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È morto Gianluca Vialli

Aveva 58 anni, lottava da cinque anni contro un tumore al pancreas

È morto Gianluca Vialli

Foto: Chris Ricco/UEFA via Getty Images

È morto Gianluca Vialli. Nato a Cremona il 9 luglio del 1964, aveva 58 anni e lottava da cinque anni contro un tumore al pancreas.

Questo il suo ultimo messaggio, che aveva pubblicato sui social lo scorso 14 dicembre prima di andare a Londra per un nuovo ciclo di cure; messaggio con cui aveva lasciato il ruolo di capo delegazione degli Azzurri: «Al termine di una lunga e difficoltosa “trattativa” con il mio meraviglioso team di oncologi ho deciso di sospendere, spero in modo temporaneo, i miei impegni professionali presenti e futuri. L’obiettivo è quello di utilizzare tutte le energie psico-fisiche per aiutare il mio corpo a superare questa fase della malattia, in modo da essere in grado al più presto di affrontare nuove avventure e condividerle con tutti voi. Un abbraccio».

Dopo Pelé e Siniša Mihajlović, un altro gravissimo lutto colpisce il mondo del calcio. Considerato uno dei migliori centravanti degli anni ’80 e ’90 del XX secolo, ha fatto parte della ristrettissima cerchia di calciatori che hanno vinto tutte e tre le principali competizioni UEFA per club, la Sampdoria, unico fra gli attaccanti. Vincitore di numerosi trofei in campo nazionale e internazionale, è stato capocannoniere dell’Europeo Under-21 1986, della Coppa Italia 1988-1989 (in cui ha stabilito, con 13 reti, il record assoluto di realizzazioni in una singola edizione del torneo), della Coppa delle Coppe 1989-1990 e della Serie A 1990-1991.

Tra il 1985 e il 1992 ha totalizzato 59 presenze e 16 reti nella Nazionale italiana, prendendo parte a due Mondiali (Messico 1986 e Italia 1990) e un Europeo (Germania Ovest 1988); al suo attivo anche 21 gare e 11 gol con l’Under-21, con cui ha disputato due Europei di categoria (1984 e 1986). Più volte candidato al Pallone d’oro, si è classificato settimo nelle edizioni 1988 e 1991. Nel 2015 è stato inserito nella Hall of Fame del calcio italiano.

Nel novembre del 2019 è stato nominato dalla FIGC capo delegazione della Nazionale italiana, allenata dall’ex compagno Roberto Mancini. Con questo ruolo nell’estate 2021 ha preso parte alla spedizione italiana al campionato d’Europa 2020, distinguendosi come «esempio vivente» per tutta la squadra azzurra.

Lo scorso anno è stato uno dei volti ospiti di Una semplice domanda, la docuserie Netflix di Alessandro Cattelan in cui ha raccontato in modo intimo e sincero la sua malattia. Mentre nel 2022 è stato, insieme all’amico fraterno Roberto Mancini, protagonista del documentario La bella stagione di Marco Ponti.

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