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Oppio killed the radio star

Da Prince a Tom Petty fino al rapper Lil Peep, il pop americano lotta contro un nemico silenzioso. E legale.

Oppio killed the radio star

Lil Peep è morto nel 2017 a 21 anni

«La strada e lo studio di registrazione sono gli unici due posti dove mi sento a mio agio», così aveva detto Tom Petty la scorsa estate, durante la sua ultima intervista a Rolling Stone, in cui spiegava perché aveva deciso di imbarcarsi in un tour per il 40ennale con gli Heartbreakers. Tom trascorse tutte e 53 le date lottando contro un dolore lancinante, dovuto a una vecchia frattura all’anca. «Era fatto per andare sempre fino in fondo, fino a sprofondare», disse la sua amica Stevie Nicks. A ottobre, una settimana dopo l’ultima data, era morto. A 66 anni era andato in overdose, per via di un mix di medicinali. La sua famiglia trovò presto il responsabile: il Fentanyl, un oppiaceo sintetico estremamente potente, da 30 a 50 volte più dell’eroina, secondo la DEA, l’agenzia antidroga americana. Nonostante avesse un passato di abuso di oppiacei, gli era stato prescritto un cerotto al Fentanyl per alleviare il suo dolore.

La morte di Petty è molto simile a quella di Prince, un anno e mezzo prima. Anche lui prendeva l’oppiaceo per via di un infortunio all’anca, frutto di decenni di live sfrenati. Negli ultimi anni il Fentanyl è stato tra le cause delle morti di altre star: l’ex chitarrista dei Wilco Jay Bennett, quello dei 3 Doors Down Matt Roberts e il bassista degli Slipknot Paul Gray. A novembre il rapper Lil Peep è morto a 21 anni per un cocktail di Fentanyl e Xanax. Su circa 65mila morti per overdose negli Stati Uniti nel 2016, un terzo erano legati alla sostanza, il doppio rispetto all’anno prima. Oggi l’oppiaceo causa più morti dell’eroina, le overdose tra il luglio 2016 e il settembre 2017 sono cresciute del 30%.

Il Fentanyl è stato creato nel 1959, per dare una mano ai malati di cancro a recuperare dopo le operazioni. Oggi viene prescritto sotto forma di leccalecca o cerotto, che rilascia lentamente la sostanza attraverso la pelle: andrebbe usato per un paio di giorni, dopo gli interventi pesanti. Ma esiste anche la versione in pillole, che è illegale, ma facilmente reperibile nel mercato nero. Il boom è avvenuto dopo che i medici hanno smesso di prescrivere l’ossicodone nel 2007, quando il governo ne fermò la commercializzazione per mancanza di una corretta comunicazione degli effetti collaterali. Gli addicted di oppiacei si rifugiarono nell’eroina, che gli spacciatori presero a mischiare con il Fentanyl, per accrescere la componente di euforia e velocizzare gli effetti. Ma un’overdose letale di Fentanyl può avvenire in meno di un minuto. «Basta una dose minuscola, un grano di sale», spiega Nora Volkow, dell’Istituto nazionale sugli abusi di droghe. «Inoltre se uno va in overdose, hai bisogno di un po’ di tempo per metterlo in una vasca, in attesa dell’ambulanza», spiega Gene Bowen, fondatore di Road Recovery, organizzazione che si occupa del recupero di musicisti tossicodipendenti. «Ma qua in 20 minuti potresti essere morto».

L’industria musicale ha a che fare con gli oppiacei da decenni: codeina e Percodan furono trovate nel corpo di Elvis Presley nel 1977. Il Fentanyl è entrato in scena da quando gli artisti passano lunghi periodi in tour. «Uno stress enorme, ma ormai i soldi si fanno così», dice Harold Owens, direttore del programma di assistenza MusiCares. Facessero altri lavori, le rockstar sarebbero in pensione da un pezzo. Invece fanno quella vita per tutta la carriera. «Siamo vecchi e acciaccati, non è semplice rifiutare le medicine», dice la musicista Bonnie Raitt, costretta a cancellare il tour con James Taylor per motivi di salute. David Crosby, 76 anni, va ancora in tour per necessità: «Non ho risparmi». Cerca di non prendere nulla, nonostante il male alla spalla, per paura delle ricadute. «Ho sempre gli antidolorifici con me. Ma è la stessa boccetta, piena, da tre anni».

Si dice che Prince sia diventato dipendente dal Percocet dopo l’infortunio alla spalla rimediato durante un live del 2010. L’amica Sheila spiega che «soffriva sempre, ma era un performer». Dopo che è stato trovato morto in un ascensore di casa sua nel Minnesota, i test hanno rilevato una grande quantità di Fentanyl nel suo fegato e nello stomaco. Non aveva prescrizioni del farmaco, anche perché prendeva già il Vicodin. In casa sua hanno trovato una bottiglietta con 49 pillole provenienti dal mercato nero. «I miei pazienti soffrono molto, e a volte gli specialisti danno loro il Fentanyl come step successivo: “Prendi già l’ossicodone, ora prendi questo”. Nemmeno sanno con cosa hanno a che fare». Queste pillole sono prodotte in laboratori in Messico o Cina e possono essere comodamente ordinate online, e portate via mare negli Stati Uniti. Poi vengono vendute in strada a 10 dollari con nomi tipo Apache, Goodfella, Jackpot o Murder 8. «A vederle sono uguali alle pastiglie legali, non tagliate», dice Adria Petty. «Le vittime di certo non sanno che stanno ingerendo grandi dosi di Fentanyl, 50 o 100 volte superiore a quello medico. Dosi quasi sempre mortali».

Ad aprile, dopo due anni di indagini, le autorità del Minnesota hanno confermato che nessuno sarà processato per la morte di Prince. «Non c’è modo di sapere come abbia fatto a ottenere il Vicodin contraffatto, contenente Fentanyl», dice il procuratore Mark Metz. La battaglia legale contro il Fentanyl è tutta in salita. Secondo Darrell Roberts, padre di Matt, membro dei 3 Doors Down, il figlio soffriva di mal di schiena e ansia, e 10 anni prima aveva avuto un intervento chirurgico. Dal 2010, preScritto da un medico, aveva iniziato a prendere il Fentanyl. Prima di un concerto per i veterani in Wisconsin, aveva preso con se una riserva da 30 giorni di cerotti da 75 microgrammi da una farmacia in Alabama. Poche ore dopo veniva trovato morto in hotel. Aveva sulla pelle un cerotto di Fentanyl. «Provava dolore, ma nulla che andasse curato con il Fentanyl», dice l’avvocato che rappresenta la famiglia Roberts nella causa contro il medico che lo aveva in cura.

Il professionista è stato scagionato. Stessa storia per Lil Peep, morto sul tour bus durante un viaggio verso l’Arizona. Chris Cornell ha lottato a lungo con gli oppiacei, prima di morire. Il decesso – dovuto a un’asfissia legata all’Ativan, un antidepressivo – ha spinto la moglie Vicky a alzare la voce contro queste sostanze. «I medici devono prendere una posizione. I musicisti non devono nemmeno andare in strada a comprare le pastiglie: c’è sempre un “dottore rock” che non vede l’ora di trovare tutto ciò che desiderano», dice.

Negli ultimi mesi gli artisti paiono aver imparato a riconoscere ed evitare il Fentanyl. Alcuni anni fa, durante un tour in Florida, il songwriter Todd Snider cercava dell’ossicodone per alleviare il male alla schiena. Lo spacciatore gli diede del Fentanyl in cerotto e leccalecca. Lui intuì subito la differenza. «Le altre droghe mi davano la carica», ha spiegato. «Questa mi buttava giù. Ho promesso di non usarlo mai più, altrimenti oggi non sarei vivo».

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