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I “figli di Maria” e la parola “canna” che nessuno può pronunciare

Non c’è niente di educativo in qualcosa che non si può citare, per vergogna, ipocrisia o tabù. Ci sono solo, per l’ennesima volta, dei riflettori puntati nella direzione sbagliata: quella dell’ipocrisia.

I “figli di Maria” e la parola “canna” che nessuno può pronunciare

Maria De Filipii. Foto SFM Press Reporter / Alamy / IPA

Sabato 13 gennaio il palinsesto Mediaset è stato scosso da una crisi di identità, quando Maria De Filippi ha per un attimo indossato i panni di Ilda Boccassini e ha condannato all’espulsione (pena poi commutata in servizi sociali) quattro concorrenti di “Amici” a causa di una generica e non ben identificata “mancanza di rispetto del regolamento della scuola”.
E qui inizia il “mistero buffo”.
I ballerini sono stati affidati ai servizi sociali: ripuliranno le strade della capitale dall’immondizia e daranno finalmente un senso alla definizione di “tv spazzatura”.

Fin qui tutto bene, erano stagioni e stagioni che sognavamo di vedere gli aspiranti artisti da talent impegnarsi in qualcosa di socialmente utile, il nostro prosaico pensiero “tutti in miniera!’ si è finalmente trasformato in realtà, soprattutto dopo che la Raggi ha accolto l’idea con grande entusiasmo e ha trovato il modo di delegare scottanti responsabilità cittadine a ragazzini che, fino ad oggi, pensavano che l’unico rifiuto esistente sulla faccia della terra fosse quello ricevuto da un tronista.

Ma cosa hanno combinato realmente i quattro disobbedienti per essere costretti, con il beneplacito del sindaco, a fare i netturbini? Pare che, nel decalogo di regole della scuola, ci sia quella di non introdurre sostanze stupefacenti nel residence. Qualcuno però deve averli definiti una volta di troppo “i ragazzi di Maria” o “artisti in erba” ed è stato facile, a quell’età, cadere in tentazione.

Alla fine se ti ritrovi a malapena maggiorenne in un residence con coetanei, che sia l’accademia di ballo di Amici o l’Erasmus a Bournemouth, è facile, è umano, che sia il richiamo della foresta a prevalere. Ora. È vero che la TV deve essere non solo intrattenimento e deve contribuire a dare un esempio di condotta decente alle nuove generazioni, ma qui stiamo parlando di un target che ha l’accensione del primo (e molto spesso unico) spinello programmato nel processo fisiologico più o meno a cavallo tra la scomparsa dell’acne e l’esame di riparazione di greco a settembre. Non è restituendo le braccia di questi ragazzini all’agricoltura e sottraendole alle coreografie e alle piroette pomeridiane che faremo passare un messaggio educativo coerente.

Soprattutto per le modalità omertose di Maria, che ha compiuto il miracolo di sdoganare il neologismo “tronista” nel vocabolario italiano, ma non è riuscita a coniare sinonimi per una cosa cosí vergognosa come quella di accendersi una spinello tra “Amici”.

E qui sta il punto. Perché nella tv di Amici non riusciamo a dire la parola “canna”? Perché mettiamo in punizione i concorrenti di una trasmissione musicale, poco più che adolescenti per uno spinello e contemporaneamente mandiamo in onda, sullo stesso canale, Berlusconi ospite a Domenica Live a reiterare le sue false promesse, sempre le stesse dal 1994 (che tra l’altro è lo stesso anno di uscita del singolo Ohi Maria degli Articolo 31, almeno qualcuno le promesse ha saputo mantenerle)? Cos’è che fa più danni?

E infine, provate ad immaginare, al netto di ogni ipocrisia, come apparirebbero le nostre strade se dovessimo mandare tutti i rei confessi di non ben identificati “schiamazzi con amici” o “ci siamo fatti una canna” a ripulirle: la Svizzera al confronto apparirebbe dal satellite come la Palude della Tristezza, i cani camminerebbero raso muro per non sporcare e invece del tacco 12 dovremmo mettere le pattine quando usciamo per andare al lavoro.

Non c’è niente di educativo in qualcosa che non si può citare, per vergogna, ipocrisia o tabù. Ci sono solo, per l’ennesima volta, dei riflettori puntati nella direzione sbagliata: quella dell’ipocrisia.
Maria, un consiglio ci sentiamo di darti prima di ergerti a moralizzatrice e cercare l’appoggio di un’amministrazione comunale che riguardo l’infrazione di regolamenti ne sa qualcosa di più dei tuoi ragazzi: dai retta alla tua claque osannante per una volta. Aprila ’sta busta! E poi passala eh, non fare l’egoista.

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