Formula 1, il Gran Premio di Gran Bretagna: troppo sforzo per nulla | Rolling Stone Italia
«I am so fucking shit»

Formula 1, il Gran Premio di Gran Bretagna: troppo sforzo per nulla

Ormai il duello finale è scritto, Piastri contro Norris. Mentre la Ferrari, a fronte di due piloti generosissimi, naviga davvero a vista, e malamente

Gran Premio di Gran Bretagna

Foto: X

Chissà se anche Christian Horner come Frédéric Vasseur accuserà Max Verstappen di aver sbagliato in gara quando era secondo alle spalle di Oscar Piastri. Le accuse mosse ai piloti Ferrari da parte di Vasseur dopo le qualifiche, oltre che inconsistenti e utili solo a procurare ancora più frustrazione, denotano un nervosismo che la presenza a Silverstone dell’amministratore delegato Benedetto Vigna non ha di certo appianato. La Ferrari sembra attraversare non solo una crisi tecnica che anzi in parte – almeno sul circuito inglese – sembra per lo meno in via di risoluzione, ma più che altro umana. Manca molto poco a un esplicito tutti contro tutti nel momento in cui gli stessi piloti e in particolare Charles Leclerc sembrano subire una situazione che non offre alcuna possibilità di sbocco vincente, tanto da portare Leclerc ad auto-accusarsi pesantemente: «I am so fucking shit. That’s all I am». Un atteggiamento che non può certo far bene al pilota monegasco che poi in gara fatica, con una macchina sul bagnato difficilissima da tenere in pista.

Se come avverte Pino Allievi, tra i maggiori esperti e conoscitori del mondo della Formula 1 e in particolare di quello Ferrari, Vasseur non ha ancora compreso con precisione cosa vuole dire stare in un’azienda come quella di Maranello, la sensazione, gara dopo gara, è che buona parte della squadra stia perdendo quello che romanticamente si potrebbe definire un’anima, ovvero quello spirito rosso che deve contraddistinguere chi vive e lavora per Ferrari.

È una questione forse impalpabile, ma anche sostanziale, una forma di comprensione che genera affinità e che in caso contrario può aprire a dure lotte intestine e a drammatici abbandoni. Ferrari ha tutte le risorse per reagire soprattuto quando si hanno a disposizione due piloti straordinari e di cuore come Leclerc e Hamilton, ma deve farlo entrando in sintonia anche e soprattutto con la propria storia che è fatta di orgoglio, tenacia, vittorie ovviamente, ma anche di un piacere che non può tradursi in forme di autolesionismo che rischiano di far male, queste sì a differenza degli articoli di giornale, a chi corre e lavora per Maranello.

Dopo tutte le accuse di fragilità mentale rivolte a Lando Norris che trionfa nel Gran Premio di casa guidando con una solidità inedita, forse gli psicologi della domenica dovrebbero rivolgere le loro attenzioni proprio dalle parti della Ferrari in un caos che rischia di essere non solo tecnico, ma anche emotivo. Va subito recuperata un po’ di serenità, sopratutto per l’eccessivamente auto-fustigatosi Charles Leclerc il cui umore ormai è strettamente legato alla squadra. Salvare Leclerc oggi vuole dire salvare la Ferrari (e forse anche Vasseur), in caso contrario una nuova stagione potrebbe aprirsi con nuovi volti e chissà.

Con Norris trionfa il sistema McLaren, che ottiene un’altra doppietta dopo il Gran Premio dell’Austria. Ormai non resta che stabilire chi avrà la meglio tra Piastri e Norris, gara dopo gara sia la squadra che i piloti sbagliano sempre meno. Anche oggi in condizioni estreme tutto sommato l’errore di Piastri è più da vanesio che frutto di insicurezza, stress o eccesso di prestazione. Ma a trionfare è soprattutto il veterano Nico Hülkenberg, top driver mancato, che ottiene a 37 anni il suo primo podio e con lui la Sauber sempre più Audi sotto la guida di Mattia Binotto. E dire che il weekend di gara non pareva essere dei migliori, con le monoposto verdi che non avevano mostrato grandi prestazioni in qualifica, ma un’ottima condotta strategica capace di fare le scelte giuste al momento giusto tra pioggia e pista asciutta ha ribaltato la situazione. Sarà che il direttore sportivo di Sauber da qualche tempo è Iñaki Rueda, il tanto criticato responsabile strategie Ferrari ai tempi di Binotto team manager.

Il merito è comunque in buona parte, inutile forse dirlo, di un Nico Hülkenberg che nella sua carriera, non poco sfortunata, non ha mai mollato un momento, questo podio fa quasi il paio con la strepitosa vittoria a Le Mans di Robert Kubica, un altro gigante di questo sporto che ha raccolto molto meno di quanto il suo talento meritasse. Oggi Hülkenberg, in una gara in cui molti se non tutti hanno sbagliato qualcosa, non ha sbagliato mai nulla, dando fondo al massimo di quello che era la sua monoposto. La Sauber/Audi è una squadra che a breve sarà temibile per tutti i top team, in particolare per lo slancio e l’entusiasmo che sta dimostrando da un po’ di tempo a questa parte.

Red Bull dopo l’errore di Verstappen dimostra una fragilità impressionante che non può che alimentare le voci su un arrivo del pilota olandese alla Mercedes. Senza Max Verstappen la Red Bull non appare nemmeno tra i primi dieci ed è ormai chiaro che non è tutta responsabilità di Yūki Tsunoda. Certo è che nemmeno Mercedes sembra in ottime acque se dopo tutto quello che si è detto e scritto (anche qui) criticamente su Ferrari, la stessa si dimostra saldamente al secondo posto del campionato costruttori. McLaren sembra dunque leader assoluta del campionato, ma altre squadre sembrano piano piano risalire, oltre a Sauber anche Aston Martin, un doppio verde speranza che potrebbe complicare non poco in futuro le intenzioni di vittoria di Ferrari, Red Bull e Mercedes, un ricambio che potrebbe segnare anche una nuova idea di Formula 1. Non resta che godersi lo spettacolo.

E ora passiamo al nostro solito doppio podio, migliori e peggiori. Trionfa a mani basse Nico Hülkenberg, era ora, bravo, bravissimo. Non mollare mai alla fine è l’unica cosa da dire, da fare e al diavolo la speranza perché come diceva l’indimenticabile sergente Lo Russo (Diego Abatantuono), chi vive sperando muore ca**ndo. Lo segue a stretta distanza Lando Norris che intanto ne vince due su due e si avvicina all’uomo di ghiaccio un po’ sciolto, Oscar Piastri, bravo Lando. Chiude il podio di Silverstone, pista bellissima che ricorda ancora il vecchio aeroporto, un pubblico che sembra uscito da Wimbledon per entusiasmo, stile e cortesia e un clima che pare le Filippine. Un mix perfetto per una gara da eroi.

Apre invece il podio dei peggiori Alonso, si lamenta anche troppo, in particolare quando – una volta ogni sette anni – Stroll gli sta davanti. Pregasi buttare un occhio a Hülkenberg. Lo segue sempre, lamentandosi però di se stesso, Charles Leclerc. Non tanto per la gara brutta e per la qualifica mezza sbagliata, ma perché sembra non divertirsi più tanto a guidare con una tuta rossa. Peccato, va ritrovato un po’ di sorriso e un po’ di gioia in uno sforzo che rischia di essere una delusione di quelle gravi. Chiude infine il podio dei peggiori Toto Wolf, con un berettino calcato in testa che nemmeno il pescatore del tonno Insuperabile. Urge cambiare stilista.