Upskirting, la Gran Bretagna punisce i guardoni: chi fotografa sotto le gonne rischia il carcere | Rolling Stone Italia
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La Gran Bretagna punisce i guardoni: ora chi fotografa sotto le gonne rischia il carcere

La legge è il risultato di una campagna contro l'upskirting portata avanti da una ragazza molestata durante un festival musicale

La Gran Bretagna punisce i guardoni: ora chi fotografa sotto le gonne rischia il carcere

Un futuro difficile attende i guardoni 2.0, perché a partire da ieri nel Regno Unito sarà reato scattare fotografie di nascosto sotto la gonna. Tra un bisticcio sulla Brexit e l’altro, infatti, la Camera dei Lord ha approvato una legge che condannerà la pratica dell'”upskirting”, ovvero scattare di nascosto le parti intime di una donna.

La norma nasce da una campagna durata 18 mesi, messa in piedi dalla 26enne Gina Martin, in passato vittima di un guardone armato di cellulare. Martin si trovava a Hyde Park per il British Summertime Festival 2017 quando notò un uomo inginocchiarsi dietro di lei: «Cinque minuti dopo ho visto che un suo amico stava guardando una foto scattata alle parti intime di una donna. Ho capito subito che si trattava di me», ha raccontato la donna.

Martin riuscì a impadronirsi del telefono e lo consegnò a un agente di polizia che, tuttavia, rispose di non poter perseguire l’abuso. La donna, in seguito, scoprì che in Gran Bretagna non esisteva una legge che condannasse le molestie di questo genere. Da quel momento la ragazza ha dato il via a una campagna per rendere illegale l’upskirting, lanciata dall’hashtag #StopSkirtingTheIssue che ha raccolto oltre 100mila firme e l’appoggio immediato di Theresa May.

Da quel momento centinaia di donne e ragazzine – alcune di appena 13 anni – hanno contattato Martin per raccontare gli abusi subiti. Stando ai dati diffusi dai media, infatti, negli ultimi due anni i casi di upskirt segnalati sono stati 78, con 11 persone accusate ma non perseguibili. Tra le vittime ci sarebbe anche una bambina di 10 anni.

«Ci sono tante persone che faranno affidamento su questa legge», ha dichiarato Martin dopo l’approvazione di ieri. «Tutto ciò significa poter decidere sul proprio corpo e ottenere giustizia quando viene trattato come una proprietà pubblica. Possibilità che non ho avuto quando è capitato a me».

«Con il mio gesto voglio incoraggiare anche le persone a cambiare le cose», ha aggiunto la 26enne, che è riuscita a trasformare in legge una campagna di cui si poteva occupare solamente nel tempo libero. «Sono una persona come tante e mi posso a malapena permettere di poter vivere a Londra con il mio stipendio. Eppure sono riuscita a fare tutto questo».

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