The Sinking City – Recensione | Rolling Stone Italia
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The Sinking City – Recensione

H.P. Lovecraft, autore dannato che ha creato uno dei cicli letterari più amati. Molti hanno provato a trasformare in videogioco la sua fantasia, quasi nessuno ci è riuscito. Che sia la volta buona?

Potrete spostarvi lungo i canali con piccole imbarcazioni e fare viaggi veloci utilizzando le cabine.

Chi segue i ragazzi di Frogwares ha sicuramente giocato alcune delle loro precedenti avventure, quasi tutte dedicate alle imprese investigative di Sherlock Holmes. The Sinking City condivide alcuni elementi di gameplay con quei giochi, ma ci cala in un’ambientazione completamente diversa dalla Londra vittoriana. Arriverete ad Oakmont su un battello lurido e traballante, già in preda a incubi angoscianti e lo sbarco non farà che peggiorare le cose. La cittadina in cui passerete le successive 16/18 ore è coperta da un invisibile manto umido e nauseabondo. Carcasse putrescenti di piovre ed esseri non meglio identificabili sono piovute dal cielo durante una recente e terribile inondazione. Vi accorgerete subito che qualcosa non va… un’isteria di massa incombe sulla città, mostri di ogni tipo si nascondono nelle ombre e questa è solo la punta dell’iceberg, ma la maggior parte degli abitanti sembra quasi non accorgersene.

Nel Palazzo Mentale potrete dare un senso alle vostre deduzioni, occhio a non imboccare una falsa pista.

Un inizio promettente

Va dato atto a The Sinking City di accogliere il giocatore in un costrutto scenico di forte impatto. Le prime ore passate ad Oakmont riescono a ricreare in modo eccellente le atmosfere malate della narrativa horror dell’autore americano e consentono di prendere confidenza con le meccaniche investigative. L’avventura è divisa in casi, ma con il passare del tempo apre le sue braccia e consente una libertà di movimento e azione sempre più ampia. Ogni location che visiterete contiene un certo numero di prove, non tutte necessarie al proseguimento del gioco ma importanti per ottenere esperienza da spendere nel potenziamento delle abilità del protagonista. Tra queste troviamo l’immancabile “visione”, qui chiamata Occhio della Mente, che vi consentirà di scovare prove nascoste, avere premonizioni e ricostruire scene accadute nel passato. Tutto ciò che riuscirete a trovare verrà incamerato in una schermata chiamata Palazzo Mentale, nella quale potrete abbinare gli indizi seguendo i vostri personali percorsi logici e ricevere in cambio risposte che vi indirizzeranno verso la soluzione. In alcuni casi sarete anche chiamati a scegliere cosa fare, come accusare o meno un indiziato, e la vostra scelta porterà a sviluppi più o meno rilevanti.

Le risorse sono scarse. Guardate ovunque per trovare oggetti da “craftare” in munizioni e oggetti di cura.

Il seme della follia

Lovecraft è sinonimo di follia, visioni mostruose, cervelli che vanno in pappa… ma rappresentare  in modo convincente lo squilibrio mentale in un videogioco non è semplice. A suo tempo il magistrale Eternal Darkness: Sanity’s Requiem risolse questo spinoso ostacolo con delle trovate geniali che in alcuni casi bucavano addirittura la quarta parete, facendo credere al giocatore (e non al protagonista del gioco) di avere delle allucinazioni. The Sinking City risolve la cosa in maniera a dir poco banale e sbrigativa. Ogni volta che il protagonista si imbatte in visioni terrificanti, da una semplice macchia di sangue al mostro più orrido e deforme, l’indicatore della sua salute mentale sale. Una volta riempito accade l’impensabile: il povero investigatore Reed rimane fermo sul posto, incapace di portare a termine anche la più semplice azione… peccato che l’effetto scompaia dopo qualche secondo senza lasciare il minimo strascico. Un’altra voce da aggiungere alla lista delle occasioni perse di questo gioco.

Le scelte fatte durante i casi che affronterete possono influire anche sull’epilogo stesso del gioco.

Questione di aspettative

Se attendevate The Sinking City come l’erede spirituale di Eternal Darkness rimarrete amaramente delusi. Il background del team di sviluppo si vede in ogni singolo istante del gioco, nel bene e nel male. La componente avventurosa è di eccellente fattura e mantiene vivo l’interesse dall’inizio alla fine con una curva di difficoltà ben calibrata ed elementi investigativi rodati dai precedenti lavori della software house. Risulta però evidente che Frogwares non ha grossa confidenza con i giochi action ed è proprio nelle fasi in cui il ritmo sale che escono fuori i problemi. Un gunplay legnoso e un sistema di inquadrature approssimativo cozzano pesantemente con elementi da survival horror canonici come la scarsità di munizioni e la sovrabbondanza di mostri, rendendo spesso irritanti le fasi in cui bisogna affrontare materialmente gli incubi che infestano Oakmont. Al tutto aggiungete un comparto grafico inferiore agli standard dell’attuale generazione di console, che su PS4 “liscia” soffre peraltro di gravi problemi di fluidità e frequenti ritardi nel caricamento delle texture o nell’aggiornamento dei modelli poligonali. Si nota inoltre un eccessivo riciclo degli assets, dagli interni delle case ai volti degli NPC. Non è esattamente un bel vedere quindi, ma se avete amato le avventure di Sherlock Holmes sviluppate da questo team, qui ritroverete molti degli elementi che le resero degne di nota. Per un titolo degno del signore di R’lyeh dovremo purtroppo attendere ancora.

 

Produttore: Frogwares

Distributore: BigBen Interactive

Lo puoi giocare su: PS4, Xbox One, Switch, PC