«Noi non sogniamo. Noi lavoriamo duro»: Ranieri racconta la favola del Leicester | Rolling Stone Italia
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«Noi non sogniamo. Noi lavoriamo duro»: Ranieri racconta la favola del Leicester

L'allenatore scrive un articolo per "The Players Tribune" e svela i segreti della sua squadra

Un'immagine della tifoseria del Leicester. Foto: Ronnie Macdonald

Un'immagine della tifoseria del Leicester. Foto: Ronnie Macdonald

Claudio Ranieri, allenatore del sorprendente Leicester City, sta vivendo una stagione da sogno. Quest’estate ha preso un club di bassa classifica in Premier League, con il chiaro obiettivo della salvezza, e l’ha trasformato in una macchina da punti. Attualmente, il Leicester è primo nel campionato inglese di calcio, a sei turni dalla fine della competizione. La seconda squadra è il Tottenham, staccato di sette punti. Il sindaco Peter Soulby ha dichiarato che dedicherà una strada a Ranieri, in caso di vittoria finale. L’allenatore italiano ha impostato una filosofia precisa, un’etica del lavoro rigida e ha instaurato un ottimo clima nello spogliatoio. Grazie anche alle pizze.

In un lungo articolo per The Players Tribune, Ranieri racconta alcuni aneddoti (e segreti) del suo successo in Premier. Qui l’articolo completo e, di seguito, alcuni passaggi.

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«Mi ricordo il primo meeting con il presidente, quando sono arrivato al Leicester City quest’estate. Si è seduto con me e mi ha detto “Claudio, questo è un anno molto importante per il club. È molto importante per noi stare in Premier League. Dobbiamo salvarci. La mia risposta è stata, “Okay, certo. Ci alleneremo duramente e proveremo a raggiungere questo risultato”. Quaranta punti. Quello era l’obiettivo. Era quanto ci serviva per stare in questa lega, per dare ai nostri tifosi un’altra stagione di Premier League. A quel tempo, non avrei mai sognato di aprire i giornali e di vedere il Leister City in cima alla classifica con 69 punti. L’anno scorso, nella stessa data, il club era ultimo. Incredibile».

«Abbiamo iniziato la stagione molto bene. Ma il nostro obiettivo, ripeto, era salvare il club dalla retrocessione. I primi nove incontri, andavamo bene, ma prendevamo troppi goal. Dovevamo segnare due o tre reti ogni partita. Mi preoccupava. Prima di ogni gara, dicevo, “Dai ragazzi, forza. Niente reti subite”. E niente. Ho provato ogni motivazione. Alla fine, prima della partita contro il Crystal Palace, ho detto, “Dai. Vi offro una pizza se ogni non subiamo goal”. Ovviamente, i miei giocatori non hanno preso goal. Uno a zero. Quindi ho rispettato il mio patto e ho portato la squadra alla Peter Pizzeria in piazza a Leicester City. Ma avevo una sorpresa per loro. “Dovete lavorare per tutto. Quindi dovete lavorare per la vostra pizza. La prepariamo noi”».

«Solo qualche anno fa, molti dei miei giocatori erano in divisioni più basse. Vardy lavorava in fabbrica. Kanté era nella terza divisione della lega francese. Mahrez nella quarta. Adesso stiamo combattendo per il titolo. I fan del Leicester che incontro in strada dicono che stanno sognando. Ma io dico, “Okay, sognate per noi. Noi non sogniamo. Noi lavoriamo duro”. Non importa cosa succederà alla fine di questa stagione, penso che la nostra storia è importante per tutti i tifosi di calcio al mondo. Dà speranza a tutti i giovani calciatori che sono in giro a cui è stato detto che non sono bravi abbastanza».

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