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Come è cambiato il sesso nel 2020

Il 2020 è stato l'anno in cui non ci siamo potuti fisicamente toccare. Abbiamo chiesto a un po' di persone di raccontarci come ha influito tutto questo sulle nostre vite sessuali e sulle nostre relazioni

Foto via Unsplash

“A volte penso che sia uno schifo, altre che tutto sommato va bene così, tanto non è che prima scopassi chissà quanto”, mi dice Chiara – una delle persone a cui ho chiesto se, come e quanto fosse cambiata la propria vita sessuale durante la pandemia da coronavirus. “Il primo lockdown per me è stato tostissimo”, mi confida Pamela “ho conosciuto un ragazzo con cui sono andata a letto proprio poco prima che ci mettessero in isolamento. Abbiamo passato quell’interminabile fase a scriverci e chiamarci. Pensa che non avevo mai fatto sexting! Lui è stato il primo in assoluto e devo ammettere che mi è piaciuto un sacco, poi però abbiamo smesso perché era peggio. Infatti, non appena è stato possibile rivedersi, ci abbiamo dato dentro”.

La butta sull’ironia anche Giuseppe, che esordisce esclamando: “appena si potrà tornare alla normalità, il mio obiettivo sarà farmi distruggere. Per ora a distruggemi è solo il master, e non parlo di BDSM” “Questo 2020, per chi vive una storia a distanza, è stato un po’ una tortura”, racconta Angelo, “io e Davide non ci siamo visti da marzo a giugno e adesso non ci vediamo da fine ottobre. Non credo che questa distanza abbia intaccato la relazione a livello sentimentale. Ci sentiamo sempre e non vediamo l’ora di rivederci. Per quanto mi riguarda, non sento che quello che provo per lui sia cambiato. Invece la pandemia ci ha messo a dura prova sul lato sessuale. Personalmente do al sesso molto valore e non poterlo fare a causa delle restrizioni è stato traumatico. Il sexting è un’alternativa alla quale non mi piace ricorrere di frequente. Abbiamo parlato di sperimentare una versione più aperta della coppia, ma una relazione totalmente aperta durante una situazione simile non è esattamente l’ideale”.

La maggior parte delle persone con cui ho parlato di come siano cambiati il sesso e le relazioni nel 2020, l’anno in cui il coronavirus ci ha obbligati a smettere di toccarci e di stare vicini, mi ha detto di avere attraversato momenti di vero sconforto, con conseguente calo della libido. Sul finire di marzo, Rosario Gallardo scriveva così sul suo sito: “Essere arrapati non solo vi rende ricchi e felici ma, se riuscite a condividerlo con altri adulti consenzienti, potrebbe risultare un’esperienza estremamente piacevole e di accrescimento, anche se a distanza. Oppure, se siete in coppia, può essere un momento per fare il punto della situazione o godersi una promiscuità più intensa. Ora di sicuro ne avete il tempo, ora più che mai è il momento di sperimentare”. E in effetti è ciò che abbiamo dovuto evitare – cadere in preda alla follia a causa di quello che è stato equivocamente definito “distanziamento sociale”, quando invece avremmo dovuto chiamarlo da subito “distanziamento fisico”.

Sebbene ci sia stata un’apertura al sesso virtuale pur di disincentivare le persone a incontrarsi al di fuori delle relazioni stabili – i famosi “congiunti”, ricordate? Dico solo che è stata una delle parole più cercate su Google nel 2020 – questo non ha potuto e non potrà sostituirsi al sesso vero e proprio. Non è che un diversivo e un palliativo, una pratica che ha sì a che fare con il sesso, che coinvolge fantasie erotiche e desideri, ma che è un’altra cosa. E quando da maggio in poi è stato possibile tornare a una forma sgangherata di socialità, ci siamo resi conto che il nostro approccio al sesso non era (e forse non sarà più) lo stesso.

“Mi è capitato di usare alcune dating app”, racconta Rita, “ma era tutto un reciproco chiedersi ‘hai fatto il sierologico?’ ‘Hai fatto il tampone?’ ‘Stai uscendo?’ ‘Prendi i mezzi pubblici?’ ‘Frequenti locali affollati?’. Praticamente un interrogatorio. Questo mi ha condizionata tantissimo, perché mi scocciavo già prima di un possibile incontro”. “La cosa bella prima era che potevi beccare una persona in giro e limonarci quella sera stessa, senza troppe paranoie, poi magari dritti a scopare”, dice Samuele. “Adesso tra distanziamento, mascherine, timori vari, se si vive con genitori avanti con l’età come nel mio caso, ci si pensa su due volte. Mi sembra di avere perso spontaneità, sembra che tutto debba essere programmato”.

Questo è uno degli aspetti che amareggia di più le persone che mi hanno raccontato le proprie esperienze: la diffidenza, seguita dalla paura di lasciarsi andare – come se non fosse più possibile godere degli imprevisti. “Però sai cosa ti dico?”, mi dice con uno slancio di ottimismo Chiara, “che secondo me faremo sesso in modo diverso. Quest’anno è stato talmente devastante che mi sono fatta l’idea, o forse è una speranza, che quando decideremo di lasciarci andare, abbassando le difese e forse mettendo da parte il buon senso, non lo faremo per una scopata mediocre. Secondo me proveremo a metterci tutta l’anima, anche solo per paura che la successiva chissà quando ricapiterà”. Non sono del tutto convinta, suona con la stessa retorica di “andrà tutto bene” scritto dai bambini a cui gli adulti hanno messo in mano i colori, eppure vorrei poterci credere.

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