Torino, i bambini rom non possono più andare a scuola e chiedono aiuto al sindaco | Rolling Stone Italia
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Ecco la lettera dei bimbi rom che chiedono di poter andare a scuola

I bambini del campo rom a Torino hanno mandato una lettera al sindaco Appendino dopo che, da lunedì 8 ottobre, lo scuolabus non passa più a prenderli, impedendogli di fatto il diritto all'istruzione: "L'autista è malato, non troviamo un sostituto", ha risposto l'azienda che si occupa del trasporto.

Ecco la lettera dei bimbi rom che chiedono di poter andare a scuola

“Cara sindaca di Torino, siamo i bambini della scuola, i rom di strada all’aeroporto. Non so se tu lo sai ma da oltre una settimana lo scuolabus non passa più. Come mai? Noi vogliamo andare a scuola”, scrive Adriana, una bambina del campo rom vicino all’aeroporto, in una lettera indirizzata al sindaco Chiara Appendino e diffusa dall’associazione ‘A.i.z.o. rom e sinti’.

È la stessa Onlus, infatti, a riferire che da lunedì 8 ottobre il pulmino scolastico manca all’appuntamento mattutino con i piccoli studenti, assenti dalle lezioni da oltre una settimana. Un servizio, quello dello scuolabus, che negli anni non aveva mai creato disguidi e che ora sta di fatto impedendo ai bambini del campo rom il diritto all’istruzione.

La lettera indirizzata dai bambini rom al sindaco di Torino, Chiara Appendino. Immagine via A.i.z.o.

Alla richiesta di spiegazioni, aggiunge A.i.z.o. in un comunicato stampa, l’azienda responsabile del servizio di trasporto scolastico – la Tundo Spa – ha risposto “che l’autista abituale si era ammalato e che la ditta non riusciva a trovare tempestivamente un sostituto”, per una ‘giustificazione’ che lascia non pochi dubbi –”pregiudizio? paura di entrare in un campo?”, continua la nota di A.i.z.o.

Tuttavia, stando agli ultimi aggiornamenti diffusi via social dall’associazione, sembra che l’interruzione dello scuolabus sia in realtà dovuta al mancato pagamento degli autisti da parte dell’azienda, per cui questi avrebbero volontariamente lasciato scoperti i servizi, fra cui la tratta che portava i bambini a scuola ogni mattina. Resta il fatto, ricorda A.i.z.o., che la scuola “oltre un dovere, è prima di tutto un diritto” e che le vittime, ancora una volta, sono bambini appartenenti a un’etnia ‘poco gradita’ all’attuale governo.

Quest’ultimo episodio, inoltre, aggrava ulteriormente la condizione dei rom a Torino dopo che, lo scorso giugno, le ruspe avevano chiuso il sito di corso Tazzoli mentre l’area di via Germagnano – visitata da Matteo Salvini lo scorso febbraio e attualmente ancora inondata dalle macerie delle baracche demolite – presto verrà smantellata lasciando senza un rifugio le famiglie rimaste nel campo.

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