Matt Damon perso nello spazio in questo thriller fantascientifico (inter)stellare di Ridley Scott | Rolling Stone Italia
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The Martian

Leggi la nostra recensione del nuovo film di Ridley Scott con Matt Damon su RollingStone.it

Fidatevi: non troverete un’altra epica avventura spaziale che manderà in tilt il vostro lato Nerd come The Martian. Ridley Scott riscopre il suo tocco magico, scomparso nei recenti Prometheus, The Counselor ed Exodus, adattando il super best-seller spaziale di Andy Weir. Un libro indiavolato, che nella trasposizione mantiene lo stesso ritmo grazie all’eroica performance di Matt Damon. Ok, non si tratta della cervellotica rappresentazione in stile Interstellar (in cui Damon appare in un cameo da cattivo) o 2001: Odissea nello Spazio. E non c’è nessun piccolo mostro verde che esce da cavità umane come in Alien dello stesso Scott. The Martian, grazie alla puntuale sceneggiatura di Drew Goddard, continua a colpire senza il minimo accenno di futuro distopico in tutti i vorticosi 142 minuti. Questo racconto di sopravvivenza pieno di suspense, saccente fin nel midollo, vi schiaffa un sorriso in faccia che non vi toglierete neanche tornati a casa.

Sono sostanzialmente fottuto
Sono le prime parole che Weir mette in bocca all’astronauta Mark Watney (Damon). Dopo soli 18 Sol (un Sol è un giorno medio su Marte), questo botanico della NASA è stato dato per morto e abbandonato su Marte. Il suo equipaggio, che include Michael Peña, Kate Mara, Aksel Hennie e Sebastian Stan, tutti sotto il comando della pacata Jessica Chastain, crede che sia morto in una strana tempesta di sabbia, la sua tuta perforata da un’antenna volante. La missione viene annullata, l’astronave punta verso la terra e Watney viene considerato un martire.Potevano mancare delle complicazioni? Ovviamente no. Le foto dal satellite rivelano che Watney è ancora vivo, sopravvissuto grazie al suo ingegno botanico (inizia addirittura a far crescere patate con un fertilizzante che non potete assolutamente immaginare, forse). La domanda sorge spontanea però: come riuscirà a sopravvivere per i quattro anni che serviranno alla missione di salvataggio di raggiungerlo? I conti non servono, poiché il direttore della NASA (Jeff Daniels), il suo esperto di Marte (Chiwetel Ejiofor) e la loro stressata PR (Kristen Wiig) attendono ansiosi a casa la decisione che può dare una svolta alla situazione. I membri dell’equipaggio originale, ancora in transito verso la Terra, rischieranno le proprie vite in una missione di salvataggio? Mettiamola così: il programma spaziale non aveva avuto una spinta propagandistica così efficace da Apollo 13. Così come in Salvate il soldato Ryan, Damon è ancora il simbolo della determinazione tutta americana nel non abbandonare un proprio connazionale al suo destino.Troppo sentimentale? Forse. Ma The Martian è una figata senza sosta. Onore a Scott, al suo team di effetti speciali e al talentoso direttore della fotografia Dariusz Wolski, che hanno girato in Giordania per simulare il Pianeta Rosso. Bella anche l’idea di costringere l’annoiato Watney ad affidarsi solo a una compilation di disco music lasciata dal suo comandante. Alcune cose sono davvero indimenticabili. Dopo quasi due anni in solitudine (pensate a Castaway o al più recente Gravity) con qualche imprecazione per sfogare la propria frustrazione, Watney rischia di perdere le speranze. Fortunatamente Damon, un buon attore dal magnetismo che trovate solo nelle vere star, vi terrà incollato al film. Sarete sempre al suo fianco.

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Fidatevi: non troverete un’altra epica avventura spaziale che manderà in tilt il vostro lato Nerd come The Martian. Ridley Scott riscopre il suo tocco magico, scomparso nei recenti Prometheus, The Counselor ed Exodus, adattando il super best-seller spaziale di Andy Weir. Un libro indiavolato, che nella trasposizione mantiene lo stesso ritmo grazie all’eroica performance di Matt Damon. Ok, non si tratta della cervellotica rappresentazione in stile Interstellar (in cui Damon appare in un cameo da cattivo) o 2001: Odissea nello Spazio. E non c’è nessun piccolo mostro verde che esce da cavità umane come in Alien dello stesso Scott. The Martian, grazie alla puntuale sceneggiatura di Drew Goddard, continua a colpire senza il minimo accenno di futuro distopico in tutti i vorticosi 142 minuti. Questo racconto di sopravvivenza pieno di suspense, saccente fin nel midollo, vi schiaffa un sorriso in faccia che non vi toglierete neanche tornati a casa.

Sono sostanzialmente fottuto

Sono le prime parole che Weir mette in bocca all’astronauta Mark Watney (Damon). Dopo soli 18 Sol (un Sol è un giorno medio su Marte), questo botanico della NASA è stato dato per morto e abbandonato su Marte. Il suo equipaggio, che include Michael Peña, Kate Mara, Aksel Hennie e Sebastian Stan, tutti sotto il comando della pacata Jessica Chastain, crede che sia morto in una strana tempesta di sabbia, la sua tuta perforata da un’antenna volante. La missione viene annullata, l’astronave punta verso la terra e Watney viene considerato un martire.

Potevano mancare delle complicazioni? Ovviamente no. Le foto dal satellite rivelano che Watney è ancora vivo, sopravvissuto grazie al suo ingegno botanico (inizia addirittura a far crescere patate con un fertilizzante che non potete assolutamente immaginare, forse). La domanda sorge spontanea però: come riuscirà a sopravvivere per i quattro anni che serviranno alla missione di salvataggio di raggiungerlo? I conti non servono, poiché il direttore della NASA (Jeff Daniels), il suo esperto di Marte (Chiwetel Ejiofor) e la loro stressata PR (Kristen Wiig) attendono ansiosi a casa la decisione che può dare una svolta alla situazione. I membri dell’equipaggio originale, ancora in transito verso la Terra, rischieranno le proprie vite in una missione di salvataggio? Mettiamola così: il programma spaziale non aveva avuto una spinta propagandistica così efficace da Apollo 13. Così come in Salvate il soldato Ryan, Damon è ancora il simbolo della determinazione tutta americana nel non abbandonare un proprio connazionale al suo destino.

Troppo sentimentale? Forse. Ma The Martian è una figata senza sosta. Onore a Scott, al suo team di effetti speciali e al talentoso direttore della fotografia Dariusz Wolski, che hanno girato in Giordania per simulare il Pianeta Rosso. Bella anche l’idea di costringere l’annoiato Watney ad affidarsi solo a una compilation di disco music lasciata dal suo comandante. Alcune cose sono davvero indimenticabili. Dopo quasi due anni in solitudine (pensate a Castaway o al più recente Gravity) con qualche imprecazione per sfogare la propria frustrazione, Watney rischia di perdere le speranze. Fortunatamente Damon, un buon attore dal magnetismo che trovate solo nelle vere star, vi terrà incollato al film. Sarete sempre al suo fianco.