Il Movimento 5 Stelle in Europa, tra House of Cards e Game of Thrones | Rolling Stone Italia
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Il Movimento 5 Stelle in Europa, tra House of Cards e Game of Thrones

Beppe Grillo fa votare gli elettori del M5S e tenta il passaggio dal gruppo euroscettico EFDD a quello super-europeista dell'ALDE, e con una mossa perde tutto. Tutto succede a Bruxelles, ma potrebbero esserci conseguenze anche in Italia

Beppe Grillo, foto Niccolò Caranti

Beppe Grillo, foto Niccolò Caranti

Sono state giornate intense per il Movimento 5 Stelle. Nella giornata di domenica il blog di Beppe Grillo ha proposto una votazione, aperta ai soli iscritti, proponendo di cambiare il gruppo di appartenenza europea, suggerendo di preferire l’adesione all’ALDE piuttosto che restare nel gruppo parlamentare EFDD con Nigel Farage e lo Ukip. Ha vinto a schiacciante maggioranza il passaggio al nuovo gruppo, la posizione proposta da Grillo stesso. Sul più bello però l’accordo – con tanto di documenti programmatici – è fallito: l’ALDE ha fatto capire che il Movimento 5 Stelle non era benvoluto nel gruppo e Nigel Farage ha dettato condizioni molto dure per “dimenticare” l’episodio, tra cui proporre in Italia un referendum sull’euro, la rinuncia alla co-presidenza del gruppo da parte d’europarlamentare del M5S David Borrelli e l’allontanamento dei funzionari grillini che hanno gestito il mancato passaggio al nuovo gruppo. Inoltre, tra ieri e oggi, diversi eurodeputati eletti con il Movimento stanno pensando di lasciare la delegazione per chiedere l’adesione ad altri gruppi: Marco Affronte passa al gruppo dei Verdi; Zanni è dato in avvicinamento verso la Lega Nord e, quindi al gruppo di Marine Le Pen. Insomma, giornate da House of Cards.

Mettiamo assieme i pezzi: l’ALDE è l’alleanza dei liberali, la terza grande famiglia del Parlamento Europeo assieme ai Popolari (quelli di destra) e i Socialisti (quelli di sinistra). Le loro posizioni sono considerate le più europeiste possibili. A favore della più alta integrazione politica dell’Unione; a favore dell’Euro; a favore del TTIP. Sono liberali sia in materia di diritti civili, sia in materia di politica economica. Tra gli storici esponenti italiani che hanno fatto parte dei liberali ci sono bersagli storici di Grillo come Romano Prodi e Mario Monti. A conti fatti, sembrano i più distanti dalle posizioni storiche del Movimento 5 Stelle (euro-scettici e anti-establishment). Il leader dell’ALDE è Guy Verhofstadt, ex primo ministro belga, ex candidato alla Commissione Europea e attualmente candidato alla presidenza del Parlamento Europeo (si vota a metà mandato, settimana prossima a Strasburgo). Curiosamente, qualche anno fa il blog di Beppe Grillo indicava Verhofstadt come politico europeo “impresentabile”. I gruppi parlamentari sono fatti da vari partiti nazionali (le delegazioni) e la loro esistenza permette di ottenere rapporti legislativi su cui lavorare, tempo di parola, fondi e funzionari. Insomma, se non sei in un gruppo parlamentare, nel Parlamento Europeo, non esisti.

Il Movimento 5 Stelle e Guy Verhofstadt escono da queste giornate con le ossa rotte. I primi perché hanno tentato una mossa politica lecita che è entrata male: il tentativo di passare da anti-establishment a establishment (l’ALDE è in maggioranza, tra l’altro, con partito popolare e partito socialista) avrebbe garantito al movimento una “statura” diversa soprattutto nel diventare interlocutori che non rifiutano più confronti con i tanto osteggiati “poteri forti”; e adesso sono infinitamente più deboli e credibili pure nel gruppo che hanno fondato assieme all’uomo che l’anno scorso è riuscito a dare una mazzata molto forte all’idea di Europa con la Brexit. Il secondo perché è stato sconfessato dal suo stesso gruppo politico facendo quindi intuire che questa apertura fosse funzionale a un disegno personale – e non concordato all’interno del gruppo – per guadagnare più voti per l’elezione a presidente del parlamento.

A Bruxelles restano le macerie. Nigel Farage esce vincitore ancora una volta, dimostrandosi abilissimo a muoversi nell’acqua alta e gestire le situazioni molto delicate, picchiando fortissimo e dettando condizioni che, sostanzialmente, azzoppano il ruolo dei grillini a Bruxelles.

Il risultato di queste ore non avrà nessuna conseguenza in Italia. Le questioni di “politica politicante” europea interessano a pochissime persone e lo stesso Alessandro Di Battista, in un’intervista, ha cercato di spostare l’attenzione dicendo che in Italia nessuno conosce l’ALDE. La linea del Movimento è quella della “volpe e l’uva”: lamentarsi di essere stati rifiutati dall’establishment dopo che si è fatto di tutto per entrarci, in quell’establishment. La situazione, però, non è delle più rosee e questo ennesimo colpo (non dimentichiamo la questione Roma, dove il governo Raggi non è esattamente tranquillo) rischia di produrre una serie di guerre interne, lanci di stracci e regolamenti di conti.

Questi giorni hanno dimostrato che il Movimento 5 Stelle è inserito perfettamente nelle dinamiche politiche che tanto hanno dichiarato di voler osteggiare. Spartizioni di potere e poltrone, fondi, funzionari, manuale Cencelli, posizionamenti; ma anche tradimenti, voti e veti incrociati, antipatie personali, abbandoni e porte sbattute. Si impara in fretta a “essere come tutti”. When you play the game of thrones, you win or you die.

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