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‘Tyler Rake’ vuole fare ‘John Wick’, ma sembra solo un brutto videogame

Nemmeno Chris Hemsworth può salvare questo action usa-e-getta 'made in Netflix', praticamente due ore di complicatissimi tiri al bersaglio
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Se siete in vena di uno stupido action usa-e-getta in cui Chris Hemsworth spara incessantemente a dei cattivi a caso fermandosi giusto per curarsi le ferite e commiserare se stesso, allora Tyler Rake è il film per voi. In realtà, questo spettacolone tutto spari vietato ai minori sembrerebbe pensato per il più grande degli schermi possibili, con il livello di decibel sparato a 11 (quello delle tv di casa, purtroppo, visto che le sale sono chiuse). Non vi giudichiamo se in questo momento rifiutate qualsiasi stimolo, anzi siete ben felici di farvi intorpidire da una sequela ininterrotta di violenza, spari ed esplosioni. Beccati questo, Covid-19!

Il titolo originale – Extraction – è lo stesso del flop con Bruce Willis del 2015 e di un film con Danny Glover mai realizzato nel 2013, il che porta a credere che ci sia una sorta di maledizione su questo film. Nessuna critica a Hemsworth – anche se lontano anni luce dal carisma di Thor e delle successive incursioni nel Marvel Cinematic Universe –, che fa comunque del suo meglio per portare umanità e ironia in un personaggio da cartone animato. Cioè quello del mercenario australiano mandato in India per una missione suicida. Il suo compito è salvare il piccolo Ovi (il bravissimo Rudhraksh Jaiswal), il figlio rapito di una trafficante di armi e droga ora in prigione (Golshifteh Farahani). Potrà mai questo cinico sicario, con una tragedia personale che ancora lo tormenta sulle spalle, affezionarsi a un ragazzino che considera semplicemente l’ennesimo caso da portare a termine? Avete mai visto un film nella vostra vita? Ecco: tutti i più triti cliché hollywoodiani si appiccicano a questo film come il caldo devastante di Dacca, Ahmedabad e Mumbai, le città indiane in cui si è ritrovato ad organizzare le sue riprese l’instancabile direttore della fotografia Newton Thomas Sigel. Di peggio c’è solo l’assordante colonna sonora di Henry Jackson e Alex Belcher.

Tyler Rake segna il debutto dietro la macchina da presa di Sam Hargrave, già noto come stunt coordinator per i fratelli Russo sui set di Captain America: Civil War (dove lui stesso faceva da controfigura a Chris Evans) e Avengers: Endgame (dove ha fatto amicizia con Hemsworth). Joe Russo, che ha prodotto Tyler Rake insieme al fratello Anthony, ha scritto quello che molto eufemisticamente possiamo chiamare copione – visto che i dialoghi praticamente non esistono, al pari dello sviluppo dei personaggi – adattando la sua stessa graphic novel. La complessità è evidentemente rimasta sul pavimento della sala di montaggio, visto che il villain principale è un boss della droga (Priyanshu Painyuli) che ama mutilare e uccidere ragazzini. E non basta che Tyler (ma Ovi pensa che abbia più la faccia da Brad) finisca per diventare una sorta di padre putativo del ragazzino: ci dovresti pure credere. Ma Hargrave non ti lascia neanche il tempo di farlo. C’è pure il tentativo di buttarla sul ridere, affidato soprattutto alla partecipazione di David Harbour, lo sceriffo di Stranger Things qui nei panni dell’amico sconcio di Tyler di cui forse è meglio non fidarsi. Ma gli stereotipi superano gli attori ad ogni curva.

Se l’intenzione pareva quella di replicare la violenza poetica della saga di John Wick, il risultato si avvicina di più a una serie di numeri di stunt messi insieme come in un violentissimo videogame (pensate a Manhunt 2), in cui gli avatar sono interpretati da persone reali. Ci sono momenti in cui certe acrobazie da kamikaze lasciano a bocca aperta, come l’esaltante inseguimento tra le strade di Dacca o lo scontro finale sul ponte, in cui Tyler viene attaccato via terra, acqua e aria. Ma il vero difetto è l’intero concept del film, che – senza un briciolo di stile o e di sostanza – sembra rubato al “manuale di John Wick”: un uomo con una taglia sulla propria testa si vendica del mondo intero per riscattare un cane o, in questo caso, un bambino. Alla fine, Tyler Rake non è nemmeno un film: sono solo due ore di complicatissimi tiri al bersaglio. Sta a voi decidere.

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