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Formula Uno, il Gran Premio dell’Emilia-Romagna: quando le parole non bastano

Lasagne, imbarazzi e rischio di noia perenne. Come sta andando il mondiale? Per la Ferrari, finto spoiler, davvero male. E anche per noi che guardiamo, desiderosi di ritornare ai tempi in cui a questo circuito si poteva assegnare solamente: Gran Premio di Imola

Gran Premio dell'Emilia-Romagna

Max Verstappen al Gran Premio dell'Emilia-Romagna 2025

Foto: Clive Rose via Getty Images

Fine settimana caotico dentro al quale predizioni e previsioni si sono intrecciate alzando veli in cui le speranze si sono confuse con la realtà. La quale si è presentata puntualmente, con il volto solido e paciocco di Max Verstappen, che da quando si trova al volante di una Red Bull tutt’altro che efficace sta pure acquisendo qualche grado di simpatia.

Una qualità, quella di Verstappen, capace di superare i limiti della sua vettura arrivando soprattuto a rompere le uova al duo McLaren, attuali dominatori della scena. Anche se non quanto potrebbero, visto il margine tecnico che il team di Woking mette a disposizione di Oscar Piastri e di Lando Norris. Un mondiale a tre che vede il resto del gruppo in disordine sparso tra sprazzi di prestazioni e cadute depressive. Spicca in questo gruppo la Ferrari, capace di un disastro clamoroso durante le qualifiche. E non è la prima figuraccia rimediata dall’inizio dell’anno dalla scuderia di Maranello, ma non appaiono messe meglio né Mercedes in crisi di gomme e mai realmente in gara e ancor meno Aston Martin, che sembra sì aver azzeccato gli sviluppi, ma risulta ancora troppo lenta in gara. Colpa anche di una strategia pasticciata.

La squadra più fresca, e forse la vera sorpresa dell’anno, sembra essere la quasi resuscitata Williams, che mostra una crescita evidente rispetto all’anno precedente. Anche se, chiaramente, ancora non può dirsi rientrata nel novero delle migliori. Però sia Albon che Sainz (che in gara ha sbagliato strategia come lui stesso ha ammesso via radio) si stanno prendendo delle insperate soddisfazioni.

Imola abbandona – si spera solo temporaneamente – il campionato del mondo di Formula Uno, ma dimostra per l’ennesima volta come una pista vecchio stampo – da racer, come piace dire oggi – possa nonostante la difficoltà nei sorpassi mostrare il carattere e le qualità dei piloti in corsa. Su questa pista ogni errore si paga a caro prezzo, come è successo a Gasly nel confronto con Leclerc per eccesso di fiducia. E come è successo a Piastri in partenza con Verstappen, in questo caso per eccesso di sfiducia.

Nonostante Piastri spicchi per freddezza e controllo, i piloti McLaren non sembrano impensierire il campione del mondo in carica, che deve preoccuparsi più delle prestazioni della sua monoposto che di quelle dei suoi avversari. La Ferrari prosegue nel suo personalissimo viaggio lisergico, in cui ogni dichiarazione difficilmente corrisponde con la realtà. Ormai prigionieri di un realismo magico che tocca l’apice con le dichiarazioni del team principale Frédéric Vasseur (certo chiamato a un ruolo che non è semplicemente difficile, ma è il più complicato di tutto il mondiale), i ferraristi sembrano obbligati a una navigazione a vista in cui l’eroismo si confonde con la disperazione e a tratti il patetico.

Dopo una qualifica terrificante, la Ferrari si ritrova quarta e sesta al traguardo. Un risultato che è ben lontano dalle roboanti dichiarazioni di inizio anno, ma anche dalla decenza. Non è un lavoro facile, non c’è ombra di dubbio. Ma con una coppia di piloti che è probabilmente la migliore del mondiale, e con una storia che è inutile ricordare, bisognerebbe non solo fare di più, ma mostrare una tensione agonistica che sembra invece mancare. Come se a Maranello, in mezzo a oltre un migliaio di tecnici straordinari, risuonasse un’assenza assordante che sta dalle parti del cuore e di chi comanda. E che dovrebbe dirigere una delle più grandi storie sportive e tecnologiche dello scorso e di questo secolo. Qui quando si vinceva e ci si scontrava e ci s’incazzava senza avere il tempo di falsi sorrisi, presunte e presuntuose dichiarazioni e sguaiate risate.

FORMULA 1 1977 TEST FERRARI

Prosegue invece l’avventura di Andrea Kimi Antonelli, che si è trovato a vivere un weekend di gara a mezza strada tra una gita scolastica e un Festival di Sanremo. Tra compagni di scuola, Gianni Morandi, lasagne, giocatori del Bologna in euforia permanente, frizzi e lazzi ha almeno – speriamo – trovato il tempo per fare due chiacchiere con il sempiterno Valentino Rossi che qualche buon consiglio lo può e lo sa sempre dare.

Antonelli chiude un fine settimana complicato e un po’ scassato, non un grande risultato, ma va bene così. Pazienza e cura porteranno sicuramente il pilota bolognese a grandi risultati. Una pazienza e una cura che manca dalle parti dell’Alpine, dove bruciato Doohan ora è il turno di Colapinto. Che pur capace e non certo immeritevole di una Formula Uno sembra potersi garantire il sedile più che per i risultati per i soldi degli sponsor che lo appoggiano. Il mondiale pare sempre appannaggio della McLaren, il costruttori in verità è già un capitolo praticamente chiuso, ma nella classifica piloti Verstappen resta un avversario temibile e ancora un potenziale vincitore. La saggezza di Andrea Stella fa ben sperare per il proseguo del campionato della McLaren così come la solidità di Oscar Piastri, ma insieme a Verstappen c’è un team come la Red Bull che sa correre e vincere compionati e che non permette sonni tranquilli.

Ora come sempre i nostri podi, quello dei migliori e quello dei peggiori. Tra i migliori è inutile dire che il primato spetta proprio a Max Verstappen, che ha ammazzato corse e distrutto avversari per quattro anni vincendo a man bassa. E che ora, vincendo ancora, rivitalizza invece ogni fine settimana un campionato a rischio di noia perenne. Sul podio sale anche Fernando Alonso, che ritorna alla luce con una straordinaria prestazione in qualifica e l’ennesimo e indimenticabile team radio in gara. Ultimo posto tra i migliori – anche per infinito affetto – va a Charles Leclerc, che il cuore ce lo mette, ma anche la testa. E forse dovevamo capirlo, come giustamente rivendica nell’intervista a Mara Sangiorgio, ma pure lui avrebbe dovuto essere il primo a farlo. E dargli un valore diverso, prima che se ne andasse dalle parti dei tedeschi a quattro cerchi.

Per il podio dei peggiori trionfa ancora Lando Norris, felicissimo come non mai del suo secondo posto: davanti a Piastri (seppur per fortuna), ma soprattutto ben lontano da Max Verstappen. Il secondo posto sta diventando il suo confort food domenicale, là dove ogni serenità non viene e non deve essere turbata. Gli fa compagnia Pierre Gasly che invece mostra un eccesso di agonismo che lo porta a ravanare nelle colline imolesi. Peccato perché la gara era buona, e poi chi lo sente Briatore. Ultimo posto dei peggiori a chi ha avuto l’idea di denominare la gara imolese dal 2020 a oggi: Gran Premio del Made in Italy. Va bene che la pista è bellissima, ma viene davvero fatica a pensare un nome più orribile di questo. Bellissimi gli anni del cosiddetto Gran Premio di San Marino, quella sì che era una roba all’italiana. In ogni senso.

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