione. Sicuramente la cornice resta affascinante e soprattutto i turni di qualifica sono i più entusiasmanti dell’anno, ma le dimensioni delle auto e un tracciato ormai fuori dal tempo hanno tramutato negli anni la gara a un obbligato trenino. In più con la regola della doppia sosta inserita da quest’anno si è potuto assistere alla strategia del più lento imposta dai team di Racing Bulls e di Williams (compreso un dolente Sainz per nulla entusiasta).
Il risultato più evidente di questa pratica di rallentamento è stato quello di favorire tutto sommato solo Lewis Hamilton che dalla settima posizione ha potuto guadagnare la quinta, mentre sostanzialmente sia i piloti Williams che Racing Bulls hanno mantenuto quelle già ottenute in griglia di partenza. Così, nonostante gli sforzi di Leclerc e di Verstappen – attualmente i migliori piloti sullo schieramento – di ravvivare la gara giocando sulle fragilità emotive di Lando Norris, l’esito è stato tra il sonnolento e il letargico. Gli unici risvegli improvvisi sono stati dovuti infatti all’entusiasmo (immotivato e gridato) di Carlo Vanzini in telecronaca, obbligato anche lui bene o male a portare a termine il racconto di una gara che sembra però essere lo specchio di una stagione che ha già sostanzialmente espresso i suoi vincitori.
Salvo capovolgimenti di fronte a Barcellona, dove entrerà in vigore la nuova norma sulle ali anteriori, il campionato costruttori sembra essere in mano alla McLaren. Resta il dubbio sul campionato piloti, ma anche qui pare impossibile per Max Verstappen riuscire a entrare realmente in lizza nonostante le sue incredibili qualità.
La McLaren è superiore, i piloti forse non sono i migliori, ma sbagliano molto poco e sono ancora estremamente collaborativi tra loro. Lewis Hamilton prosegue il suo percorso di avvicinamento verso l’Alonso style con team radio sempre più piccati e un’incapacità sostanziale di riuscire a portare la sua monoposto in lotta con i primi anche quando la vettura quanto meno potrebbe assisterlo.
Piano piano l’attesa sta così scivolando verso l’anno prossimo quando le regole stravolgeranno le attuali vetture, ancora molto è in gioco a livello politico e tecnico e non tutto è definito. Intanto Charles Leclerc può godersi una seconda posizione realmente difficile da immaginarsi alla vigilia della gara, ma evidenzia anche una rassegnazione che lo vede riportare all’anno prossimo – altra nenia della Ferrari degli ultimi vent’anni – il desiderio di competere per il campionato. La Mercedes in preda a totale confusione chiude invece un fine settimana in pieno stile Ferrari Imola, fuori dal Q2 nelle qualifiche e mai in gara, anzi obbligata a seguire il trenino imposto prima da Lawson, poi da Sainz e infine da Albon.
Bernard Arnault, padrone di tutto e sponsor ovunque, giustamente si presenta sul podio del gran premio più ricco e noioso della stagione, sarà un caso, ma spesso le due cose vanno in coppia, a partire dagli occhiali a goccia del palestrato Jeff Bezos (ospite Ferrari, chissà l’Ingegnere che avrebbe pensato) che evidentemente con tutti quei pacchi mandati in giro per il mondo si è fatto dei bei muscoli. Ricchi i piloti, ricchi i padri, le fidanzate e anche le mamme, ricchi i premianti e i regnanti, resta la nota positiva di Oliver Bearman, forse un futuro possibile in Ferrari, giovane e dal carattere racer e capace quanto meno di provarci sempre fino in fondo, anche con una strategia un po’ insensata e con un piglio mai domo che si riflette protestando giustamente contro una Federazione sempre più incompetente e gestita da un presidente autocrate, in cui anche esprimersi liberamente per i piloti sembra essere considerato un problema.
Ora si passa subito al Gran Premio di Spagna, si corre già domenica primo giugno. Pista vera quella del Montmeló in cui verificare per l’ultima volta – prima di dedicarsi quasi completamente al 2026 – le vetture e gli aggiornamenti che vedranno la pista fin dal venerdì.
Beato in questa domenica monegasca di sole chi ha potuto buttarsi in acqua, facendosi una nuotata in piscina tra un giro e l’altro, e beato chi in McLaren può concentrarsi sul 99 per cento che va e non sull’uno per cento che non va, come ha dichiarato Andrea Stella. Perché in altre squadre il bicchiere mezzo pieno sembra sempre più mezzo vuoto, se non del tutto, e le idee ormai sembrano più vivere sul fronte del vada come vada.
Ma ora il podio dei migliori che vede sicuramente per questa volta trionfare come in gara il bistrattato Lando Norris che non può permettersi mezzo errore, mezza indecisione che subito viene additato come nevrotico, instabile e a rischio psichiatrico. Norris ha invece vinto, ha tenuto botta e ha retto – come doveva – alla pressione di Charles Leclerc. Bravo, bravissimo, sette più.
Sul podio anche Leclerc che ci ha provato dal venerdì fino alla domenica e probabilmente anche a colazione a pranzo e a cena. Ora resta da capire se ci crede, se crede alla Ferrari o se crede che è meglio darsi una mossa e mostrare anche agli altri team cosa può fare un pilota così magari su una monoposto vincente. Staremo a vedere, intanto da leccarsi le dita, gelato (Lec) permettendo.
Chiude il podio dei migliori Fernando Alonso, anche questa volta zero punti, ma una forza di reazione immediata, da primo della classe. La macchina è migliorata e lui c’è, vedremo una probabile sorpresa in Spagna nella gara di casa.
Per il podio dei peggiori il primato va sicuramente alla Mercedes, mai in gara e mai un’idea. Anzi un paio le hanno avute, ma tutte e due sbagliate, compresa quella di superare la chicane mobile della Williams di Alexander Albon saltando la chicane del porto. Niente da far,e la Federazione indefessa li ha rispediti subito dietro. Perché va bene fare i furbi, ma dirlo a tutti anche no.
Partecipano a questo podio per i motivi opposti anche la Racing Bulls e la Williams, erano già dove erano, ma hanno voluto stupire il mondo rallentando come se guidassero un pullman di linea e sono arrivati così dove già erano seguendo la logica che se stai fermo resti dove sei. Ullalà che strategia.
Finisce sul podio anche – stringendosi un po’ – il Gran Premio di Monaco stesso. Va bene che questa gara e la sua location come dicono a Vimercate piace agli sponsor e piace alla gente che si piace, ma il gran premio resta invedibile come per altro tre quarti di quelli che si aggirano per la pit-lane con l’aria tipica dei famosi senza motivo, dei ricchi senza merito e dei belli in modo assurdo (Zoolander docet). Prendere provvedimenti subito perché l’alternativa di un pomeriggio a Pietra Ligure o a Capocotta con grigliata è decisamente più seducente.