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A scuola di politica a Palermo

Si chiama Gibel e l'ha fondata Dario Nepoti, tra gli organizzatori del festival Terraforma e socio di Flamingo Management. Per amore della cosa pubblica.

Dario Nepoti, credit: Valentino Bianchi

Dario Nepoti, credit: Valentino Bianchi

Compirà 30 anni ad agosto Dario Nepoti, e li festeggerà due volte: la prima con una grande festa elettronica nella sua campagna siciliana, la seconda con l’apertura della scuola politica Gibel, un laboratorio «per tutti i ragazzi che vogliono cambiare lo status quo». Il primo appuntamento è a Palazzo Butera di Palermo dal 3 all’8 settembre (per iscriversi www.scuolapoliticagibel.it) e noi di Rolling, sfiancati dall’hype velenoso di antipolitica e populismo che c’è nell’aria, ci siamo fatti contagiare dall’entusiasmo di Dario, tra gli organizzatori di Terraforma – festival dedicato alla musica elettronica e alla sostenibilità ambientale alle porte di Milano – e socio del management musicale Flamingo, tra i cui artisti figurano Joe Victor e Giancane). Abbiamo così fatto una chiacchierata con lui alla Ecce Bombo 2.0, su politica e ggiovani con due g.

Come nasce la tua scuola di politica?
L’idea di creare una scuola di politica “sconfinante” tra le discipline è nata quando ero studente e, appunto, sconfinavo dal perimetro della mia facoltà per andare a seguire docenti del Politecnico o di altre università, alla continua ricerca di stimoli e consigli. Il festival Terraforma è stato una grande palestra, ho avuto la possibilità di parlare con tanti giovani che avevano la mia stessa sensazione di disagio nel non aver più punti cardinali intellettuali e politici a cui fare riferimento.

A chi si rivolge Gibel?
A quegli architetti, giornalisti, musicisti, registi, politici che nel proprio lavoro sentono la necessità di capire “dove si trovano”, per sapere “dove andare”. Abbiamo di fronte una società in cambiamento, con possibilità straordinarie, dal ripensamento del concetto di mobilità alla ridefinizione del rurale, fino ai nuovi modelli di cittadinanza e di convivenza.

Avrai sicuramente chiaro quello che è il tuo obiettivo…
Sì, riattivare una generazione: chi ha la mia età non “vede” la politica perché non ci è stato insegnato a vederla, a praticarla, amarla. La percezione comune è che la politica sia il male della nostra società: al contrario è la nostra grande possibilità per costruire nuove narrazioni del presente. La scelta di avere la sede delle lezioni presso Palazzo Butera non è casuale: la sua rigenerazione a opera di Francesca e Massimo Valsecchi, con la direzione di Marco Giammona, rappresenta la scintilla della rinascita della città. Un luogo capace di ispirare nel profondo tutti noi.

Perché aprire proprio a Palermo?
Perché Palermo è oggi nuovamente il centro del Mediterraneo. E questo mare concentra sempre di più attorno a sé i grandi temi della politica, dalla migrazione all’inquinamento, oppure la distribuzione delle risorse. Nei suoi fondali scorrono le grandi infrastrutture della rete e presto, con l’apertura della nuova Via della Seta, muterà anche la sua importanza geopolitica. Il Mediterraneo si può considerare come un grande laboratorio del presente e del futuro: comprenderlo oggi significa incidere sul domani, porre solide basi per la pace e la convivenza tra i popoli.