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‘Van Weezer’ mostra l’altra faccia del metal anni ’80

La band di Rivers Cuomo ci ricorda che l'hard rock è anche empatia e divertimento, non solo pose macho. E fa capire che il passaggio dall’hair metal al grunge non è stato un vero terremoto culturale
3 / 5

Trent’anni fa, dopo che Kurt Cobain ha venduto i Pixies alle masse mescolandoli coi Led Zeppelin, un ragazzino di nome Rivers Cuomo ha cominciato a fare qualcosa di ugualmente sovversivo scoprendo che le pose dolenti tipiche dell’alternative rock non stonavano con le esagerazioni del rock da stadio degli anni ’80 che si pensava che Cobain e i suoi amici punkettari avessero spazzato via.

Cuomo aveva capito che il passaggio dall’hair metal al grunge non era un vero terremoto culturale. Un giorno i Warrant erano su MTV, il giorno dopo c’erano gli Alice in Chains, e il mondo s’è regolato di conseguenza, fine della storia. È un’intuizione che si è rivelata vincente. Cuomo ha un seguito, a dispetto del suo tanto lodato distacco emotivo e sociale. E a giudicare da cosa è successo con le suoe ultime mosse, come la cover di Africa dei Toto, è un seguito piuttosto folto.

Il quindicesimo album dei Weezer è un tributo alle loro radici che affondano nel metal anni ’80. Doveva uscire un anno fa, ma è stato accantonato causa pandemia e Cuomo si è dedicato a un disco meno ironico del solito, Ok Human. “È estate / vorrei tornare indietro, verso un luogo più semplice”, canta Cuomo in I Need Some of That, prima di rievocare i tempi in cui guidava ascoltando gli Aerosmith. Van Weezer è tutto quello che ci si può aspettare da un progetto del genere: End of the Game si apre imitando lo stile di Eddie Van Halen, 1 More Hit ha un riff alla Metallica, Blue Dream è un omaggio a Crazy Train di Ozzy Osbourne.

Buona parte dei riferimenti a musiche e testi non offuscano il power pop fresco e orecchiabile tipico del gruppo. Non è un tradimento del concept metallaro del disco. Semplicemente, Cuomo dimostra che l’hard rock s’adatta alla perfezione ai Beach Boys e ai Cars. Del metal, Cuomo apprezza il lato divertente e i vestiti in spandex, non le pose macho – ecco perché il disco s’intitola Van Weezer e non Weezer Bloody Weezer. È un tipo di sensibilità che emerge in pezzi come Hero, in cui il rock da stadio lascia spazio a un senso di solitudine e vulnerabilità, o Precious Metal Girl, ode a una ragazza rock che non somiglia per niente a uno di quei donnoni sexy dei video che accendevano le fantasie degli adolescenti, ma è «la migliore amica al mondo».

Sheila Can Do It mette assieme il ritornello e il testo migliore dell’album. È anche l’unica canzone che merita d’entrare nel canone dei grandi pezzi dei Weezer. Cuomo racconta con entusiasmo di Sheila che esce per la sera avvolta in paio di jeans attillati. La vede e trova la forza per mettere da parte la tristezza e uscire di casa. “Sembra che si stia divertendo / e non vedo il problema”, canta. Conoscere meglio la storia di Sheila aiuterebbe, ma il senso è chiaro. Ecco un lavoro potenzialmente incentrato sulla nostalgia che diventa un disco sulla memoria e sull’empatia. E neanch’io vedo il problema.

Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.

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