Quando lo spot antidroga non funziona | Rolling Stone Italia
News

Quando lo spot antidroga non funziona

Animali antropomorfi, giovani preoccupati e Raoul Bova confuso su un tetto. Abbiamo raccolto le campagne più strane, spaventose e assurde degli ultimi anni

Quando lo spot antidroga non funziona

Quel carillon inquietante. Il voiceover: «Hanno detto che così avrei scordato tutti i miei problemi. Certo! Adesso solo questo è il mio problema, il resto è niente…» e i dolcissimi occhi bianchi che ricordiamo tutti con tanta nostalgia. CHI TI DROGA TI SPEGNE. Dai, sapete tutti di cosa stiamo parlando, è la Pubblicità Progresso più famosa di tutti gli anni ’90. Il breve testo d’accompagnamento diceva: «Ti può succedere di incontrare qualcuno che ti offra qualche droga, o che ti giura che la droga non fa male e che puoi smettere quando vuoi. Chi ti offre droga, o chi ti invita ad usarla, lo fa perché vuole usare te».

Questo spot – trasformato anche in campagna politica, qualcuno ricorderà la versione dove ad avere gli occhi bianchi era Daniela Santanchè – è passato alla storia ed è il perfetto esempio di tutto quello che può andare storto in una pubblicità progresso: il riferimento generico alla “droga” (dosi di droga, ti offre la droga eccetera), l’atmosfera ansiogena e una generale sensazione di terrorismo psicologico.

La tossicodipendenza era trattata come un problema esclusivamente giovanile e circoscritto a uno specifico gruppo di persone: si drogano i timidi, chi vuole fare il fico con quelli più grandi, gli emarginati, i solitari. Quella del 1989 è una campagna spartiacque: da quel momento in poi le pubblicità anti-droga cercheranno di essere più empatiche e meno terrificanti. La maggior parte delle volte, purtroppo, non è andata molto bene.

Il risultato è spesso esilarante. Testimonial confusi, storie no-sense e, soprattutto, i terribili giochi di parole, una lunghissima serie di slogan infelici: “Il vero sballo è dire no”, “io non calo la mia vita”, “non ti fare, fatti la tua vita”.

Non è stato facile scegliere gli spot più assurdi, terrificanti e divertenti degli ultimi anni, ma ce l’abbiamo fatta (e abbiamo aggiunto pure qualche chicca dall’estero). Eccoli:

Chi ti droga ti spegne

Ne abbiamo parlato ampiamente poco sopra, ma leggere è diverso da guardare in prima persona. Sono passati tantissimi anni ma questo spot è ancora terrificante, quasi uno scherzo di Dario Argento.

Non ti fare, fatti la tua vita!

L’opera si apre con dei veri e propri titoli di testa, come se fosse un cortometraggio. Anzi, un cortometraggio d’autore: la prima cosa che osserviamo è la scritta “da un’idea di Carlo Giovanardi” (sigh). La trama è questa: un giovane ragazzo si porta la droga in settimana bianca, durante il tragitto ha un sogno dove una specie di meravigliosa bond-girl prima lo seduce, poi si trasforma in un mostro che sembra preso di peso da un episodio di Buffy. Sconvolto dalla visione, il ragazzo si libera della dose e trova immediatamente l’amore. Il tutto è accompagnato dalla musica di Nek (“è bello sognare, di vivere meglio / ma non consumare nemmeno un secondo / sentire che anch’io sono parte del mondo / Con questa canzone dico quello che da sempre so: la vita rimane la cosa più bella che ho!”).

“Meth, oh meth!”

Andate a guardarvi i commenti dei video YouTube di questa pubblicità americana, sono tutti più o meno così: “Questa pubblicità andava sempre in onda quando ero bambino, io e i miei compagni di classe cantavamo sempre la canzone. Un pezzo davvero catchy”. Cavolo se è vero. Lo spot mostra una giovane donna intenta a pulire la sua casa. In sottofondo la canzone più bella del mondo, un brano che in soli 8 secondi riesce a trasformare una campagna anti-droga nella pubblicità di un detersivo: “Look at me / Busy as bee / Where’d I get all this energy? / Meth, mmm Meth!”.

Dilemma Amletico

“Mi calo o non mi calo? Mi calo o non mi calo?” Si domanda un giovane dall’aria divertita. “No no… scherzavo!”, conclude accompagnato da una colonna sonora dance che più ovvia non si può. Non è difficile notare l’incapacità di queste campagne di raccontare il mondo giovanile: il bianco e nero ultra-contrastato, gli attori, la recitazione… il mondo dei giovani delle pubblicità progresso è davvero strano.

Raoul Bova spiega la droga, non ci riesce e rosica

«La neve a Milano non è più un’emergenza meteorologica ma sociale. La neve, qui, è la coca. Ahhh!» Si apre così il monologo sulla droga tratto da una scena del film Sbirri. Non è uno spot, ma con le pubblicità progresso condivide problemi e involontario potenziale comico. Certo, chi ha scritto il testo ce l’ha messa davvero tutta: raccontiamo seriamente il problema dei tossicodipendenti, spieghiamo, non terrorizziamo i ragazzi… Peccato che l’effetto sia davvero trash: «Io questo voglio raccontare, capito? Il passare di queste macchine che vanno velocissime… Guardate come corrono, forse la droga serve a questo». Da qui in poi il video diventa una specie di racconto del dramma di un attore che non sa quello che gli sta succedendo. Imperdibile.

Samuele Bersani sa volare

Chiudiamo la rassegna dei testimonial confusi con Samuele Bersani. Il suo spot dura solo 17 secondi e l’apertura è affidata a una sua canzone: “Vertigine / Volando al ritmo degli angeli”. Subito dopo Samuele (sembra quasi che sia qui nella veste di “Esperto di Volo” e non di cantante vicino ai giovani, qualsiasi cosa significhi) dichiara: «Vola con la fantasia, non con la droga».

Il bradipo fattone

Questo video è diventato un meme nel giro di pochissimi minuti e sarebbe davvero ingiusto provare a descriverlo in poche righe.

Il vero sballo è dire NO

Ecco la sintesi perfetta dei due problemi delle campagne anti-droga italiane: il terrorismo psicologico da una parte e la goffa coolness giovanile dall’altra. L’effeto complessivo è ansiogeno, confusionario e per certi versi inquietante. L’idea è semplice: alcuni giovani esprimono i loro problemi attraverso brevi frasi a effetto (montate in maniera molto serrata), una sorta di elenco dei motivi che li spingono a drogarsi. Un po’ come se le sostanze fossero un modo per rispondere a un disagio provocato dalla società. Interessante, peccato che lo spot si limiti a elencare questi problemi senza fare nient’altro. Stendiamo un velo pietoso sull’accostamento (in una pubblicità progresso) della droga all’alcool e al fumo, due sostanze legali.

Sniffarsi le automobili

Una voce fuori campo paragona il costo della cocaina a quello di oggetti e attività di uso comune: «Un grammo di cocaina costa quanto uno stereo; tre grammi di cocaina costano quanto una TV; sette grammi? Un viaggio a Parigi». Il voiceover accompagna un primissimo piano del naso di una giovane donna “sniffa” uno per uno tutti oggetti elencati poco prima. Un misto tra il video di Sledgehammer, una foto di Irving Penn e il delirio di un pubblicitario.

Altre notizie su:  nek rollingaffairs