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Daniele De Rossi: «Ho sempre desiderato che la Roma vincesse. Ora col Genoa lavoro per farla perdere»

Durante un'intervista realizzata Massimo Ambrosini, il tecnico genoano ha ricordato gli anni alla guida dei giallorossi, parlando anche del suo esonero

Foto: Genoa CFC

Daniele De Rossi, oggi tecnico del Genoa, ha rilasciato un’intervista a Dazn insieme a Massimo Ambrosini alla vigilia della sfida di lunedì sera all’Olimpico contro la Roma, la squadra di cui è stato simbolo da giocatore e che ha allenato dal 16 gennaio al 18 settembre 2024.

Nell’intervista è tornato anche sul suo esonero e sul percorso che, a suo dire, aveva immaginato per quel gruppo: «Mi dispiace per come è andata ma alla fine la squadra ha avuto l’exploit che avevo predetto», ha detto De Rossi. «Io avevo un piano chiaro: il primo anno si costruisce, il secondo si cresce, il terzo si lotta per lo scudetto. Non eravamo proprio pazzi a puntare su questo gruppo che secondo me è molto forte. I presidenti pendevano dalle mie labbra, a livello calcistico ho sempre avuto ampia libertà, si fidavano, hanno iniziato a chiedermi le cose prima di confermarmi per i successivi tre anni. Poi si sono un po’ incrinate le cose e mi spiace, ma quello che è successo io e il mio staff non lo meritavamo. L’esonero? Io pensavo e penso di essere a posto con la coscienza, non ho mai tradito chi era lì, non ho mai usato il ‘potere’ che avevo in quella città per proteggere me e andare contro i giocatori».

Ora, però, De Rossi si prepara ad affrontare la Roma da avversario, ammettendo che quella con i giallorossi non è una sfida come le altre: «Una sensazione particolare. Ho sempre desiderato tutti i giorni che la Roma vincesse, adesso sto lavorando per farla perdere. Ora non salto più sul divano quando guardo la Roma, la vedo da collega e da ex giocatore. Se vince però sono contento».

Nel corso dell’intervista, l’allenatore del Genoa ha poi allargato il discorso ai tecnici che lo hanno formato e a quelli che oggi considera riferimenti, partendo da Luciano Spalletti e Antonio Conte: «Spalletti è geniale. Mi ha sempre spiegato quello che mi faceva fare e lo stesso Antonio Conte. Non c’era niente lasciato al caso ed era tutto nell’ottica di far giocare meglio la squadra. Anche Ranieri diceva: “È meglio un’idea mediocre che fanno tutti che un’idea geniale che capiscono in quattro”. Io assorbivo tutte le riunioni, quelle di Spalletti me le mangiavo con gli occhi mentre c’era gente che sbadigliava. Sono sempre stato appassionato di calcio sotto l’aspetto tattico. Mi piace capire cosa sta succedendo intorno a me».

Guardando invece alla Serie A di oggi e ad alcuni allenatori fuori dall’Italia, De Rossi ha citato i tecnici che attualmente più lo incuriosiscono: «In Italia ci sono tanti allenatori bravi. Italiano è quello che sta facendo meglio negli ultimi anni ed è uno che mi incuriosisce molto. Fabregas non è più una sorpresa, ma è una bella scoperta perché cambia di partita in partita e regala sempre uno spunto. Sarà una settimana faticosa di preparazione quando giocheremo contro il Como. Chivu che ha messo qualcosa di suo, poi c’è la stima per Allegri che magari fa un calcio un po’ diverso, ma te la vuoi fare una domanda se quello sta sempre lì su? Ci sono allenatori che magari non vuoi copiare calcisticamente, ma vorresti copiare nei risultati. Maresca al Chelsea sta dimostrando di avere qualcosa di geniale ma il mio idolo è Guardiola, è il migliore. Eravamo a cena con lui e De Zerbi, scrivevano tutto su dei fogli, sembravano Leonardo e Michelangelo».

Infine, un passaggio su Luis Enrique, attualmente allenatore campione in carica della Champions League con il PSG e incontrato ai tempi della Roma, indicato come esempio di evoluzione continua nel lavoro: «Quando gli ho chiesto di poter andare a vedere i suoi allenamenti mi ha detto che aveva cambiato tutto rispetto a quando allenava noi alla Roma,: questo vuol dire che ci si evolve. Ai tempi lui ci spiegava come funzionava il modello Barcellona, però la cosa che mi ha lasciato più legato a lui è stato l’aspetto umano. Per me è stato illuminante, ha cambiato il mio modo di approcciarmi».

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