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‘Upload’, un salto nell’aldilà digitale che però sembra fin troppo già visto

Dietro c'è Greg Daniels, quello di 'The Office' USA e 'Parks and Recreation', ma la serie è rimasta in sviluppo per troppo tempo. E, pur godibile, sembra l’insieme di tante idee preesistenti, da 'The Good Place' a 'Black Mirror'
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All’inizio della nuova sci-fi comedy di Amazon Prime Video, Upload, uno dei personaggi dice che sua nonna è in paradiso. «Quale?», le chiede qualcuno. La domanda ha perfettamente senso, se inserita nello scenario di futuro prossimo descritto dalla serie, dove le aziende tecnologiche possono – al giusto prezzo – digitalizzare la coscienza umana e assegnare ai clienti un aldilà virtuale a loro scelta. Ci sono riproduzioni ultraterrene delle colline toscane, dei casinò di Las Vegas, della savana africana e molte altre, inclusa Lake View – “l’unico paradiso virtuale modellato sui grand hotel vittoriani di Stati Uniti e Canada” –, dove il nostro eroe, il giovane programmatore informatico Nathan (Robbie Amell) si ritrova dopo essere morto in un incidente d’auto.

Ma la domanda si applica facilmente a tutto il panorama in cui Upload fa il suo ingresso. Siamo nel pieno dell’aldilà da Peak Tv, con un mucchio di serie – molte delle quali pensate da gente che lavorava a Parks and Recreation insieme a Greg Daniels, lo showrunner di Upload – parzialmente o interamente ambientate in “paradisi” dove le cose non vanno proprio come dovrebbero. Abbiamo appena detto addio a The Good Place e, più di recente, l’ultimo episodio di Devs ha esplorato l’idea secondo cui alle persone morte da poco sia concessa una nuova vita digitale. Amazon si è già cimentata nelle noie ultraterrene con Forever, la serie dalla vita assai breve con protagonisti Maya Rudolph e Fred Armisen; mentre Miracle Workers, su TBS, ha immaginato il paradiso come una multinazionale guidata da un amministratore delegato del tutto incompetente di nome Dio. Uno dei personaggi principali della miniserie HBO Years and Years cercava di “caricare” i suoi cari in rete prima che morissero. E in molti episodi di Black Mirror – compresi i due forse più famosi, San Junipero e USS Callister – c’erano personaggi che speravano di diventare immortali grazie alla digitalizzazione delle loro coscienze.

Daniels è una delle menti più dotate e influenti della commedia televisiva degli ultimi 25 anni. È stato responsabile di qualsiasi cosa, da puntate storiche dei Simpson come Bart si vede l’anima e Homer l’acchiappone a bellissime serie che ha creato o co-creato, come King of the Hill, la versione americana di The Office e Parks and Recreation. Ma Upload è rimasto in fase di sviluppo per quella che pare un’era geologica, iniziando il suo percorso alla HBO della gestione Michael Lombardo (che non lavora più lì dai tempi dell’amministrazione Obama). Perciò non è nemmeno colpa sua se, di fronte a questo nuovo titolo, non si può non pensare che abbia fatto un passo indietro.

L’affresco satirico di un mondo in cui l’aldilà è una semplice app con inserzioni pubblicitarie pop-up e diversi livelli di abbonamento fa l’effetto di un soggetto di Black Mirror solo più lungo e leggero. La scoperta di Nathan che la sua ricca fidanzata Ingrid (Allegra Edwards) – che può videochattare con lui e persino andarlo a trovare a Lake View, utilizzando dispositivi di realtà virtuale – è un orrido mostro con cui lui è condannato a passare l’eternità richiama alla memoria i quesiti sollevati da Forever sui rischi che si corrono quando l’espressione “finché morte non ci separi” riceve una proroga illimitata. La goffa intelligenza artificiale (Owen Daniels) che fa parte dello staff di Lake View è in buona sostanza una versione più spaventosa – e meno collaborativa – della Janet di The Good Place. Nathan non ne potrà presto più di trovare questo sorridente robot dietro ogni angolo; il senso di familiarità che Upload vuole provocare è altrettanto onnipresente.

La serie ha alcuni spunti molto acuti a proposito delle diseguaglianze economiche. Nathan non può permettersi Lake View, e ci finisce dunque come prigioniero del suo sponsor Ingrid; mentre i frequenti salti nel mondo che lui ha lasciato alle spalle ci fanno intendere che i meno abbienti si stanno impoverendo ancora di più. (Il famigerato Un Percento non solo può accedere a questi paradisi digitali: sono anche le uniche persone che possono mangiare cibo vero, a differenza di tutti gli altri costretti a pietanze realizzate con stampanti 3D.) Il punto di vista di Upload su tutte le modalità attraverso cui abbiamo permesso ai tentacoli delle grandi aziende di avvolgersi attorno alle nostre vite (terrene e ultraterrene) ricorda per buona parte Black Mirror (siate pronti a ripassare tutti i pericoli che insorgono quando si è chiamati a giudicare gli esseri umani attraverso apposite stelline), ma non per questo la serie è meno lucida, nel suo guardare al nostro mondo sempre più disfunzionale.

Eppure, c’è una sensazione di déjà-vu generale che rende l’ironia più debole di quanto fosse inizialemente previsto. Upload è più riuscita quando si concentra sulla sfortunatissima storia d’amore tra Nathan e Nora (Andy Allo), la positivissima portavoce del servizio clienti della società che gestisce Lake View. Lui è tecnicamente legato a Ingrid, e Nora ha il divieto di avvicinarsi a qualsiasi “ospite” anche solo come amica: ma l’attrazione tra i due è evidente dall’inizio. I loro tentativi di abbattere la distanza metafisica che li separa sono uno degli elementi della serie più attuali, oltre che non presi in prestito da altri titoli (*).

(*) Persino i dettagli più insignificanti sembrano concorrere al farci continuamente pensare ad altre serie. Mentre a Nathan vengono illustrati tutti i benefit di Lake View, si sente in sottofondo il classico A Fifth of Beethoven di Walter Murphy, cioè la sigla del recente Mrs. America di FX/Hulu.

L’alchimia tra Amell e All è abbastanza forte da mettere da parte quell’eterno senso di informalità, e da smussare gli aspetti meno convincenti della serie. (Un’indagine sul fatto che l’incidente in cui è morto Nathan sia stato in realtà un omicidio non diventa mai davvero interessante; e il personaggio di Ingrid pare un cattivo dei cartoni animati, tanto da suonare fuori registro rispetto a tutto il resto.) Una volta superati i 45 minuti di spiegazione introduttiva dell’episodio pilota, il resto scorre in modo piuttosto piacevole, da perfetto binge-watching. E ci sono qua e là momenti davvero ispirati, che siano comici (anche in paradiso puoi chiedere di parlare con un responsabile) o più “divini”.

Tra le battute ricorrenti della serie c’è quella per cui tutte le aziende di cui siamo adesso a conoscenza sono unite almeno a un altro gruppo, così che Nora e i suoi colleghi invitano gli ospiti di Lake View a provare un piatto della Nokia Taco Bell, mentre gli scienziati della Oscar Meyer Intel si danno da fare per provare che i defunti più freschi possono essere “downloadati” come cloni nei loro stessi corpi. Questa in realtà non è una battuta del tutto inedita – nell’ultima stagione di Parks and Recreation, ambientata nel futuro più prossimo, succedeva lo stesso – ma si sposa bene con una serie che sembra l’insieme di così tante idee preesistenti. A passare troppo tempo nell’aldilà – qualunque sia la versione che preferite – pure le trovate migliori invecchiano.

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