alt-J - This Is All Yours | Rolling Stone Italia
Recensioni

This Is All Yours

Quando gli alt-J uscirono dalla scena di Leeds, nel 2012, riuscirono a fare un colpo che pochi altri colleghi possono vantare. Non vendite clamorose o premi ambiti (raggiunsero comunque buoni risultati in entrambi i casi), ma l’etichetta di “nuovi Radiohead”, proprio come i loro predecessori Coldplay e Muse. Per un gruppo di giovani rocker inglesi, […]

Quando gli alt-J uscirono dalla scena di Leeds, nel 2012, riuscirono a fare un colpo che pochi altri colleghi possono vantare.Non vendite clamorose o premi ambiti (raggiunsero comunque buoni risultati in entrambi i casi), ma l’etichetta di “nuovi Radiohead”, proprio come i loro predecessori Coldplay e Muse. Per un gruppo di giovani rocker inglesi, equivale a uscire con una modella o giocare a centrocampo per il Chelsea.Come il loro album di debutto, An Awesome Wave, questo disco è un ascolto leggero, sognante, pieno di canzoni che mischiano folk stralunato ed elettronica bizzarra, rock tirato e classicismi, tutto cantato morbidamente in stile Kid A. Ma la più grande differenza tra gli alt-J e i nuovi Radiohead del passato (diciamo Travis e Doves) è che non sono inclini al rumorismo, e la voce di Joe Newman rimanda più ai genuini cantanti folk degli anni '60 che ad alcuni cantanti imbronciati di questo XXI secolo.Molti pezzi di This Is All Yours sono canzoni d’amore insolite e, se il picco lo raggiungono con Hunger of the Pine, alcuni dei momenti più godibili dell’album sono i brani più semplici e divertenti, come l’inno space folk The Gospel of John Hurt, ispirato all’attore di Alien al quale esce un mostro dalla pancia. L’alienazione funziona meglio quando ci si diverte un po’, gli alt-J l’hanno capito.

Quando gli alt-J uscirono dalla scena di Leeds, nel 2012, riuscirono a fare un colpo che pochi altri colleghi possono vantare.

Non vendite clamorose o premi ambiti (raggiunsero comunque buoni risultati in entrambi i casi), ma l’etichetta di “nuovi Radiohead”, proprio come i loro predecessori Coldplay e Muse. Per un gruppo di giovani rocker inglesi, equivale a uscire con una modella o giocare a centrocampo per il Chelsea.

Come il loro album di debutto, An Awesome Wave, questo disco è un ascolto leggero, sognante, pieno di canzoni che mischiano folk stralunato ed elettronica bizzarra, rock tirato e classicismi, tutto cantato morbidamente in stile Kid A. Ma la più grande differenza tra gli alt-J e i nuovi Radiohead del passato (diciamo Travis e Doves) è che non sono inclini al rumorismo, e la voce di Joe Newman rimanda più ai genuini cantanti folk degli anni ’60 che ad alcuni cantanti imbronciati di questo XXI secolo.

Molti pezzi di This Is All Yours sono canzoni d’amore insolite e, se il picco lo raggiungono con Hunger of the Pine, alcuni dei momenti più godibili dell’album sono i brani più semplici e divertenti, come l’inno space folk The Gospel of John Hurt, ispirato all’attore di Alien al quale esce un mostro dalla pancia. L’alienazione funziona meglio quando ci si diverte un po’, gli alt-J l’hanno capito.

Altre notizie su:  alt-J